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Roma, città invivibile: al Colosseo esplode la protesta per il diritto all’abitare

“Roma è un eventificio. È impossibile viverci davvero”, dice Margherita, una delle portavoce del Movimento Abitare Roma

Roma, via dei Fori Imperiali

Roma, via dei Fori Imperiali

Nel cuore simbolico di Roma, sotto lo sguardo silenzioso e millenario del Colosseo, si è acceso un nuovo fronte di protesta sociale. Non una manifestazione qualunque: stavolta, a occupare un’ala dei Fori Imperiali sono stati attivisti e cittadini del Movimento per il Diritto all’Abitare di Roma.

La città eterna tra eventi internazionali e sfratti quotidiani

Non era solo una dimostrazione, ma una vera e propria denuncia pubblica, un atto di rottura rispetto al racconto istituzionale di una Capitale moderna, attrattiva, pronta a “fare rete” con le metropoli europee sul tema della casa. Una città che parla di diritto all’abitare mentre la nega quotidianamente. Questo il messaggio – diretto, tagliente – consegnato a chi sa ascoltare.

Dietro gli slogan, vite sospese: “Roma è diventata un eventificio”

“Roma è un eventificio. È impossibile viverci davvero”, dice Margherita, una delle portavoce del Movimento. Le sue parole non sono semplici slogan, ma la sintesi di una condizione diffusa. Nel momento stesso in cui l’amministrazione capitolina ospita la due giorni di “All we need is home”, un evento internazionale sul tema dell’abitare, centinaia di cittadini romani fanno i conti con sfratti esecutivi, affitti fuori controllo e un mercato immobiliare che premia la rendita e penalizza i bisogni. Il paradosso è evidente: da un lato si promuove una narrazione di partecipazione e innovazione sociale; dall’altro, si assiste alla sistematica cessione di patrimonio abitativo pubblico ai grandi costruttori, mentre le periferie si svuotano di servizi e la coesione sociale si sgretola. È qui che la manifestazione si carica di senso politico: l’occupazione dei Fori Imperiali è anche una presa di parola pubblica contro quella che gli attivisti definiscono “una gestione neoliberale dello spazio urbano”.

La questione giovanile: tra sfratti, università e militarizzazione

Accanto agli attivisti del diritto all’abitare si sono uniti anche gli studenti del collettivo Cambiare Rotta, che hanno portato in piazza un legame spesso ignorato: quello tra diritto alla casa e diritto allo studio. “Non è solo una crisi abitativa: è una crisi sistemica – dice uno degli studenti presenti –. I fondi che dovrebbero sostenere il welfare, la scuola pubblica e l’edilizia popolare vengono dirottati verso la spesa militare. Intanto le università diventano sempre più luoghi di selezione sociale e le riforme seguono una logica aziendalista e punitiva.” Non si tratta solo di denuncia, ma di mobilitazione attiva. Gli studenti hanno rilanciato lo sciopero nazionale del 4 aprile, in programma davanti ai ministeri di Valditara e Bernini, per riaffermare la necessità di una scuola inclusiva, accessibile, radicalmente diversa da quella che si sta disegnando.

Una città al bivio: turismo di lusso o diritto alla cittadinanza?

L’azione simbolica al Colosseo accende i riflettori su un tema cruciale, troppo spesso trattato come marginale: che tipo di città vuole essere Roma nei prossimi anni? La Capitale italiana è oggi attraversata da una trasformazione profonda, in parte accelerata dal PNRR e dalle strategie per attrarre investimenti globali. Ma a quale prezzo? L’idea di Roma come “città vetrina”, luogo di grandi eventi, turismo di fascia alta, residenze esclusive e investimenti esteri, rischia di essere incompatibile con la realtà quotidiana di decine di migliaia di residenti. Persone che non trovano casa, che vivono sotto sfratto, che vedono svanire l’orizzonte di una stabilità possibile. I quartieri si gentrificano, gli spazi sociali vengono chiusi o trasformati in locali di tendenza, mentre l’edilizia popolare è trattata come un problema da nascondere, non una risorsa da valorizzare.

Una richiesta concreta: un tavolo politico, non una vetrina mediatica

La protesta non ha come obiettivo un semplice gesto simbolico, ma avanza richieste precise: un incontro con l’amministrazione, l’apertura di un tavolo permanente sulle politiche abitative, la fine degli sfratti almeno per i nuclei fragili, e un ripensamento delle strategie urbanistiche che stanno progressivamente espellendo i meno abbienti dal tessuto cittadino. È il tentativo – urgente e coraggioso – di riportare il tema della casa al centro dell’agenda politica, svincolandolo dalle logiche emergenziali o dalle misure-tampone.