Roma, domestico ridotto in schiavitù dai padroni di casa
L’uomo, un bengalese di 40 anni, sarebbe stato costretto a subire violenze e umiliazioni per sei anni
Sono stati rinviati a giudizio dal giudice Andrea Fanelli con le accuse di violenze domestiche e lesioni i due imprenditori romani che avrebbero ridottò in schiavitù un domestico in servizio presso la loro villa a ridosso del parco dell’Appia Antica. L’uomo, un quarantenne bengalese, avrebbe subito angherie e vessazioni per sei anni, al punto da essere ricoverato due volte, fino al 2016, quando decise di di esporre denuncia.
Il racconto del domestico schiavizzato
“Sono stato assunto nel 2009 per lavorare 4 ore al giorno, ma lavoravo tutto il giorno, tutti i giorni”, ha raccontato il domestico agli inquirenti”. “Ho sopportato ogni umiliazione finché ho potuto – ha rivelato l’uomo – perché non volevo rinunciare a un tetto per me e mia moglie, ma anche a un contratto di lavoro. Tant’è che avevo taciuto quando sono stato morso dai cani, ma degli schiaffi in faccia non ne potevo più. Quando mi hanno bastonato mentre raccoglievo le olive, nell’autunno dello scorso anno, ho sporto denuncia e mi sono licenziato”.
Roma, bengalese di 40 anni ridotto in schiavitù da due imprenditori
Il bengalese, assunto con contratto da domestico a tempo indeterminato e con assegnazione di una depandance con 5 stanze, avrebbe subito un trattamento da servo, soggetto a ceffoni, umiliazioni e spesso fatto inseguire da tre cani. Inoltre, sarebbe stato costretto a coltivare cavolfiori o marjuana: per ogni pianta che si ammalava sarebbero arrivate le strigliate dei padroni di casa.