Roma da Ottocento a oggi, a Palazzo Braschi 180 anni di fotografia
“Roma nella camera oscura. Fotografie della città dall’Ottocento a oggi”, la mostra che celebra i 180 anni dalla nascita ufficiale della fotografia
La nascita del circolo del Caffè greco, nel 1845, il primo in Italia dedicato alla fotografia. San Pietro, con la Spina, immortalata nel 1850 da Robert Eaton e poi, nel 1929, da Adolfo Porry Pastorel durante i Patti lateranensi. Ma anche gli scatti dei colpi di cannone su Porta Pia, la Stazione Termini ripresa alla fine dell'Ottocento e il Colosseo avvolto da un'illuminazione cupa ma scenografica per la visita di Hitler.
È "Roma nella camera oscura. Fotografie della città dall'Ottocento a oggi", la mostra allestita a Palazzo Braschi che celebra i 180 anni dalla nascita ufficiale della fotografia con oltre 320 immagini della Capitale tutte provenienti dall'archivio fotografico del Museo di Roma.
Nove le sezioni che scandiscono il percorso espositivo e che intrecciano la storia della fotografia con la vita politica e sociale di Roma, dalle trasformazioni urbanistiche alle scoperte archeologiche, dai ritratti alle immagini che documentano il patrimonio naturalistico della città.
"È una mostra fatta interamente con materiale proveniente dall'Archivio storico della Sovrintendenza capitolina e in particolare del Museo di Roma- ha spiegato Flavia Pesci, curatrice dell'esposizione insieme a Simonetta Tozzi- Roma nel 1840 era già una città che cercava di tenersi al passo con quello che succedeva nel resto d'Europa, in particolare con Parigi e Londra, dove era nata la fotografia.
Nella Capitale molti artisti anche stranieri, inglesi e francesi vicini all'Accademia di Francia, iniziano a fotografare, formando la prima scuola fotografica d'Italia".
Dagherrotipi, carta salata e stampe all'albumina testimoniano così una Roma che prima di altre realtà italiane è pronta a sperimentare attraverso i tentativi, riusciti, di Giacomo Caneva, James Anderson ed Eugene Constant, ma anche molti altri fotografi sconosciuti che per conto del Comune riportano minuziosamente le vicende che scandiscono la storia della Città eterna, dalle Olimpiadi alle Colonie estive.
Succede anche con l'archeologica, protagonista della sezione 'Documentare l'antico', che vede nella fotografia uno strumento utile a seguire e catalogare le indagini e raccontare il lavoro degli archeologi, che si fanno ritrarre in gruppo tra le rovine di Roma. È al Foro romano, per esempio, che si sperimentano nuove tecniche fotografiche, come l'effetto 'chiaro di luna' brevettato nel 1857 da Gioacchino Altobelli sovrapponendo due negativi.
Dalle immagini di San Pietro, impressa nei suoi aspetti più solenni ma anche nella sua anima più familiare, alla presenza costante dell'acqua, dal Tevere alle fontane monumentali, tra cui quella delle Tartarughe nell'obiettivo di Pompeo Molins (1868), si arriva alla sezione dedicata ai grandi cambiamenti urbanistici, documentati, tra tutti, da Nello Ciampi e Oscar Savio, che fino agli anni Settanta dedica la sua fotografia all'architettura, contribuendo a far comprendere mutamenti apparentemente drastici del tessuto urbano.
Suoi, per esempio, i ritratti della nuova Rinascente a piazza Fiume e del palazzo di Confindustria con il suo pavimento che richiama le opere di Capogrossi, così come le immagini della Biblioteca nazionale, mentre Ciampi firma il bianco e nero del Colonnato dell'Eur e, nel 1958, via dei Fori imperiali.
Fondato nel 1930 proprio per dare conto dei grandi cambiamenti della città, l'Archivio fotografico capitolino conta oggi 30mila positivi e 50mila negativi. Una collezione arricchita negli anni anche grazie alle committenze da parte del Comune di Roma che la mostra a Palazzo Braschi racconta attraverso i capolavori di Gianni Berengo Gardin, Gabriele Basilico, Luigi Ghirri, Mario Cresci e Roberto Koch. (Dip/ Dire)