Roma, Favori per eludere controlli Asl a ristoranti: 11 indagati
Tramite una società di servizi, intestata al figlio di uno degli indagati, era possibile sanare irregolarità, con rilascio di false certificazioni
Undici persone iscritte nel registro degli indagati, accusate di associazione a delinquere, corruzione e concussione. Per quattro di loro, tra cui due funzionari Asl, misure interdittive di sospensione dell'esercizio di pubblico ufficio e divieto di esercitare attività professionale e d'impresa. Il provvedimento, disposto dal Tribunale di Roma, è arrivato a seguito di un'indagine portata avanti dagli agenti del Comando generale della Polizia locale di Roma Capitale.
Quasi tre anni di attività investigativa dei caschi bianchi, su delega della Procura di Roma, hanno fatto emergere un sistema corruttivo che vede coinvolti decine di imprenditori romani nel campo della ristorazione e il settore dei controlli igienico- sanitari. Un circuito illegale costituito da ricatti, consulenze pilotate, rilascio di documentazioni false da cui derivavano forme illecite di guadagno e vantaggi, a vario titolo, per tutti i soggetti coinvolti.
Oltre 800 pagine di informativa hanno ricostruito un'associazione a delinquere basata su un sistema di elusione delle verifiche sanitarie Asl e dei successivi provvedimenti sanzionatori: tramite una società di servizi, intestata al figlio di uno degli indagati, era possibile sanare irregolarità, anche gravi, con rilascio di false certificazioni per attività come bar, ristoranti, pizzerie, molte delle quali nel quartiere Prati e altre zone di Roma Nord.
La vicenda ha avuto origine nell'ottobre del 2015, da un controllo svolto dal personale del Comando generale presso un locale di ristorazione in piazza Risorgimento, nel quartiere Prati. Durante gli accertamenti sono emerse irregolarità che hanno determinato la chiusura dell'esercizio per gravi carenze igienico-sanitarie. I primi sospetti sono nati il giorno seguente al provvedimento, quando durante un sopralluogo, gli agenti hanno trovato il locale in piena attività.
Il titolare giustificava la riapertura consegnando agli operanti una documentazione che presentava anomalie tali da destare sospetti sulla veridicità delle attestazioni. Da qui le indagini. Nei mesi successivi l'attivita' investigativa, oltre a confermare le ipotesi sulla falsità delle certificazioni, ha fatto emergere un'ampia rete illegale costituita da decine di casi in cui gli esercenti venivano costretti dai due funzionari Asl a rivolgersi ad una determinata società di consulenza, prospettata come unica soluzione per sanare le irregolarità ed in tempi rapidissimi.
Particolare non irrilevante il fatto che il socio di maggioranza della società fosse proprio il figlio, B.A., di uno dei due tecnici Asl. Questo espediente avrebbe permesso così ai titolari delle attività di evitare multe salate ed i conseguenti provvedimenti di chiusura.
Dati i numerosi vantaggi, gli imprenditori, in alcune situazioni, sembrerebbe abbiano avuto atteggiamenti compiacenti, non rendendo indispensabile una condotta costrittiva da parte dei funzionari Asl. B.A. si presentava puntualmente dopo le irregolarità riscontrate dal padre, fornendo ai ristoratori tutte le indicazioni per ottenere in brevissimo tempo la certificazione Haccp tramite la sottoscrizione di un contratto con la sua società.
In questo modo 'avrebbero risolto tutto loro e lui (il padre) non sarebbe tornato'. La documentazione in tema di prevenzione sanitaria e falsi certificati, attestanti la frequenza ai corsi in materia di sicurezza alimentare, in realtà mai seguiti dagli operatori commerciali, venivano rilasciati e sottoscritti dall'altra socia, G.S.
Tutte attestazioni emesse con data antecedente ai controlli. Ed è proprio questo il meccanismo alla base di un'associazione a delinquere, che per anni, ha permesso ai soggetti coinvolti di trarre vantaggi a danno della salute dei consumatori: i tecnici Asl, di fatto, svolgevano il ruolo di 'procacciatori di clienti' per la società di consulenza sanitaria.
Il gip del Tribunale di Roma, ha disposto la sospensione dell'esercizio di pubblico ufficio per i funzionari della Asl, B.M. e N.C., entrambi di 63 anni, ed il divieto temporaneo di esercitare l'attività professionale per i due soci della società di consulenza, B.A. e G.S., nonché la cancellazione dal registro delle pubbliche imprese delle stessa.
Su di loro pendono diversi capi di imputazione, che vanno dalla corruzione, alla concussione, al falso in atto pubblico fino all'omissione atti di ufficio con l'aggravante della pubblica funzione e dell'associazione a delinquere. Tuttora al vaglio degli inquirenti la posizione di altre persone che potrebbe portare alla luce una rete illegale ben più ampia, con il coinvolgimento di altri soggetti pubblici e non. (Dire) (Foto di repertorio)