La settimana decisiva per la ripresa del campionato di Serie A: tutte le tappe
Consiglio di Lega su data di ripartenza e ipotesi playoff, discussione sui diritti tv e giovedì 28 incontro tra Spadafora e FIGC per la decisione definitiva. È già stato consegnato il protocollo sulle partite, al vaglio del Cts, ma non tutti i calciatori sono pronti a giocare
Non c’è altro tempo, non ci saranno più dei “vedremo”: la ripresa del campionato di Serie A (come anche B e Lega Pro) sarà decisa entro questa settimana. Dopo i passi in avanti degli ultimi giorni ed i toni più possibilisti di Spadafora, il traguardo sembra essere molto più vicino. Tuttavia mancano diversi step ed i diretti interessati, i calciatori, non sono tutti concordi sulla ripartenza.
Il protocollo FIGC per la ripresa del campionato di Serie A: i punti fondamentali
La FIGC ha approcciato al meglio questa settimana decisiva: infatti ha inviato al Governo, con un giorno di anticipo, il protocollo sulla ripresa delle partite. Ora gli esperti vaglieranno nel più breve tempo possibile un documento di 40 pagine con tutte le misure idonee ad evitare le occasioni di contagio tra tutte le categorie di lavoratori che gravitano attorno ad una partita di calcio. Queste le più importanti:
- Suddivisione dello stadio in tre settori: interno stadio (rettangolo di gioco e spogliatoi per giocatori e staff tecnico, più i fotografi a bordo campo), tribune (per media e sale controllo) e esterno stadio (TV compound, e parcheggi per addetti ai lavori e pullman della squadra);
- Limite massimo di 300 persone tra tutto il personale e suddivisione specifica delle attività da fare allo stadio, per evitare assembramenti tra gli addetti ai lavori;
- Aree costantemente sanificate ed ingressi in campo separati per le squadre (percorsi diversi a scaglionati anche per riscaldamento e fine partita, nessuna cerimonia come lo scambio dei gagliardetti);
- Ritiro per la squadra ospite con controlli rigorosi e staff limitato, in più l’obbligo di usare due pullman. Per i giocatori della squadra di casa l’obbligo di arrivare allo stadio con mezzi propri.
- Distanziamento fisico rispetto all’arbitro: 1,5 metri;
- Buona parte delle interviste effettuate da remoto.
Intanto domani il consiglio di Lega si riunirà per decidere la data di ripartenza che in precedenza è stata fissata per il 13 ma che ad ora, secondo DPCM, non è praticabile (deroghe permettendo). Altra questione all’ordine del giorno riguarderà il format: non è in discussione la volontà di terminare il campionato giocando le 124 partite ancora in programma. Il nodo principale riguarda il piano b in caso di nuovo stop, con l’ipotesi dei playoff a quel punto molto concreta ma che fa storcere il naso a molti.
Mercoledì 27 invece si parlerà di una questione irrisolta ma dall’importanza capitale: i diritti tv. Si è infatti discusso sull’ipotetico invio di una lettera di diffida ai broadcaster, che devono versare alla Lega l’ultima rata dei diritti tv (circa 230 mln di euro), fondamentali per i bilanci di molte società. Molto dipenderà ovviamente dalla ripresa o meno, ma tengono banco anche altri interessi.
Spadafora: “Ripartenza tra il 13 ed il 20. Disponibili alla diretta gol in chiaro”
E qui entra in gioco il ministro dello Sport Spadafora. Nelle ultime ore è tornato su una questione che lo ha visto protagonista anche prima del lockdown: le partite in chiaro. Ospite del Tg3, ha prima parlato delle questioni imminenti come protocollo delle partite e data per la ripresa del campionato di Serie A. “È molto simile nelle regole a quello per gli allenamenti. Le due date possibili per la ripresa della Serie A sono il 13 e il 20 giugno“, ha dichiarato. “Giovedì ho convocato il mondo del calcio per valutare insieme la data della possibile ripartenza e poter decidere insieme se e quando possa riprendere il campionato”.
Sulle partite in chiaro invece, il ministro dà la propria disponibilità all’applicazione del modello tedesco: “Molti in questi giorni mi hanno chiesto di fare riferimento al modello tedesco, in Germania Sky ha trovato l’accordo per trasmettere la diretta gol delle partite”, ha affermato. “Credo che dovremo assolutamente pensarci anche in Italia. Questo eviterà assembramenti in luoghi pubblici e bar qualora riprendesse il campionato. Io sono disponibile come Governo se serve a mettere nello stesso provvedimento anche le norme che serviranno per consentire anche all’Italia di trasmettere ‘diretta gol’“.
Gastaldello: “Riprendere sarebbe una forzatura, non è calcio”
Il quadro però non è ancora chiaro in quanto ci sono ancora delle categorie che non sono state coinvolte. Così come la settimana scorsa è successo per la categoria dei medici del calcio, gli stessi giocatori non sono stati interpellati in toto ed una parte di essi non sono convinti a riprendere a giocare. Daniele Gastaldello, difensore e capitano del Brescia, è tra questi. Intervenuto nel corso della mattinata ai microfoni di Radio anch’io sport, su Radio 1, è stato molto chiaro a riguardo: “Non ci siamo potuti esprimere. Anche sul protocollo che la FIGC ha dato al Governo non ci hanno tirato in causa. Noi siamo i primi ad applicarlo e siamo i primi a poter dare dei suggerimenti, ma non ci hanno dato ascolto. Siamo parte fondamentale del mondo del calcio ed è giusto che diciamo anche noi la nostra”.
“Io credo che finire questo campionato sia una forzatura, perché si va incontro a dei rischi che non sono solo quelli per il contagio del virus, ma anche per l’incolumità dei giocatori. Andare a giocare 12 partite in un lasso di tempo così stretto si rischia molto, sopratutto in estate. Ho letto che vogliono farci giocare anche alle 16.30 (sono stati proposti tre slot di orari per le partite: 16.30, 18.45 e 21, ndr) e per me è una cosa scandalosa”.
Il difensore ex Sampdoria ha anche parlato della situazione che si vive in una delle zone più colpite, Brescia. “Magari nel resto d’italia non si percepisce quello che è successo in lombardia, a Brescia si è vissuto un dramma importante. Incontro molta gente al supermercato che mi chiede perché ricominciamo a giocare e le capisco. Tutto deve ricominciare, però questo campionato riparte in maniera molto forzata. Possiamo parlare di un altro campionato, non è lo stesso finito il 3 marzo. Le squadre hanno una diversa forma fisica, le partite saranno diverse senza pubblico, non ci si potrà abbracciare dopo un gol… non è calcio“.