Roma, direttore di museo accusato di violenza su una stagista
La vittima ha riportato gli atteggiamenti del direttore, ora sotto processo con l’accusa di violenza sessuale aggravata
Lei una stagista presso il Museo Leonardo Da Vinci a Roma, lui il suo capo, esattamente il direttore.
La vicenda
La vicenda risale al 2019 e gli abusi dovrebbero essere stati commessi nei mesi di aprile e giugno dello stesso anno. La vittima, una ragazza di 24 anni, in quel periodo ricopriva il ruolo di stagista, per poi riuscire a ottenere qualche mese dopo un contratto, prendendo il posto di una collega in maternità.
La 24enne ha dichiarato che il direttore, nei primi mesi, la ricopriva di attenzioni a lei non gradite. In una sua testimonianza ha raccontato che, una notte, dopo un compleanno di una collega, i due si erano fermati a parlare sotto casa della stessa e l’uomo l’avrebbe baciata per poi toccarla.
Il processo
La ragazza ha subito denunciato le molestie subite, e il direttore in questo momento si sta difendendo dalle accuse di violenza sessuale aggravata. Nel capo d’imputazione si legge come il direttore “abbia reagito con violenza, in modo repentino e improvviso”. Inoltre “avrebbe preso con forza la ragazza e l’avrebbe costretta a subire atti sessuali”. Si legge, infine che in un’occasione l’avrebbe anche baciata sul collo, sulle labbra e le avrebbe palpato fianchi, schiena ventre e glutei.
Secondo il Pm: “l’imputato ha commesso i fatti con abuso di autorità nelle relazioni di ufficio”.
Ieri, 20 ottobre l’uomo in aula si è dichiarato innocente, e ha negato tutte le contestazioni. Ma non solo, avrebbe inoltre aggiunto che sarebbe stata proprio la donna, costituitasi nel processo come parte civile insieme al Museo, ad avere dimostrato degli atteggiamenti non professionali nei suoi confronti. Infine, sono stati ascoltati altri due testimoni.
Il licenziamento
Il Museo, venuto a conoscenza dello scandalo in cui era implicato il direttore, ha proceduto con il suo licenziamento. Il direttore ha deciso di intentare una causa, davanti al giudice del lavoro, ormai giunta in fase di appello.