Roma, in scena Io ed Elena, Donatella Busini: “siamo tutti un po’ guasti”
Intervista a Donatella Busini, in scena in questi giorni al teatro Trastevere con la piece “Io ed Elena”, scritto e interpretato con maestria
“Io ed Elena”, dall’11 al 14 maggio al Teatro Trastevere di Roma, dramma scritto da Donatella Busini, che vede due protagoniste femminili, una madre e una figlia vicine nella solitudine con cui l’esistenza e la malattia le hanno portate a convivere, gettarsi addosso rancori mai sopiti, paure, rifiuti e ossessioni.
Entrambe dialogano con Blanche DuBois, la controversa protagonista di “Un tram che si chiama desiderio”, l’opera di Tennessee Williams, che rappresenta la loro coscienza e i loro desideri.
Abbiamo intervistato Donatella Busini, che ci ha raccontato come il testo sia nato da un incontro casuale con una donna a Edimburgo.
Donatella, com’è nato questo testo?
“Io ed Elena” nasce da un incontro fortuito al Fringe di Edimburgo, dove ho avuto una lunga conversazione con un’attrice che conviveva con la propria madre psicotica.
Le difficoltà che questa donna affrontava nel quotidiano, nell’assoluta indifferenza di chi le era accanto nella vita, sono state raccontate con palese sollievo a una sconosciuta pur di condividere il suo dramma, evidentemente affrontato in solitudine. La storia mi ha molto colpita e da lì…
Quale le differenze e le similitudini tra le due donne?
Giovanna ed Elena hanno in comune Blanche DuBuois. Blanche è la terza protagonista della pièce; suo è l’incanto, sua la ricerca della meraviglia, suo è il dolore per un passato che fu e che l’ha resa quello che è. La DuBois incarna alcune delle caratteristiche di entrambe le donne in scena: la fragilità di Elena, la sua dolcezza, la folle saggezza; ma rappresenta anche l’incapacità di accettare la realtà di Giovanna, il suo negare il tempo che passa e i tentativi di nascondere un passato che non è limpido, ma sicuramente sofferente. Le protagoniste, tutte molto sole, cercano di compiacere per evitare ulteriori rifiuti.
Io ed Elena, Donatella Busini: “il continuo rincorrere i pensieri volanti”
Lei interpreta il ruolo della madre. Ha cucito il ruolo su sé stessa?
Assolutamente no, io ho semplicemente scritto una storia. I ruoli sono stati scelti dal regista della pièce, Mauro Toscanelli, che mi ha voluta nel ruolo di Giovanna, la madre di Elena.
Tutto gira attorno al concetto dell’incanto: ci spieghi meglio.
L’incanto contrasta in modo sconcertante e meraviglioso con una reale o presunta normalità o anormalità. E tutte le protagoniste lo cercano.
Ha inserito qualcosa di autobiografico nel testo?
Poco, qualche frammento qua e là. Mi appartiene il continuo rincorrerere i pensieri volanti, come Elena sostiene nella parte iniziale, e trasuda una mia sensazione realmente vissuta seppur in un altro contesto, nel monologo da attrice di Giovanna.
Cosa direbbe al pubblico in procinto di venire a Teatro?
Che in fondo si tratta di una storia d’amore vissuta con dolore in uno spazio familiare individuale, disperso come monade nella società contemporanea. Ed è per questo che va assaggiato: in fondo siamo tutti un po’ guasti e .. tanto soli! Allora stringiamoci un po’, per un attimo, a Teatro.