Roma, boss campano arrestato: gestiva narcotraffico per i Senese dalla comunità terapeutica
Una delle figure più importanti tra organizzazioni romane del narcotraffico, attive sotto l’egida del Clan Senese
Ai domiciliari per una presunta tossicodipendenza, torna in carcere Ugo Di Giovanni, 45 anni, ritenuto capo di una delle più importanti organizzazioni romane del narcotraffico attive sotto l’egida del Clan Senese.
I carabinieri del comando Provinciale di Roma nella mattinata del 29 luglio hanno dato esecuzione a un’ordinanza di ripristino della misura cautelare in carcere. Essa è emessa dal Tribunale di Roma nei confronti dell’uomo classe 1977, pregiudicato di origini napoletane, da tempo stanziale sul territorio capitolino.
Boss sotto l’egida Senese torna in carcere per narcotraffico
L’uomo era stato arrestato, unitamente ad altre 27 persone, nell’ambito dell’operazione “Alba – Tulipano”, eseguita dai carabinieri del nucleo investigativo di Roma il primo dicembre 2020. In questa era gravemente indiziato di essere a capo di uno dei più importanti sodalizi romani del narcotraffico operanti sotto l’egida del Clan Senese.
Il successivo 16 gennaio 2021, il 45enne, a seguito di patologie legate a un suo presunto stato di tossicodipendenza, aveva beneficiato della concessione, da parte del Tribunale di Roma, della sostituzione della custodia in carcere con quella agli arresti domiciliari presso una comunità terapeutica per tossicodipendenti.
L’operazione Alba-Tulipano
Secondo quanto si apprende, i carabinieri del nucleo investigativo di Roma, hanno raccolto nuovamente a carico dell’uomo gravi elementi indiziari da ritenere che avesse immediatamente ricominciato a gestire le importanti attività di narcotraffico del sodalizio dall’interno della comunità terapeutica grazie anche all’utilizzo di criptofonini.
Infatti, i militari, coordinati dalla Dda della Procura della Repubblica capitolina che richiedeva in merito un ordine di indagine europeo, hanno reperito, analizzato e riscontrato tutte le conversazioni intercorse tra il pregiudicato e i suoi accoliti tramite chat crittografate.
In particolare, gli investigatori sono riusciti a raccogliere gravi indizi che hanno consentito di ipotizzare che il pregiudicato, a partire dal giorno stesso in cui era stato ammesso alla misura degli arresti domiciliari presso la comunità terapeutica, avrebbe: organizzato ulteriori traffici; chiesto contezza circa la consistenza economica degli affari intrapresi in propria assenza, effettuando la contabilità relative alle forniture di sostanze stupefacenti e cercando di recuperare i crediti dai responsabili delle piazze di spaccio morosi. Infine, l’uomo avrebbe pianificato l’esecuzione di atti intimidatori nei confronti di uno degli spacciatori che non voleva onorare il proprio debito. Il 45enne è stato rintracciato all’interno della comunità terapeutica e portato in arresto presso la casa circondariale di Velletri.