Roma, città motore: più auto che cittadini in centro. Ma crescono (piano) le green
Il dato assoluto — 1,8 milioni di vetture — dice molto, ma non tutto. Per capirne il peso reale bisogna guardare alla distribuzione dello spazio urbano

Roma è una città che si muove. Ma sempre più spesso lo fa rimanendo ferma. I dati aggiornati al 2023 raccontano di un parco circolante di 1,8 milioni di automobili: un aumento del 2,7% rispetto all’anno precedente. Significa che, nel solo perimetro urbano, ogni tre abitanti c’è un’auto.
La Capitale resta dipendente dall’auto privata
Numeri che riportano in primo piano un nodo che a Roma esiste da decenni: la difficoltà cronica di rinunciare all’auto privata, anche in un contesto urbano che, per struttura storica e inefficienze dei trasporti pubblici, rende quella scelta sempre meno sostenibile.
Eppure, nel mezzo di questa impasse, qualcosa si muove. O meglio: qualcosa cambia, in modo quasi impercettibile ma costante. Crescono le auto ibride, aumentano quelle elettriche, e la città — a trazione termica da sempre — comincia a familiarizzare con una mobilità più silenziosa, meno impattante. I numeri sono ancora piccoli, ma indicano un trend.
Più auto, meno spazio
Il dato assoluto — 1,8 milioni di vetture — dice molto, ma non tutto. Per capirne il peso reale bisogna guardare alla distribuzione dello spazio urbano. Roma non è una città compatta. Ha una superficie più estesa di Berlino e quasi il triplo di Parigi. Ma anche in questa vastità, lo spazio per la sosta scarseggia. I quartieri del centro e della prima cintura sono saturi, e anche le periferie mostrano segni di affaticamento. I parcheggi di scambio sono pochi, i controlli intermittenti, la sosta selvaggia una consuetudine.
Secondo i dati dell’ACI e del Comune, una quota importante del traffico romano è generata dalla semplice ricerca di parcheggio: si stima che in alcune aree si trascorrano fino a 20 minuti a girovagare prima di trovare un posto. Nel frattempo, il livello di congestione rimane tra i più alti d’Europa. Non è solo una questione ambientale, ma anche economica: si traduce in ore perse, stress diffuso e una produttività urbana compromessa.
La lenta svolta green
Dentro questo scenario, c’è però un’onda nuova. Le immatricolazioni di auto ibride a Roma sono cresciute del 13% nell’ultimo anno. Quelle elettriche pure sono ancora una nicchia, ma in crescita costante, favorite da bonus, ZTL più permissive e — in alcuni casi — una maggiore sensibilità ambientale.
A oggi, le auto a basse o nulle emissioni rappresentano circa il 7% del totale del parco circolante cittadino. Una percentuale che sembra marginale, ma che nel contesto romano è tutt’altro che trascurabile. Perché parliamo di una città dove il diesel domina ancora e dove la cultura della mobilità sostenibile fatica a radicarsi.
Le ragioni? Sono molte. Infrastrutture di ricarica ancora limitate, soprattutto nelle periferie. Prezzi medi delle auto elettriche ancora alti rispetto al reddito medio. E un trasporto pubblico che non riesce — per frequenza, estensione e affidabilità — a essere una vera alternativa per chi deve muoversi ogni giorno tra lavoro, scuola e servizi.
Il trasporto pubblico che rincorre
Il trasporto pubblico romano è, da anni, in affanno. Atac, l’azienda di trasporto locale, lotta con una rete metropolitana limitata (solo tre linee operative, di cui una monca), autobus soggetti a frequenti guasti e ritardi, tram bloccati da manutenzioni infinite. C’è un divario enorme tra la rete formale — sulla carta, ampia e capillare — e quella effettivamente fruibile. In questo vuoto, l’auto rimane la soluzione più pratica, seppur meno razionale.
Chi ogni giorno si muove dalla periferia est — Tor Bella Monaca, Prenestina, Torre Angela — sa bene che il tragitto con i mezzi pubblici può richiedere il doppio del tempo rispetto all’auto. E finché questo rapporto rimane così sbilanciato, ogni appello alla sostenibilità rischia di rimanere astratto.
L’elettrico come status
Curiosamente, a Roma l’auto elettrica comincia a essere anche una dichiarazione sociale. Non tanto nei quartieri centrali, dove la sosta è più regolata, ma in quelli residenziali medio-alti, come Monteverde, Trieste, Parioli. Qui Tesla, Smart EQ, Hyundai Ioniq e Fiat 500e diventano simboli di uno stile di vita più “europeo”, dove la scelta green è anche un segnale identitario.
Ma ci sono segnali di cambiamento anche fuori da queste bolle. Alcuni comuni dell’area metropolitana, come Fiumicino e Ciampino, hanno avviato piccoli programmi di sharing elettrico e installato colonnine pubbliche. Le aziende con flotte aziendali iniziano a convertire i veicoli. E persino alcuni tassisti, nonostante i timori iniziali sull’autonomia, hanno fatto il salto.
È poco, per ora. Ma sufficiente a indicare che l’auto, a Roma, non è più solo un problema. È anche una cartina di tornasole di come cambia — lentamente — l’approccio dei cittadini verso il proprio modo di abitare la città.
Nel frattempo, il Campidoglio cerca di regolare questo passaggio con provvedimenti a intermittenza. Le nuove ZTL ambientali, il piano per il blocco progressivo del diesel, i bonus locali per le elettriche. Ma la realtà, come spesso accade, corre a una velocità diversa rispetto alla normativa.
Molti cittadini non sanno ancora con certezza quali auto potranno circolare nel 2025. I commercianti temono di perdere clienti. Chi vive nelle periferie, e non ha alternative, si sente penalizzato. E chi può permettersi un’auto nuova spesso teme che le regole cambino prima di ammortizzare l’acquisto.