Roma, arrestati commissario e commercialista nominati dal Ministero dello Sviluppo
Sequestro preventivo per oltre un milione di euro
I Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del locale Tribunale.
Arrestati commissario e commercialista nominati dal Ministero dello Sviluppo: riciclaggio e peculato
Gli arresti eseguiti su richiesta della Procura della Repubblica capitolina, nei confronti di una donna (classe 1972) e di un commercialista (classe 1952). I due individui sono indagati, a vario titolo, per i reati di peculato, riciclaggio e autoriciclaggio.
L’Autorità Giudiziaria ha inoltre disposto il sequestro preventivo di beni e disponibilità finanziarie per oltre 1 milione di euro.
Le indagini, svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, hanno riguardato le condotte illecite perpetrate dalla donna, Commissario liquidatore di una società cooperativa con sede nella Capitale, nominato dal Ministero dello Sviluppo Economico.
Le investigazioni hanno consentito di acclarare come la predetta abbia sottratto alla procedura liquidatoria – quindi ai creditori dell’impresa – somme di denaro per quasi 700.000 euro. L’illecito era attuato mediante due modalità scientemente ideate per sfuggire ai controlli.
Due modalità per sfuggire ai controlli
La prima consisteva nell’apertura di un conto corrente “fantasma”. Del quale infatti non è mai stata comunicata l’esistenza all’Autorità di Vigilanza.
Su di esso sono stati accreditati, per poi appropriarsene e investirne una parte in attività finanziarie e speculative, le ultime liquidità e i pagamenti effettuati da terzi alla società.
La seconda era finalizzata a dissimulare le spese effettivamente sostenute. Consisteva nella presentazione al Ministero di rapporti riepilogativi periodici cui erano allegati estratti del conto corrente “ufficiale” artefatti.
Dall’analisi dei flussi finanziari sono emerse le responsabilità penali del commercialista.
Egli, oltre ai compensi per incarichi di consulenza affidati dal Commissario, ha ricevuto oltre 300.000 euro senza alcuna giustificazione, nella quasi totalità provenienti dal conto “fantasma”. Tali somme sono state poi utilizzate o prelevate dallo stesso, anche in modo non tracciabile, al fine di ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa.