Roma, acqua contaminata: dopo l’allarme è subito polemica
Cittadini nel caos: il comitato DifendiAmo Roma propone una class action e il Codacons presenta un esposto in Procura
A Roma, nei Municipi XIV e XV, è fatto divieto di uso delle acque fino al 31 dicembre 2014. E dopo l’allarme, è subito polemica.
Ciò che residenti e opposizione lamentano, è la mancanza di chiarezza da parte del Comune di Roma. L’ordinanza del sindaco che vieta l’uso delle acque, emessa in data 21 febbraio 2014, è stata infatti protocollata il 27 febbraio e resa nota solo il 28 febbraio. E non sulla pagina principale del Comune di Roma, ma su quella del Dipartimento Sviluppo Infrastrutture. Solo un’apposita ricerca, quindi, avrebbe consentito ai cittadini di venirne a conoscenza – ammesso che i cittadini sappiano quale Dipartimento è competente.
Dopo che la stampa ne ha dato comunicazione, solo oggi, 3 marzo, sulla pagina principale del Comune di Roma, è stato pubblicato un avviso, in cui si comunicano quali sono le zone interessate dal divieto.
“L'Assessorato allo Sviluppo delle Periferie, Infrastruttue e Manutenzione Urbana – si legge sul sito del Comune – precisa che il divieto di utilizzo di acqua per il consumo umano emesso tramite ordinanza n.36 del 21 febbraio 2014 riguarda un numero molto limitato di utenti dei municipi XIV e XV. Si tratta di circa 500 utenti con allaccio agli acquedotti rurali dell’agenzia regionale ARSIAL: Malborghetto, Brandosa, Casaccia, Casal di Galeria, Monte Oliviero, Piansaccoccia, Camuccini”.
“Le zone interessate (qui tutte le strade, elencate nell'allegato A, ndr) – prosegue il comunicato – sono esclusivamente: Malborghetto (XV Municipio), aree ex ente Maremma di Osteria Nuova (XV Municipio), Santa Maria di Galeria (XIV Municipio), Tragliatella (XIV Municipio), Piansaccoccia (XIV Municipio), alcune aree del consorzio di Cerquette Grandi (XIV Municipio). In particolare si fa presente che i quartieri di Labaro, Primavalle, Giustiniana, a differenza di quanto riportato da alcuni organi di stampa, non sono interessati dal provvedimento. Il provvedimento è stato adottato in base ad un principio di precauzione ed è volto ad intervenire su una situazione nota da molto tempo che riguarda la riqualificazione degli acquedotti rurali per adattare l’acqua erogata alla modifica dei parametri europei. L’agenzia regionale ARSIAL rende noto che da due anni sulle bollette delle proprie utenze è riportata la dicitura 'acqua non potabile'. Come previsto dall’ordinanza l'ARSIAL provvederà ad assicurare il rifornimento alle utenze interessate a partire dalle prossime ore”.
Fatto sta che ieri, domenica 2 marzo, con gli uffici comunali, i cittadini di Roma nord, alla notizia diffusa dalla stampa, hanno vissuto momenti di caos e confusione.
“I cittadini di Roma nord sono in coda ai supermercati di domenica mattina per fare scorte di casse di minerale, l'amministrazione di centro-sinistra ancora una volta ha fatto un gran bel buco nell'acqua. E, anche se avvelenata, se n'è lavata le mani” – dichiarano in una nota congiunta Luca Gramazio (Capogruppo Forza Italia alla Regione Lazio), Giovanni Quarzo (Capogruppo Forza Italia Roma Capitale) e Vincenzo Leli (Presidente club Forza Italia XV Municipio).
“Non c'è stata nessuna comunicazione ufficiale da parte del sindaco se non una nota sul sito del Comune, peraltro in ritardo di una settimana, nessun comunicato stampa di Acea o Arsial – proseguono i tre – Tutto questo mentre i centralini delle varie istituzioni competenti e municipalizzate sono presi d'assalto dai cittadini, ma ovviamente chiusi durante il weekend”.
