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Roma Film Fest, premiati, promossi e bocciati nell’ultima giornata

L’ultima giornata del Roma Film Fest racconta dal nostro inviato Mario Conti: premiati e bocciati da critica e pubblico

Roma Film Fest

Roma Film Fest

Roma Film Fest, premiati, promossi e bocciati di questa edizione.

L’11ª giornata della Festa.

I PREMI:

Premio del Pubblico

ETE’ 85

film, FR 2020, durata 100’. Regia: François Ozon.

Alice nella Città

KAJILLIONAIRE

film, USA 2020, durata 106’. Regia: Miranda July.

Con la giornata di domenica ci congediamo dalla 15ª Festa del Cinema di Roma.

Roma Fil Fest, il premio del pubblico

La giuria popolare ha assegnato il Premio del Pubblico come miglior film a Eté 85 di Ozon. Ne abbiamo parlato qui: https://www.romait.it/roma-festa-del-cinema-ozon-non-tradisce-carnage-familiare-peruviano-e-unamelie-italiana.html.

Ci sembra un buon responso: bella la storia, iscrivibile alla categoria dei “film di formazione”; con una suspense ben calibrata, ottima la confezione (stile anni ’80, gli stessi anni in cui la vicenda è ambientata), girato in pellicola (ormai una rarità) e quindi con quel sapore visivo particolare, location suggestive (la costa scoscesa della Normandia). Il nome di Ozon, regista cinquantenne molto corteggiato dalla critica, generava aspettative, non tradite.

Gli preferivamo gli inglesi After love, e, in seconda battuta, Supernova: per le intense interpretazioni, per l’analisi non banale dei sentimenti in gioco. Ma insieme formano una bella terna che vi raccomandiamo di recuperare, nelle sale o in streaming, quando sarà.

Kajillionaire, soggetto originale e innovativo

Per Alice nella Città, la giuria dei giovani ha premiato l’americano Kajillionaire.

Frattanto il film meriterebbe un premio speciale per il soggetto più originale e innovativo, la curiosissima e insidiosa commedia di una famiglia (madre, padre, figlia ventenne) sui generis, dedita esclusivamente all’arte di truffare e derubare il prossimo, ad ogni piè sospinto e a tutti i costi; non truffe in grande, ma piccoli raggiri, espedienti, recuperi dal fondo della pentola. In realtà la figlia (che aveva dovuto incassare anche l’assurdo nome di Old Dolio, quello di un anziano che i genitori intendono commuovere e poi infinocchiare) subisce, più che condividere, la scelta di vita dei due; ma si piega, e come uno zombie fa la sua parte. Finché nella loro routine non irrompe la portoricana Melanie, altro personaggio indecifrabile ma ipervitale.

Il film ha ambizioni: una regista eclettica, Miranda July; noti interpreti, Richard Jenkins e Debra Winger; Brad Pitt fra i produttori esecutivi… Ma fa un effetto spiazzante, perché lo spettatore è costantemente combattuto fra il divertimento delle meschine trovate e degli accomodamenti madornali architettati dalle due “menti” e il disgusto e l’irritazione prodotti dai comportamenti messi in atto per riuscirci.

Ai ragazzi è evidentemente piaciuto, ma anche un adulto avrà materia per divertirsi (con un fondo molto amaro…) e riflettere sulla metafora della società che il film contiene; la vittoria del Premio e i sunnominati padrini ne renderanno più che probabile la distribuzione da noi.

Anche qui non storciamo la bocca sul verdetto, anche se, come recentemente scritto su queste pagine, il nostro favorito per Alice resta il francese Gagarine, che comunque ha meritato la Menzione Speciale del Premio Camera d’Oro / MyMovies. Ma segnaliamo anche Trash, Tigers, Sul più bello, HerselfLa vita che verrà.

Roma Film Fest, altri titoli che vogliamo ricordare

Il nostro bilancio della soddisfazione ci obbliga a ricordare anche gli altri titoli che secondo noi meritano una buona circolazione (ansia e decreti permettendo): soprattutto il solido The courier – L’ombra delle spie, presentato nella sezione Tutti ne parlano. Poi il cartoon Soul che però rischia di poter essere visto solo abbonandosi alla neo-piattaforma Disney (una scelta che ha fatto molto discutere). The shift, incalzante thriller italo-belga (!) dai risvolti umani. Cosa sarà, italiana commedia malinconica.

Sulle pagine di RomaIT trovate gli approfondimenti.

E magari altri ce ne sono, che ci avrebbero strappato l’applauso; ma già la corvée a cui l’inviato si è sottoposto lo porta a rasentare la denutrizione e l’esaurimento nervoso; qualcosa doveva essere sacrificato: la riduzione delle disponibilità di accrediti-stampa dovuta alle contingenti misure di sicurezza ha impedito un rafforzamento della task force di questa testata.

Altri film vi abbiamo taciuto: qualcuno per inconsistenza; altri perché troppo di nicchia per sperare in una distribuzione regolare: inutile accendere aspettative che vi avrebbero lasciati a bocca asciutta.

Ma c’è anche…il bilancio del tedio

Poi naturalmente c’è il bilancio del tedio: le purghe, espressione di cui ci assumiamo tutta la responsabilità: schiere di duri e puri, cinefili talebani, penitenti impenitenti ci additeranno, ma noi abbiamo la coscienza a posto, sapendo (o sperando) di rivolgerci a un pubblico dal volto umano. Citiamo anche questi titoli per amor di completezza, per avviso ai naviganti e anche per dispetto (nel nostro piccolo) a chi li ha resi possibili e ha concepito di castigare anziché premiare gli inavvertiti spettatori. Parliamo di presenze come Stardust, oltraggio alla memoria di David Bowie. Ricochet, oltraggio alla pazienza e allo spirito di sacrificio dello spettatore. Wendy, oltraggio ai poveri bambini che abbiamo visto abbandonare a metà la sala, traditi dall’aspettativa di un Peter Pan con un po’ d’azione e di fantasia, e colpiti dal ritrovarselo di colore (sulle prime avevano stentato a riconoscerlo).

Ma come non citare True Mothers, supponente cataplasma; in ossequio alla sua fama di delicata poetessa della natura, la nipponica regista inframezza una storia già lenta con ordinari controluce di fiori in boccio e rugiade vibranti; i tramonti sono omaggio. Home è un Brutti Sporchi e Cattivi in salsa californiana fra interni domestici che sembrano discariche, laidi individui intenti all’unica occupazione di stappare birre, balordi ed ex carcerati che girano in monopattino.

Non potrete tacciarci di aver peccato di omissione.

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