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Roma, gestore canile Muratella: “Più che canile sembrava Centro sociale”

“Quando siamo arrivati a Muratella abbiamo trovato cani negli uffici, nei garage, nei corridoi: sembrava più un centro sociale occupato che un canile”

“Quando siamo arrivati a Muratella abbiamo trovato cani negli uffici, nei garage, nei corridoi: sembrava più un centro sociale occupato che un canile”. Lo ha detto Vito Luigi Pellegrino, rappresentante della società Agro Aversano che gestisce i canili di Muratella e Ponte Marconi, intervenuta durante la seduta straordinaria dell’Assemblea capitolina sulle problematiche dei canili e dei gattili di proprietà comunale.

Come ha spiegato il gestore, “a Muratella il potenziale di accoglienza è di 399 cani, a Ponte Marconi di 200 ma effettivamente è di 120 perché uno spazio è interdetto, dato che il dipartimento lo considera non idoneo dal punto di vista igienico sanitario perché è rivolto verso un muro”.

Per quanto riguarda i dati, “gli ingressi in canile nel 2014 sono stati 1.317, nel 2015 1.588, nel 2016 1.613, nel 2017 1.798, nel 2018 1.964 e nel 2019 a maggio sono 809. I cani in ingresso sono in costante aumento nonostante le strutture possano ospitare solo 400 cani da una parte e 120 dall’altra.

I cani presenti a Muratella, rispetto a un’autorizzazione per 399 cani, nel 2014 erano 709, nel 2015 545, nel 2016 580, poi con la nostra gestione il numero è sceso sensibilmente a 512 nel 2017, 422 nel 2018 e 446 nel 2019″.

Rispetto alle adozioni, “e parlo di adozioni definitive al netto dei rientri- ha sottolineato Pellegrino- nel 2014 erano 710, nel 2015 1.009, nel 2016 965, con la nostra gestione nel 2017 erano 1.203, nel 2018 1.129 e nel 2019 a maggio sono 451. Anche le adozioni definitive dei cani sono quindi sensibilmente aumentate”.

In questi giorni, ha poi sottolineato il rappresentante della Agro Aversano, “ci sono state delle polemiche anche in merito ai decessi, sembrerebbe quasi una tragedia, ma i numeri dicono tutt’altro: secondo i dati Asl e della Regione i cani deceduti a Muratella nel 2014 erano 124 (6,1% rispetto ai cani presenti), nel 2015 131 (6,1%), nel 2016 121 (5,6%), mentre con la nuova gestione i cani deceduti nel canile rifugio sono passati a 11 nel 2017, 11 nel 2018 e 6 nel 2019.

Il dato complessivo canile rifugio più canile sanitario, distinzione che fino al 2016 non c’era ed è un problema anche per l’applicazione della normativa igienico-sanitaria, nel 2017 vede 71 cani morti (il 3% dei presenti), nel 2018 73 (3%) e nel 2019 41 (3,2%).

Il numero dei disagi è quindi dimezzato rispetto alla passata gestione”. E’ evidente, ha concluso il gestore, “che questi sono numeri fisiologici perché i cani non vivono in eterno, soprattutto in una struttura problematica qual è il canile. Sono dati che invito a comparare non solo con la passata gestione, ma con qualsiasi canile d’Italia”.   (Dire) (Foto di repertorio)

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