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Roma e città italiane, misure antiterrorismo rafforzate nel periodo natalizio

Dopo gli attacchi del 29 novembre a Londra e a l’Aia anche la capitale incrementa le misure di sicurezza

Dopo gli attentati nei pressi del London Bridge e quello in una strada commerciale dell'Aia il 29 novembre scorso, anche Roma entra in stato di allerta antiterrorismo e rafforza le misure cautelari nel periodo natalizio. Periodo che, come sappiamo è particolarmente sensibile quando si tratta di atti terroristici di matrice islamica. Ricordiamo infatti il camion che si schiantò sulla folla dei mercatini di Natale a Strasburgo, nel dicembre 2018, il bilancio fu di due morti e 14 feriti.

Un nuovo Isis

Infatti, in seguito alla morte del califfo Al-Baghdadi a ottobre 2019, e la perdita del territorio geografico e di una sede locale con la caduta di Baghouz in Siria nel marzo dello stesso anno, l'Isis, ha chiamato con tutti i suoi rigurgiti di sopravvivenza, i suoi affiliati, per compiere atti violenti con qualsiasi mezzo, anche un coltello in mezzo ad una piazza affollata.

 

Non ci sono allarmi in corso

Precisiamo che non sono stati trovati legami tra l'attentatore di Londra e l'Italia, ma le misure di sicurezza della nostra intelligence sono ai massimi livelli: si lavora sottotraccia per rilevare se vi siano comunicazioni tra “lupi solitari” e la capitale, anche per mezzo di intercettazioni volte a captare se vi siano emulatori. Dopo gli attentati è infatti stato riunito un vertice al Viminale per con il “Casa” comitato di analisi strategica antiterrorismo. In tutte le città italiane saranno rafforzati i presidi, soprattutto nei luoghi di culto e nelle strade più turistiche e a intenso traffico pedonale.

I "Lupi solitari"

Il profilo “tipico” dei lupi solitari resta quello di emigrati di seconda generazione, spesso emarginati, con difficoltà economiche che vivono in periferia. Sono coloro che si sentono appartenere al paese di origine dei genitori, ma anche alla nazione dove abitano e sono nati. Questo causa in loro una sorta di confusione identitaria, soprattutto laddove le condizioni di vita non permettano un'alta scolarizzazione e accessibilità al mondo del lavoro, terreno fertile per rivendicazioni ideologiche e recriminazioni religiose-rezziali. Quello terroristico resta quindi un problema sociale e non solo criminale e politico in Europa

 

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