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Roma, alta tensione al Quarticciolo: blitz antidroga degenerato in violenza

Il Quarticciolo, al confine tra Centocelle e Alessandrino, è tristemente noto come una delle principali piazze di spaccio della Capitale

Polizia e Carabinieri

Polizia e Carabinieri

Quarticciolo, giovedì pomeriggio. Una tranquilla piazza si trasforma in teatro di scontri tra le forze dell’ordine e una ventina di residenti accorsi a difendere due spacciatori, un uomo tunisino di 25 anni e una donna, fermati per un controllo antidroga. L’episodio, che ha richiamato l’attenzione mediatica e istituzionale, pone nuovamente sotto i riflettori le difficoltà di gestione della sicurezza nei quartieri periferici della Capitale, in particolare nelle zone dove il decreto Caivano, voluto dal governo lo scorso dicembre, è stato esteso per arginare la criminalità.

L’assalto ai poliziotti nel quartiere Quarticciolo

Secondo le ricostruzioni, l’operazione è iniziata con un controllo di routine che ha portato al sequestro di circa 140 dosi di cocaina e crack, nascoste nel sottosella di uno scooter. Mentre i poliziotti procedevano all’arresto del giovane tunisino, un gruppo di persone – complici dello spacciatore e residenti – è intervenuto per ostacolare le forze dell’ordine. Tra le armi utilizzate anche spray urticanti, un metodo che, come segnalato dagli investigatori, è ormai sempre più frequente nelle aggressioni a Roma.

Alla fine, undici persone sono state fermate e portate in commissariato: cinque di queste, tutte prive di permesso di soggiorno (un tunisino e quattro marocchini), sono state trasferite al Centro di permanenza per i rimpatri (Cpr) di Bari per un’espulsione immediata. Le indagini proseguono per identificare altri coinvolti, grazie alle riprese delle telecamere di sicurezza presenti nella zona.

Una piazza di spaccio sotto assedio

Il Quarticciolo, al confine tra Centocelle e Alessandrino, è tristemente noto come una delle principali piazze di spaccio della Capitale. Le dinamiche criminali in questo rione seguono uno schema rodato: vedette, organizzatori e pusher operano con una rete ben strutturata, sfidando apertamente le autorità. L’arresto del giovane tunisino ha evidenziato ancora una volta la capillarità del fenomeno, con il crack e la cocaina che dominano il mercato locale e si diffondono anche in quartieri limitrofi come il Pigneto.

A far fronte a questa emergenza, non solo le forze dell’ordine, ma anche figure come don Antonio Coluccia, noto per le sue iniziative contro la malavita. Con il megafono in mano, il “prete antispaccio” affronta direttamente i pusher, rappresentando una voce di speranza per chi si oppone alla criminalità.

Le reazioni istituzionali e sociali

L’episodio ha suscitato reazioni contrastanti. Da una parte, i sindacati di polizia hanno espresso solidarietà agli agenti aggrediti. “Non è accettabile che in uno Stato di diritto gli operatori di polizia debbano subire aggressioni fisiche e vedere ostacolata la propria attività”, ha dichiarato il Siulp, invocando norme più severe e interventi decisi per ripristinare la legalità nei territori più difficili.

Dall’altra, si levano voci di critica verso l’applicazione del modello Caivano. Sabato, i movimenti locali, supportati da consiglieri capitolini di Sinistra Civica Ecologista e Europa Verde Ecologista, hanno organizzato un presidio per chiedere interventi strutturali, invece che emergenziali. “Il Quarticciolo non è un deserto”, hanno dichiarato i promotori, sottolineando l’importanza di progetti sociali già avviati, come il doposcuola nell’ex questura di via Ostuni, e la necessità di valorizzare esperienze positive.

Ma come bilanciare la necessità di sicurezza con quella di interventi che ascoltino e rispettino le esigenze di un territorio già martoriato da anni di degrado e criminalità?