Roma, “Fai schifo malata”: ragazza disabile derisa da bulli in classe
La giovane frequentava l’alberghiero perchè voleva realizzare il suo sogno: diventare cuoca
Insulti e botte, umiliazioni e pianti. Un anno scolastico infernale per una studentessa, diversamente abile, di un istituto superiore in zona Cinecittà. Due compagni di classe la perseguitavano senza darle sosta: «È arrivata l'handicappata», le dicevano di continuo tra le risate generali degli altri alunni. Una situazione intollerabile che ha spinto la famiglia della ragazza a denunciare. La procura dei minori ha aperto un fascicolo per il reato di stalking e adesso passa al vaglio la posizione dei due adolescenti.
La ragazza a scuola voleva andarci nonostante tutto e tutti. Aveva un obiettivo: diventare cuoca. Solo l'alberghiero le poteva permettere di realizzare il suo sogno. Perciò faceva in modo, ogni mattina, di evitare i due bulli. Entrava all'ultimo minuto. Tentava di non farsi vedere, di essere invisibile per i due compagni di classe e allo stesso tempo essere sempre presente dietro al banco. Ma quando i due bulli la incontravano, non avevano nessuna pietà per lei: «Ecco la mongoloide». E ancora: «Che ti guardi malata, fai schifo». Queste sono solo alcune espressioni (riportate nella denuncia) di una lista infinita di insulti che la studentessa subiva quotidianamente. Violenze verbali e fisiche a cui non era capace di rispondere. Alla fine la giovane, schiacciata da questa situazione, ha deciso di ritirarsi. Isolata e umiliata ha interrotto gli studi in quella scuola.
Perfino le crisi epilettiche, di cui soffriva, erano spesso motivo di dileggio. In un paio di casi la ragazza, preda delle convulsioni, era stata derisa dai due bulli: «Ecco la sceneggiata chi vuole vedere lo spettacolo paghi il biglietto». La vicenda era culminata con due aggressioni fisiche. Una durante il cambio dell'ora tra un insegnante e un altro. La studentessa era stata circondata sempre dai suoi aguzzini: spintonata e schiaffeggiata. In un'altra occasione, nei corridoi, le era stato fatto uno sgambetto. Lei era caduta di fronte a tutti: risate collettive. Infine le era stata scaraventata una sedia addosso.