Roma, camera delle torture. Criminale Carlomosti: sevizie e minacce ai soggetti morosi
Arrestati i membri del clan di Carlomosti dalla caratura criminale molto violenta
Non solo spaccio, ma anche torture e gambizzazione. Le rivelazioni frutto di un’inchiesta dei carabinieri del comando provinciale di Roma, coordinate dalla procura, hanno portato all’arresto di 14 persone, membri del clan di Daniele Carlomosti. Tra questi 6 sono in carcere, mentre 8 sono agli arresti domiciliari.
Le accuse sono di vario genere: dall’associazione al fine di traffico di droga al tentato omicidio, da lesioni e torture al sequestro di persona, fino a estorsioni e incendi. E commercio e detenzione illegale di armi da sparo.
Camere delle torture: estorsioni e torture ai soggetti morosi
Avevano messo in piedi una vera organizzazione. Tra i volti della criminalità romana emerge Daniele Carlomosti, amico del noto boss Massimo Carminati.
Durante le indagini, per individuare il giro di traffico di stupefacenti, le forze dell’ordine sono venute a conoscenza di estorsioni e torture che i criminali infliggevano ai soggetti morosi. Prima sequestravano la persona per estorcerle il denaro poi, se questo non era sufficiente, passavano alle torture. Inoltre, nel corso degli accertamenti, i militari hanno individuato addirittura una camera addetta alle sevizie.
Maurizio Cannone: torturato per un debito di 64mila euro
Tra gli episodi portati alla luce, è emersa la storia di Maurizio Cannone, soggetto moroso per un debito di 64mila euro, dovuti a una partita di stupefacenti non pagata.
Era l’11 dicembre 2018 quando Daniele Carlomosti, dopo il mancato pagamento, aveva deciso di rapire l’uomo e portarlo in un appartamento per torturarlo. Un luogo angusto, non arredato ma rivestito soltanto di teli di plastica, utili per non lasciare tracce di sangue.
La vittima, giunta nella stanza, battezzata come camera delle torture, era stata poi torturata con numerose violenze fisiche gravi. Mentre i carcerieri lo minacciavano di aver disposto armi di vario tipo: pistole, kalashnikov, forbici, trapani e tronchesi. Inoltre, durante le sevizie, Cannone era stato filmato e fotografato e tutto il materiale era stato mandato come monito alla famiglia.
A testimoniare ciò ci sono delle intercettazioni della polizia in cui si sentono affermazioni agghiaccianti di Carlomosti. “Ti taglio prima a pezzi e poi mi vado a prendere i soldi dalla famiglia tua. Ti sto ammazzando, stai per morire, ora telefoni a casa e dici di farmi entrare“.
Carlomosti, criminale senza pietà: gambizzazioni, minacce e vendette
Episodio di Cannone, tuttavia, non è stato un caso isolato. Infatti, questo modus operandi terroristico e delittuoso del clan era ben conosciuto anche dall‘ex Nar Massimo Carminati, che aveva allertato il suo braccio destro Riccardo Brugia. “Quelli sò brutti forti compà“.
Nella maggior parte dei casi le violenze erano legate al recupero dei crediti per droga. Ma oltre alle torture, il boss a volte costringeva le sue vittime a rubare o consegnare i loro beni per ripagarlo.
Un uomo dal sangue freddo e inarrestabile, tanto che lo stesso Daniele aveva progettato di uccidere il fratello Simone, sparandogli dal balcone di casa mentre era affacciato dalla finestra. La guerra tra fratelli era iniziata per la conquista della piazza di spaccio a La Rustica. Da lì erano scaturiti vari conflitti tra bande, nel periodo tra il 2017 e il 2019, che avevano visto auto bruciate, scontri con armi da fuoco, gambizzazioni, minacce e vendette.
Le indagini svolte dal Nucleo Investigativo di via in Selci, e coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, risalgono al periodo compreso tra il 2018 e il 2019. A fare scattare l’inchieste erano state le ferite riportate da un uomo nel novembre del 2017, che si trovava all’interno in un complesso residenziale nel quartiere romano La Rustica. Successivamente, grazie ai pedinamenti e alle intercettazioni, i militari sono venuti a conoscenza del traffico di stupefacenti e delle procedure di ricatto attuate dai criminali.