Roma, il Quarticciolo verso il commissariamento: pioggia di proteste sul decreto Caivano
Contestata la scelta del governo Meloni di commissariare il quartiere: si teme la criminalizzazione e l’aumento della marginalizzazione
Il Quarticciolo, quartiere della periferia est della Capitale, diventa un nuovo banco di prova per il decreto Caivano voluto dal governo Meloni. La misura, pensata per contrastare degrado e criminalità nelle aree più fragili del Paese, non si limita a stanziare fondi per la riqualificazione urbana, ma prevede anche un commissariamento del territorio e un pacchetto di misure repressive che puntano soprattutto a colpire i minori coinvolti in attività criminali.
Quarticciolo, c’è il rischio di criminalizzazione del quartiere
La decisione di inserire il Quarticciolo nel decreto ha scatenato un’ondata di proteste da parte di associazioni locali, rappresentanti del municipio e esponenti del centrosinistra. Il timore? Che la politica del “pugno di ferro” finisca per criminalizzare il quartiere, ignorando le reti di solidarietà già presenti sul territorio e le richieste di intervento condiviso.
Il Quarticciolo è uno dei quartieri popolari più problematici di Roma, noto per essere diventato una delle principali piazze di spaccio di crack. La criminalità organizzata, qui, arruola spesso giovani e minori, spinti verso attività illegali dalla mancanza di opportunità e dall’assenza di spazi aggregativi e servizi sociali adeguati.
Eppure, nonostante le difficoltà, il quartiere ha saputo costruire una rete di resistenza civile fatta di associazioni e volontariato. Tra le iniziative più significative ci sono il doposcuola popolare, la palestra sociale e persino un ambulatorio medico autogestito.
Decreto Caivano, cos’è
“Resistiamo quotidianamente all’abbandono istituzionale e alla devastazione portata dalla vendita di crack”, scrive l’associazione Quarticciolo Ribelle in una lettera pubblicata sui social. “Meloni e Salvini ci raccontano che stanno fermando le mafie, ma con i loro interventi finiscono per favorirle. Tagliano il welfare necessario per offrire alternative e inaspriscono le pene, colpendo soprattutto i giovani”.
Il modello Caivano, adottato nel comune campano dopo i gravi episodi di criminalità giovanile, prevede una duplice strategia: da un lato fondi per la riqualificazione urbana, dall’altro una serie di misure repressive volte a prevenire il coinvolgimento dei giovani nei circuiti criminali. Tra queste:
- Daspo urbano per i minori;
- Custodia cautelare in carcere per i reati più gravi;
- Avviso orale;
- Pene più severe per chi detiene o spaccia armi e droga.
Il governo intende applicare questo schema anche al Quarticciolo. Tuttavia, la scelta di commissariare il quartiere – sottraendo al Comune e al municipio la gestione degli investimenti e della sicurezza – è ciò che ha suscitato le maggiori polemiche. Secondo il decreto, la gestione del quartiere sarà affidata a un commissario straordinario, che avrà pieni poteri decisionali su come impiegare le risorse stanziate e sulle politiche di sicurezza.
Le associazioni locali: “Così si aumenta marginalizzazione”
La reazione del Municipio V – che comprende il Quarticciolo – è stata immediata. Il presidente Mauro Caliste (Pd) ha respinto con forza la misura, definendola “una ghettizzazione del quartiere”. “Le forze dell’ordine stanno già facendo un lavoro straordinario, colpendo la testa della criminalità organizzata e non solo le gambe. Ma non si può pensare di risolvere i problemi di un territorio escludendo le istituzioni locali e le realtà associative che ogni giorno lavorano sul campo,” ha dichiarato Caliste.
Anche la consigliera regionale Emanuela Droghei, della segreteria del Pd Roma, ha criticato il commissariamento: “Non possiamo sostituire la cooperazione con l’imposizione. Chi conosce davvero il quartiere sono le persone che lo vivono ogni giorno, non un commissario calato dall’alto”.
Le associazioni locali, dal canto loro, sottolineano che la vera risposta al degrado non è la repressione, ma investire nel welfare e offrire opportunità ai giovani. “Eliminare spazi sociali e inasprire le misure punitive significa solo aumentare la marginalizzazione,” si legge nella lettera di Quarticciolo Ribelle.
Decreto Caivano, il caso di Tor Bella Monaca
Il caso è già approdato in Parlamento. Le deputate del Pd Michela Di Biase e Debora Serracchiani hanno presentato un’interrogazione indirizzata alla premier Giorgia Meloni e al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, chiedendo quali siano i criteri oggettivi che hanno portato alla scelta del Quarticciolo come uno dei quartieri da commissariare. “Nel decreto non sono indicati i motivi per cui il Quarticciolo è stato selezionato,” spiegano le parlamentari, che chiedono trasparenza e spiegazioni sulle scelte del governo.
Il presidente del Municipio V, Caliste, ribadisce di non essere stato consultato: “Non abbiamo mai chiesto di essere inseriti nel decreto”, aggiungendo che da tempo aveva avanzato una proposta di cabina di regia che coinvolgesse Comune, Regione e associazioni locali per affrontare i problemi del quartiere con un approccio integrato.
Curiosamente, l’unico municipio che aveva chiesto esplicitamente di essere inserito nel decreto Caivano è stato escluso. Si tratta del VI Municipio, guidato da Nicola Franco, esponente di Fratelli d’Italia e unico presidente municipale del centrodestra a Roma.
Franco aveva candidato Tor Bella Monaca – un altro quartiere periferico con gravi problemi di criminalità e degrado – per ricevere fondi e interventi previsti dal decreto. Ma il governo ha scelto diversamente, lasciando il Municipio VI a bocca asciutta e concentrando l’attenzione sul Quarticciolo.