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Rischio recessione, perché potrebbe arrivare davvero: il segnale dai mercati

(Adnkronos) – L’indicatore di recessione preferito dai mercati ha lanciato l’allarme per più di 200 giorni di negoziazione consecutivi, ovvero il periodo più lungo dal 1980: il chiaro messaggio è che gli Usa non saranno risparmiati da un freno alla crescita. Nello specifico, la curva dei rendimenti del Treasury, rappresentata come differenza tra il rendimento del titolo del Tesoro a 2 anni e il rendimento della nota a 10 anni, è stata costantemente invertita dal 5 luglio 2022, secondo Dow Jones Market Data. Questa è la serie più lunga in cui i rendimenti a breve termine hanno eclissato quelli a lungo termine dal maggio 1980. Il segnale non è rincuorante e racconta di una recessione imminente. In genere, infatti, le obbligazioni a più lunga scadenza offrono rendimenti più elevati perché gli investitori chiedono di essere compensati per il rischio aggiuntivo che assumono acquistando debito a lunga scadenza. Tuttavia, quando crescono i timori di recessione o la Fed aumenta i tassi di interesse in modo aggressivo, questa relazione può essere ribaltata. I rendimenti delle obbligazioni a breve scadenza sono maggiori perché si teme che un imminente rallentamento economico metta a rischio la capacità dello Stato di rimborsare gli investitori. I quali, a loro volta, vogliono un esborso maggiore in termini di tassi di interesse (cedole) per tenere il debito acquistato. Una curva invertita ha preceduto ogni recessione negli Stati Uniti dall’inizio degli anni ’60, ha affermato Campbell Harvey, professore di finanza alla Duke University. L’esperto ha anche notato che l’inversione particolarmente profonda ha causato problemi al settore bancario, contribuendo a istigare il crollo della Silicon Valley Bank e di altri istituti.  In questo momento, è difficile dire quando il rapporto tra rendimenti obbligazionari a breve e lungo termine potrebbe tornare alla normalità. Secondo Priya Misra, stratega di TD Securities, per trovare ottimismo gli investitori dovrebbero credere nella sconfitta dell’inflazione o che l’economia statunitense riuscirà a farcela. —economiawebinfo@adnkronos.com (Web Info)