Roma. Disabili e barriere architettoniche: solo promesse infrante
Roma Capitale condannata per comportamento discriminatorio. E le mozioni sul diritto all’accessibiità restano inattuate
ROMA, CAPITALE DELLE BARRIERE ARCHITETTONICHE – La Grande Bellezza delle barriere architettoniche di Roma. Chissà, se a presentare agli americani un film del genere, comunque riusciremmo a prendere l’Oscar. Sicuramente, un premio a Roma Capitale va. Ed è quello dell’inadempienza, rispetto ad una sentenza, proprio in tema di eliminazione delle suddette barriere architettoniche, per la quale Roma Capitale è stata ritenuta responsabile di un comportamento discriminatorio ai danni del co-presidente dell’Associazione Luca Coscioni.
A denunciarlo, il gruppo consiliare capitolino del MoVimento 5 Stelle. E non si parla certo di dati slegati dalla realtà. A testimoniare la difficoltà che vive un disabile, ogni giorno, negli spostamenti interni alla Capitale, ci ha pensato Claudio Palmulli, figlio del più famoso ‘Mister Ok’. Come abbiamo spiegato, Claudio, 27enne disabile, ha raccontato le sue difficoltà in una lettera. Il suo appello, non è rimasto inascoltato e così il consigliere M5S Daniele Frongia, ha organizzato un ‘viaggio’, da Dragonecello – luogo dove Claudio vive – fino al centro di Roma. Rimandiamo a questo articolo, nel quale raccontiamo le (dis)avventure di quella giornata.
Come sottolineano i consiglieri grillini, “il 29 ottobre 2013 l'Aula Giulio Cesare ha approvato all'unanimità una mozione che impegnava il Sindaco e la Giunta ad adottare con la massima urgenza il Piano di Eliminazione delle Barriere Architettoniche (PEBA)” – si tratta di specifici strumenti di gestione e pianificazione urbanistica previsti dalla legge finanziaria del 1986. Questi Piani avrebbero dovuto essere adottati, fin dal febbraio 1987, dagli Enti centrali e locali in base alle rispettive competenze sull’edificio o sullo spazio pubblico da adeguare, pena, per i Piani di pertinenza dei Comuni e Provincie, la nomina di un Commissario ad hoc da parte della Regione. “È del tutto evidente – si legge sul sito dell’Associazione Luca Coscioni – che i PEBA sono, per la stragrande dei soggetti obbligati, solo un oscuro acronimo, viceversa, sono strumenti basilari ricognitivi, atti a dare certezza prospettica al diritto alla mobilità delle persone con disabilità, in quando da detti Piani deve risultare anche la tempistica degli interventi per eliminare le barriere”.
Ebbene – continuano i consiglieri del M5S – “riprendendo le parole con le quali il proponente della delibera, il consigliere di maggioranza Riccardo Magi, la presentava, oggi, a distanza di quasi un anno, Roma Capitale continua ad essere inadempiente rispetto a quella sentenza in tema di eliminazione delle barriere architettoniche”.
SINDACO MARINO, IL GRANDE ASSENTE – Fosse solo una questione di inadempienza, non ci sarebbe nemmeno troppo di cui meravigliarsi, visto che quotidianamente assistiamo a mancate promesse, visto che quotidianamente siamo abituati a veder disattendere i programmi elettorali che, quel mese e mezzo prima delle elezioni, sembrano pieni di cambiamenti, proposte e progetti brillanti ma che poi, ne fatti, si rivelano fuffa. “Abbiamo invitato all'iniziativa il sindaco, tutti i 48 consiglieri comunali e tutti gli assessori, ma non si è presentato nessuno (dobbiamo, comunque, ringraziare il consigliere Alessandro Onorato e gli assessori Marta Leonori e Paolo Masini per aver risposto all'invito. L'Assessore allo Sport Luca Pancalli ha inviato una lettera che abbiamo consegnato a Claudio, mentre Improta ha inviato un funzionario Atac che ci ha accompagnato durante il viaggio)” – continuano i consiglieri del M5S.
E l’assenza del sindaco è stata rimarcata dallo stesso Claudio: “Sarebbe stato bello fosse venuto il Sindaco qui, eh, tempo per organizzarsi ne aveva… Vorrei andarlo a trovare in Campidoglio” – ha dichiarato durante il viaggio di sabato mattina.
E sarebbe anche stato utile, oltre che bello, secondo i grillini della Capitale, “poiché si sarebbe reso conto che la mozione per l'adozione del piano di eliminazione delle barriere architettoniche, che è stata approvata a parole da lui e la sua Giunta, è rimasta completamente inattuata nei fatti. Bisogna iniziare a fare cose concrete: chiederemo all'Aula e alla Giunta un piano di interventi con date certe. Spero sia una battaglia di tutti” – concludono.
UNA MOZIONE INATTUATA, NONOSTANTE LE PROMESSE ELETTORALI – Con la mozione, approvata ma inattuata, si sottolineava che “la Costituzione della Repubblica italiana all'art. 16 garantisce il diritto alla mobilità di ogni cittadino; la concreta fruizione di questo diritto per le persone affette da disabilità, sancita dal principio di eguaglianza di cui all'art. 3 della Costituzione, costituisce lo strumento e la precondizione indispensabile per ciascun individuo per potere esercitare tutta un serie di diritti nonché per integrarsi nell'ambiente sociale”. Non solo: “l’art. 3, comma 2, della Costituzione demanda al legislatore il compito di rimuovere tutti gli ostacoli di ordine economico e sociale che possono ostacolare l’attuarsi in concreto del principio di eguaglianza. E’ proprio sulla base di questa specifica previsione costituzionale che va inquadrata tutta la legislazione ordinaria in tema di disabilità, ivi compreso l’aspetto della mobilità, ed il correlato obbligo per la Pubblica Amministrazione di eliminare le barriere architettoniche”.
Il diritto alla mobilità, inoltre, “con l’entrata in vigore in Italia della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità del 2006, con la Legge n. 18 del 3 marzo 2009”, si è qualificato ulteriormente “come diritto all'accessibilità. Tale diritto è strettamente correlato alla realizzazione di alcuni dei più rilevanti principi, cui è finalizzata la Convenzione stessa, vale a dire il diritto per le persone con disabilità alla vita indipendente ed all'inclusione sociale”.
Ai fini dell’attuazione delle premesse di cui sopra, “le leggi italiane prevedono l’adozione da parte dei comuni di Piani per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche (PEBA)”.
Ad aggiungere, come si dice, carne al fuoco, la sentenza nel marzo 2012, emessa dalla Seconda Sezione del Tribunale Civile di Roma, con la quale “Roma Capitale è stata condannata per comportamento discriminatorio nei confronti Gustavo Fraticelli, co-presidente dell'Associazione Luca Coscioni. Il Comune è stato ritenuto responsabile, infatti, di aver impedito a Fraticelli, persona disabile costretta a muoversi sulla sedia a rotelle, di accedere a causa della presenza di barriere architettoniche alle fermate degli autobus ubicate in alcune zone del centro storico della Capitale”.
Dall’andamento del procedimento – continua il testo della mozione – “si evince chiaramente che il Comune di Roma non è in possesso del suddetto PEBA in quanto all’esito della sentenza ha dovuto elaborare ex novo un piano specifico per l’oggetto del contenzioso”.
Strano a dirsi, dal momento che – ancora una volta usando i termini della mozione – “l’abbattimento delle barriere architettoniche è stata indicata più volte dal sindaco Marino come una priorità per l’azione della Giunta”.