Roma, Arresto De Vito: Escono le intercettazioni
“Noi Marcè dobbiamo sfruttarla sta cosa secondo me, cioè ci rimangono due anni”. C’è un patto scellerato che lega Marcello De Vito all’avvocato Mezzacapo
Il presidente dell'Assemblea capitolina di Roma, Marcello De Vito, "vorrebbe incassare immediatamente la quota del denaro a lui spettante" proveniente dalle erogazioni del gruppo Toti e dall'immobiliarista Statuto, soldi che finivano nella società Mdl, di cui De Vito era titolare di fatto con l'avvocato Camillo Mezzacapo. Lo scrive Il gip Maria Paola Tomaselli nell'ordinanza di custodia cautelare che ha portato in carcere l'esponente grillino nell'inchiesta correlata allo stadio della Roma.
"Va beh, ma distribuiamoceli questi", si legge in un'intercettazione di De Vito con l'avvocato Camillo Mezzacapo, il quale però, come emerge ancora dalle parole del gip, "lo convince ad aspettare fino al termine del suo mandato elettorale". "Cioè la chiudiamo- risponde Mezzacapo a De Vito- distribuiamo, liquidi e sparisce tutta la proprietà… non c'è più niente e allora pero' questo lo devi fa' quando hai finito quella cosa".
Per il gip, questa conversazione è "illuminante" perché chiarisce "in modo inequivocabile il patto scellerato che lega De Vito a Mezzacapo, dando chiara dimostrazione di come le somme confluite nella società Mdl, formalmente riconducibili solo al secondo, siano invece anche del pubblico ufficiale che appare, peraltro, impaziente di entrarne in possesso".
Una modalità riuscita fino a quel momento "grazie alla 'congiunzione astrale'- scrive il gip- e alla spregiudicatezza di chi ritiene, solo perché dotato di astratte credenziali sociali e/o professionali, di potersi muovere liberamente e impunemente in ambiti criminali".
Il gruppo Parnasi, oltre allo stadio della Roma, era interessato alla riqualificazione dell'area dell'ex Fiera di Roma. In questo contesto gli inquirenti inquadrano l'incontro (registrato) avvenuto il 31 maggio 2018 tra Marcello De Vito, l'avvocato Camillo Mezzacapo e il costruttore Luca Parnasi durante il quale i tre discutono della realizzazione del progetto, per il quale era necessario l'intervento del presidente dell'Assemblea capitolina, considerato che una delibera dell'ex assessore all'Urbanistica, Paolo Berdini, aveva imposto delle limitazioni alla cubatura.
"Noi come entriamo?", è la domanda Mezzacapo alla presenza di De Vito. Parnasi risponde "Eh me lo devi dire te. Questa è la riflessione a questo punto fate una chiacchierata e ragionateci Non me lo devi dire a me. Tu puoi entrare in qualunque parte". Quindi il costruttore suggerisce di utilizzare il "solito schema" corruttivo, ovvero consulenze-incarichi da affidare allo studio Mezzacapo in modo da potere usufruire dell'appoggio di De Vito.
"In sostanza- scrive il gip- emerge chiaramente come l'accordo riguardi da un lato l'impegno di De Vito a far superare la delibera dell'Assemblea capitolina numero 10 del 9 agosto 2016 sulla riqualificazione dell'area dell'ex Fiera di Roma approvata su proposta dell'allora assessore Berdini ad inizio agosto 2016 dall'Assemblea capitolina che (come più volte emerso la delibera aveva ridotto sensibilmente le cubature da realizzare per la riqualificazione dell'area); dall'altro il conferimento di numerosi incarichi allo studio Mezzacapo, il quale unitamente a De Vito è in qualche modo lasciato libero di scegliere le modalità concrete in cui entrare negli affari per ottenere le remunerazioni oggetto dell'accordo".
Tra il presidente dell'Assemblea capitolina, Marcello De Vito, e l'avvocato Camillo Mezzacapo c'era "un vero e proprio sodalizio che emerge con lampante evidenza dalle condotte dai predetti poste in essere", secondo il gip Maria Paola Tomaselli, che ha firmato l'ordinanza di custodia cautelare.
"La sussistenza" del sodalizio "viene consacrata nella conversazione registrata in ambientale all'interno dello studio legale di Camillo Mezzacapo in data 4 febbraio 2019" in cui "Mezzacapo e De Vito- si legge ancora nell'ordinanza- discutono dell'attuale congiuntura politica favorevole per massimizzare i loro profitti illeciti e si esprimono in termini assolutamente espliciti.
In particolare Mezzacapo afferma in maniera chiara che lui e De Vito devono sfruttare fino in fondo la situazione che si è venuta a creare con la nomina di De Vito a presidente del Consiglio di Roma Capitale". In particolare Mezzacapo dice a De Vito: "Questa congiunzione astrale tra… tipo l'allineamento della cometa di Halley. Hai capito cioè secondo me è difficile che si riverifichi così, noi Marcè dobbiamo sfruttarla sta cosa secondo me, cioè ci rimangono due anni".
Ancora, l'avvocato Camillo Mezzacapo e il presidente dell'Assemblea capitolina, Marcello De Vito, hanno ricevuto soldi dai fratelli Pierluigi e Claudio Toti "a titolo di prezzo della mediazione illecita, finalizzata ad ottenere una interlocuzione diretta con il pubblico ufficiale nell'ambito del progetto immobiliare" degli ex Mercati generali di Roma.
Lo scrive il gip Maria Paola Tomaselli nell'ordinanza di custodia cautelare: "L'avvocato Camillo Mezzacapo e il presidente dell'Assemblea capitolina Marcello De Vito, sfruttando le relazioni di quest'ultimo con soggetti chiamati ad intervenire nell'iter amministrativo relativo all'approvazione del Progetto di riqualificazione degli ex Mercati generali di Roma Ostiense di interesse della Lamaro Appalti, società dello stesso Toti – si legge – si facevano indebitamente promettere e quindi dare dai due fratelli imprenditori, Pierluigi e Claudio Toti, a titolo di prezzo della mediazione illecita, finalizzata ad ottenere una interlocuzione diretta con il pubblico ufficiale nell'ambito del progetto immobiliare suindicato la somma di denaro di euro 110.620 euro, corrisposta sotto forma di corrispettivo di incarico professionale conferito dalla società Silvano Toti Holding spa allo studio legale di Camillo Mezzacapo e da quest'ultimo trasferito per l'importo complessivo di 48mila euro su conto intestato alla società Mdl srl di fatto riconducibile all'avvocato e De Vito". (Mtr/Dire)