Riforma della giustizia, contenuti e motivi dello scontro (anche) politico
Il testo del Guardasigilli prevede tra l’altro lo stop al reato di abuso d’ufficio, limiti alle intercettazioni e inappellabilità delle sentenze di assoluzione per i reati minori
A livello politico (e non solo), il maggior casus belli del momento è la riforma della giustizia approntata dal Guardasigilli Carlo Nordio. Il testo, approvato in Consiglio dei Ministri alla fine della scorsa settimana, si appresta infatti ad approdare in Parlamento tra le polemiche. Che contrappongono alla maggioranza che sostiene il Governo Meloni non tanto l’opposizione, quanto parte della magistratura e della carta stampata.
La riforma della giustizia
Il ddl Nordio, come sintetizza l’ANSA, interviene in modo particolare sul diritto penale, seguendo tre direttrici principali. La prima è l’abolizione del reato di abuso d’ufficio, contestatissimo dagli amministratori locali perché all’origine di quella “paura della firma” che ne paralizza l’attività.
Cambia profondamente anche la normativa sulle intercettazioni, che secondo il Ministro della Giustizia, come riferisce Il Sole 24 Ore, ha prodotto livelli di «quasi imbarbarimento». I giornalisti potranno pubblicare solo quelle il cui contenuto sia «riprodotto dal giudice nella motivazione di un provvedimento o utilizzato nel corso del dibattimento». Inoltre, i magistrati dovranno stralciare qualsiasi riferimento a persone terze estranee alle indagini.
Viene inoltre introdotta l’inappellabilità, da parte dei P.M., delle sentenze di assoluzione che riguardano reati minori. Un vecchio cavallo di battaglia del centrodestra, che l’aveva già proposto nel 2006 con la legge Pecorella, successivamente bocciata dalla Consulta. Il titolare di via Arenula assicura di aver tenuto conto del verdetto della Corte Costituzionale, il che dovrebbe rendere la modifica inattaccabile.
Un analogo restyling, infine, è stato pensato per il traffico di influenze. Che Matteo Renzi, leader di Italia Viva, ha liquidato come «un reato che non ha senso», talmente «indeterminato da non sembrare reale».
Lo scontro sul ddl Nordio
In generale, il Terzo Polo considera la riforma della giustizia «un passo nella direzione giusta», in ciò smarcandosi da Pd e M5S che sono invece nettamente contrari. Soprattutto per quanto concerne la stretta sulle intercettazioni, bollata – come riporta Il Tempo – come un «bavaglio».
Al Nazareno, però, in parte sono divisi anche al loro interno, in particolare riguardo all’eliminazione dell’abuso d’ufficio. A cui i Sindaci dem plaudono, in aperto contrasto con la linea del segretario Elly Schlein, come sottolinea Il Fatto Quotidiano.
Sul piede di guerra anche le toghe, con ANM e CSM che agitano il “solito” spauracchio della corruzione. Anche se il giurista Sabino Cassese, intervistato dal Quotidiano Nazionale, suggerisce che i loro interventi siano in realtà «a difesa delle proprie “mani libere”».
Critico anche Antonio Tajani, coordinatore di Forza Italia, che ha rimarcato che «le leggi le scrive il Parlamento, non le scrivono i giudici». I quali devono limitarsi ad applicarle, pur potendo naturalmente esprimere le proprie opinioni. Per il ddl Nordio, il “Travaglio” (è il caso di dirlo) è solo all’inizio.