"Ad oggi, domenica, con tutte le famiglie in casa – prosegue la nota – non vi è nessun punto di fornitura di acqua per il consumo umano mediante quei punti di approvvigionamento che avrebbero opportunamente dovuto essere dislocati sul territorio interessato, come prevede l'ordinanza datata 21 febbraio. In un momento di crisi come questo – conclude la nota – non si possono chiedere altri sforzi economici ai cittadini per comprare scorte d'acqua non solo per bere, ma anche per un semplice gesto quotidiano come lavarsi i denti. Sarebbe l'ultima goccia che fa traboccare un vaso ormai stracolmo di esasperazione”.
A rincarare la dose, il consigliere regionale Fabrizio Santori: “L’emergenza Arsenico riscontrata negli acquedotti di Roma Nord – ha dichiarato Santori – è stata gravemente sottovalutata mettendo a rischio la salute pubblica di interi quartieri del XIV e del XV Municipio coinvolgendo anche i comuni di Fiumicino e Sacrofano. E’ avvilente pensare che il Sindaco Marino abbia emesso l’Ordinanza n.36 solo il 21 febbraio 2014 quando le note di riscontro sui rilievi effettuate dalla Asl Roma C risalgono addirittura al 2013 perfino ritardando di una settimana la pubblicazione all’albo pretorio rendendola pubblica sul sito capitolino solo il 28 febbraio. Gravi ritardi che hanno avvelenato migliaia di concittadini e su cui Roma Capitale deve dei chiarimenti”.
Per questo motivo, Santori, tramite il comitato DifendiAmo Roma ha promosso una class action contro Roma Capitale, la Regione Lazio, Arsial , Acea Ato 2 che nel 2004 avevano sottoscritto un protocollo d’intesa per effettuare degli interventi di sistemazione degli acquedotti, ora inquinati dall’Arsenico, denominati Malborghetto, Camuccini, Piansaccoccia, Monte Oliviero, Santa Maria di Galeria, Brandosa, Casaccia-S.Brigida.
“Auspichiamo che tutto ciò non avvenga – ha continuato il consigliere – ma chiunque, a causa della fornitura idrica, subirà irritazione dello stomaco e degli intestini, produzione ridotta dei globuli rossi e bianchi del sangue, irritazione dei polmoni e altri effetti previste dall’assorbimento di grosse quantità di arsenico che potrebbe causare anche cancri, sterilità, bassa resistenza alle infezioni, disturbi al cuore, danni al cervello e al DNA si metta in contatto con il nostro comitato al fine di proporre un’azione collettiva per mettere sotto accusa questa gestione approssimativa delle emergenze".
E poi la richiesta di chiarezza e trasparenza: "Con un’interrogazione urgente chiederemo al presidente della Regione Lazio, Zingaretti, quali siano state le azioni intraprese a seguito dell’approvazione all’unanimità da parte del Consiglio regionale di due ordini del giorno che di fatto chiedevano di fronteggiare l’emergenza arsenico presente nelle aree del Comune di Viterbo, limitrofo alle aree coinvolte, nel rispetto del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 2010 e delle indicazioni della Comunità Europea e delle raccomandazioni dell’Istituto Superiore di Sanità. Ora è necessario un intervento urgente di risanamento, che va fatto in tempi brevissimi, e limitare al minimo i disagi, considerato che i cittadini coinvolti non potranno usufruire di acqua potabile fino al prossimo 31 dicembre 2014 mentre l’agenzia regionale Arsial dovrà assicurare la fornitura di acqua per il consumo umano in punti opportunamente dislocati sul territorio con ulteriori costi che potevano essere evitati”.
Anche il CODACONS si è subito mobilitato: "Abbiamo deciso di depositare un esposto in Procura affinché siano verificati eventuali ritardi od omissioni da parte dell’amministrazione capitolina nelle informazioni rese agli utenti – ha dichiarato il presidente Carlo Rienzi – Nello specifico vogliamo che la magistratura accerti se la salute dei cittadini sia stata garantita e se la tempistica seguita dal Comune nel diramare l’allarme sia stata congrua".
Secondo Rienzi, inoltre, "i cittadini coinvolti dal problema devono essere esentati dal pagamento delle tariffe idriche, fino a che l’acqua non tornerà potabile. Comune e Asl devono inoltre disporre in favore di costoro analisi del sangue gratuite, volte a verificare la presenza nell’organismo di metalli tossici pericolosi per la salute umana".