Roma divisa sul conflitto in Siria
Conflitto in Siria: Roma divisa tra i sostenitori dei ribelli e quelli di Assad
A distanza di tre anni esatti dall’inizio della guerra terroristica in Siria, Roma si divide tra chi celebra le ragioni degli oppositori e chi quelle del Governo di Bashar. Entrambi gli schieramenti, da opposti punti di vista sostengono di difendere le ragioni del popolo siriano che, dato inconfutabile al di là delle divergenze di opinione, è ingiustamente martoriato da una lunga guerra che continua a mietere le maggiori vittime proprio tra la popolazione civile. Rispetto alla natura del conflitto, durante questi tre anni, molte testimonianze hanno rivelato come quest’ultimo sia oramai esclusivamente portato avanti da jihadisti e fondamentalisti accorsi da mezzo mondo per combattere (come ha testimoniato anche il giornalista Quirico nei suoi racconti di prigionia, ndr), con finalità che sembrano definitivamente scontrarsi con le istanze libertarie e democratiche figlie della ‘Primavera araba’.
I sostenitori dei c.d. ‘ribelli’ si sono ritrovati oggi in corteo, da piazza della Repubblica a Santi Apostoli per manifestare “solidarietà al popolo siriano”, mentre gli attivisti del ‘Fronte Europeo per la Siria’ e della ‘Comunità siriana in Italia’ hanno deciso di far valere le proprie ragioni affiggendo centinaia di manifesti in tutta Roma.
Secondo Giovanni Feola, portavoce del Fronte Europeo per la Siria, quella in Siria è “una guerra eterodiretta da stati esteri per colonizzare e smembrare il paese, utilizzando le truppe "cammellate" dell' integralismo religioso di matrice salafita finanziate dalle Petro monarchie e dall'Occidente”. “La Siria – prosegue Feola – è uno dei pochi paesi arabi rimasti laici e sovrani e oggi il nostro pensiero va ai migliaia di giovani soldati di leva che, a dispetto delle conferenze internazionali, garantiscono con il loro sangue il diritto alla Nazione siriana di esistere come stato laico, sovrano e socialista”.
Sulla matrice del conflitto siriano anche Jamal Abo Abbas, Presidente della Comunità Siriana in Italia, sostiene che si tratta di un “complotto del fondamentalismo mondiale, a scapito della Nazione ed anche dell’Occidente, perché le mire terroristiche sono universali”.