“Roma città chiusa” (riflessioni di una donna italiana) di Caterina Boccardi
Caterina Boccardi apre in realtà un lungo dialogo con la sua città, Roma, che ritrova deserta quasi spaesata
“Roma città chiusa” (riflessioni di una donna italiana) di Caterina Boccardi – Ed. Albatros collana “nuove voci”
Recensione di Sandro Gugliotta
Un frigorifero rotto nel primo giorno del lungo lockdown iniziato nel marzo del 2020, apre una lunga riflessione sul senso di sicurezza/insicurezza causato da una nuova condizione di vita in cui ci siamo ritrovati tutti, dall’oggi al domani a non poter più disporre di una delle libertà fondamentali riconosciute all’uomo: quella di movimento e di socialità. Caterina Boccardi apre in realtà un lungo dialogo con la sua città, Roma che ritrova deserta quasi spaesata costretta ad un ruolo da comprimaria, non più capace di accogliere con le sue vie vicoli, strade, e piazze, moltitudini di persone, storie, vite, tutte ormai ostaggio della pandemia mondiale.
Il racconto dell’autrice
“Questo breve racconto è un susseguirsi di riflessioni personali che ho vissuto e sto vivendo in questa prigionia! In fondo è insito nell’uomo ricordare i momenti importanti della propria Vita, belli o brutti, ma questo momento resterà impresso in ognuno di noi per sempre e non sarà sufficiente un minuto di silenzio per ricordare tutte le vittime che non ce l’hanno fatta!”. Un dialogo aperto con la città come se Roma potesse rispondere da un momento all’altro. Poi la ricerca per spiegare ed analizzare i suoi sentimenti scaturiti dal duro lockdown, attraverso le parole lette in un intervista del cardinal Ravasi ed ancora aiutandosi con gli scritti di Proust, Ovidio, Cartesio, Pupi Avati, De Masi e anche Verdone.
Emerge forte il rapporto quasi simbiotico dell’autrice con la sua città. In fondo è facile riconoscere alla Capitale un potere ipnotico soprattutto nei confronti di chi ci è nato, nonostante le infinite contraddizioni che presenta e le tante difficoltà che spesso spaventano chi Roma la vive solo come turista. Il periodo di isolamento non ha fatto altro che portare alla luce pensieri e sentimenti troppo articolati per sopravvivere ed avere cittadinanza nella frenesia della vita quotidiana, prima che tutto fosse sospeso dal virus.
Roma meno grande senza il cuore dei romani
“In fondo, anche tu hai bisogno della nostra compagnia per far sì che attraverso i racconti della tua Vita noi rileggiamo con gli occhi della mente la tua grandezza, Roma Città Eterna…” “Roma, tu sei la luce, la speranza. In fondo, lo sai che la tua compagnia è sempre molto ricercata per quanto hai da darci e poi quel tuo buonumore che sprigiona da ogni vicolo, strada. Sai quante volte il mio cuore solo ammirandoti ha preso a battere velocemente? Sì, l’ho detto, Eterna Eterna, ora possiamo dire la parola “fine”.
“È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona.” “Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.” Le parole di Barbara Alberti che firma la prefazione di “Roma città chiusa”, e ci racconta di un suo cugino durante la vigilia di un Natale di tanti anni fa, “….Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: “Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov”.