Rifiuti Roma, l’allarme dei medici e il rischio di un Natale con la monnezza
Il monito dopo le dimissioni dei vertici Ama. I presidi pronti a chiudere le scuole e sul sindaco Raggi lo spettro del commissariamento
Bisogna dire che Virginia Raggi non è nemmeno fortunata. È vero che la questione dei rifiuti di Roma è talmente ancestrale da essere diventata una sorta di barzelletta – così com’è vero che la responsabilità non può essere attribuita esclusivamente all’attuale sindaco della Capitale.
Non si possono quindi considerare una vera sorpresa gli allarmi lanciati in proposito dall’Ordine dei Medici di Roma e Provincia e dall’Associazione Presidi del Lazio: semmai, ciò che stupisce sono i toni di insolita urgenza espressi soprattutto nella nota del presidente e del vicepresidente dei medici romani Antonio Magi e Pierluigi Bartoletti, secondo cui «si rischia l’emergenza sanitaria».
In ogni caso, la sfortuna del primo cittadino ha riguardato più che altro la tempistica di questi moniti, giunti a neanche ventiquattr’ore dal pesantissimo j’accuse con cui i vertici di Ama (la società del Comune che dovrebbe occuparsi della raccolta dell’immondizia) si erano dimessi ad appena tre mesi dall’insediamento: denunciando per di più la mancanza di collaborazione da parte dell’amministrazione pentastellata e il venir meno della fiducia nella giunta Raggi, che li avrebbe nominati solo perché fungessero da capri espiatori.
Il sindaco aveva reagito nominando amministratore unico dell’azienda Stefano Zaghis, un attivista del M5S definito privo di alcuna esperienza in materia. Il settimo amministratore di Ama in tre anni: se non è un record, poco ci manca. E non è nemmeno servito a calmare le acque.
In effetti, l’Ordine dei Medici di Roma e Provincia si è detto preoccupato proprio dell’instabilità e del caos in cui versa la partecipata del Campidoglio. «La raccolta dei rifiuti nella Capitale d’Italia» è stata la denuncia, «si regge, e male, su un fragilissimo equilibrio basato principalmente sulla buona volontà delle Regioni vicine ad accogliere, seppur a caro prezzo, i nostri residui. Non c’è spazio dunque per improvvisi blackout del ciclo di raccolta e smaltimento».
Magi e Bartoletti hanno invocato a gran voce una rapida soluzione, dicendosi pronti a fare la propria parte onde «evitare che in breve tempo si creino nella Capitale d’Italia cumuli di immondizia in ogni strada, nei pressi di scuole, ospedali, luoghi pubblici e che un simile degrado diventi attrattivo per gli animali. Non c’è tempo da perdere».
E su questo punto ha rincarato la dose Mario Rusconi, presidente dei presidi capitolini: «L’emergenza rifiuti a Roma è al limite ormai, si sta aggravando giorno per giorno, ed è tanto più grave davanti alle scuole, dove i nostri bambini e ragazzi si trovano cumuli di spazzatura che sono potenziale veicolo di infezioni. Siamo pronti a chiamare le Asl per verificare le condizioni igieniche delle scuole, anche per arrivare alla chiusura degli istituti».
La criticità, del resto, è sotto gli occhi, o meglio sotto il naso di tutti. E con il rischio concreto di avere la spazzatura sui marciapiedi tra quindici giorni e di un Natale da passare con la monnezza, anche l’ipotesi di un (nuovo) commissariamento della Città Eterna si fa molto più tangibile. E, forse, molto più auspicabile.