Roma, inchiesta stazioni: a Ostiense ripetuti furti e aggressioni
Roma, la nostra inchiesta sulle stazioni. Ostiense, la terza stazione per importanza mette a rischio sicurezza 6 milioni di persone ogni anno
Termini, Tiburtina e Ostiense sono attualmente le porte di accesso di una Capitale priva di decoro. Per renderle strutture pulite, recuperate, efficienti e sicure non bastano la repressione e i controlli. Potrebbero diventare luoghi di spettacolo, di vita, di scambio culturale, di eventi di artisti di strada. Uno spazio aperto e forse autogestito dai cittadini.
Termini, Ostiense e Tiburtina sono le tre più importanti stazioni ferroviarie di Roma ma anche tra i punti più pericolosi del centro cittadino. Spesso si parla del pericolo dei quartieri periferici e questo è un dato comune a molte città nel mondo e, purtroppo, Roma non fa eccezione.
Per di più, anche nel centro urbano, ci sono situazioni di degrado ormai non più tollerabili. Ci stiamo avvicinando al Giubileo del 2025, con molti problemi irrisolti e questo del degrado, accanto a quello della raccolta dell’immondizia, è uno dei più gravi da affrontare.
Milioni di passeggeri rischiano borseggi, furti, aggressioni
Da decenni si dibatte sul come eliminare o ridurre questo aspetto del degrado delle stazioni ferroviarie, che deturpa l’immagine stessa della Capitale d’Italia. Ci si interroga anche sul perché si permetta che lo stato di abbandono e di pericolo tocchi centri nevralgici come Termini, Tiburtina e Ostiense. Tre delle più importanti, tra le diverse stazioni ferroviarie, che rappresentano forse gli accessi più utilizzati sia dai turisti italiani e stranieri, che dai pendolari, per spostarsi da e verso la città.
Ma nel tempo nulla è cambiato mai, anzi le piazze e le vie che circondano queste stazioni, sono il rifugio di tanti senza tetto che di notte si appoggiano su cartoni e coperte, circondati da borse e carretti pieni di cianfrusaglie, per poter dormire al riparo. Non solo, sono anche i luoghi preferiti dei borseggiatori, degli scippatori e di chi compie piccole rapine, strappando valige e telefoni dalle mani dei passeggeri.
Pochi sono i presidi di Polizia presenti e di solito, il derubato non sa a che santo votarsi. Le persone, specie gli anziani e i turisti più sprovveduti, le donne da sole, vengono attaccati sulle scale mobili, quando funzionano, alle macchinette mentre tentano di acquistare il biglietto, alle porte delle vetture della metropolitana, nelle strozzature dei percorsi sotterranei, dove si formano le file, negli ascensori, insomma ovunque si formi una ressa di persone.
Ma le aggressioni e le rapine avvengono anche nei piazzali, quello dei Cinquecento a Termini o quello dei Partigiani a Ostiense, dove l’ignaro passante, magari sull’imbrunire, non si rende conto che sta attraversando una savana dove vivono belve affamate e non un centro cittadino.
Ostiense: la promessa infranta del fiore all’occhiello della città
Se mettiamo piede nella Stazione Ostiense, la terza per importanza, con circa 6 milioni di passeggeri l’anno che vi transitano, veniamo colpiti dalle scale mobili ferme, dove un cartello avverte: “Impianto fermo per manutenzione, ci scusiamo per il momentaneo disagio”.
Solo che quel momentaneo dura da anni e anni. Ostiense nacque nel 1938, su volere di Mussolini, per accogliere il suo alleato tedesco Adolf Hitler in visita in Italia. La misero su approssimativamente accanto allo scalo ferroviario Ostiense vicino alla linea Roma-Ostia Lido, espropriando i terreni di proprietà del Collegio del Verbo Divino, che in parte si trova ancora a ridosso dei parcheggi. Una delle aree più abbandonate e degradate.
Poi il 28 ottobre 1940 la inaugurarono ufficialmente, tutta ricoperta da marmi di travertino. Con la piazza dedicata ad Adolf Hitler, così come una delle vie laterali, che poi, prontamente, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, vennero cambiate in Piazzale dei Partigiani e Via delle Fosse Ardeatine.
La Stazione ha subito parecchie ristrutturazioni ma rimane sempre sottoutilizzata. Era nata con l’idea di farne uno snodo importante, con i suoi 15 binari, i collegamenti locali con i principali centri laziali e della Maremma toscana fino a Pisa, il collegamento con l’Aeroporto, tramite un’Air Terminal che non ha mai funzionato, finché nel 2012 divenne il centro Eataly, per la promozione delle eccellenze gastronomiche, ideato da Oscar Farinetti. Da qualche anno è anche scalo del treno privato ad alta velocità Italo.
Stazioni ferroviarie: a Ostiense immondizia, aggressioni e borseggi
Oltre alle scale mobili anche gli ascensori sono spesso fuori servizio. Con grave disagio per gli utenti disabili e persone anziane. Chi arrivasse dai treni con una valigia pesante per salire a via Pellegrino Matteucci avrebbe serie difficoltà a portarla in cima alle scale.
Non sono gli unici handicap, altri ascensori subiscono guasti continui e così le scale mobili, tra le più immobili che vi siano, assieme a quelle del sottopassaggio di Villa Borghese. Questi accessi sotterranei, chiusi perché non funzionanti, costituiscono tuttavia un problema serissimo.
Alle entrate si trovano ammassi di sporcizia, c’è un po’ di tutto, da stracci, bottiglie, cassette, trolley del supermercato, cicche, preservativi, giornali, cartacce, rifiuti organici. Ovviamente tutto questo è un grande richiamo per topi, piccioni e gabbiani, che infatti “stazionano” nell’area del parcheggio, dove troviamo anche gli ingressi alle tane dei roditori, per poi avventarsi su qualsiasi rifiuto abbia sentore di alimento.
Senzatetto, tossici, emarginati vivono sui marciapiedi nei dintorni
Per i senza tetto che hanno eletto l’area del parcheggio, dove c’è anche un car sharing disponibile ai clienti più coraggiosi, a ridosso del muro di cinta del Collegio delle suore del Verbo Divino, gli ingressi dei sotterranei sono comodi bagni per defecare e orinare. L’olezzo nauseabondo che sale da quegli spazi è una cosa di uno schifo insopportabile.
Credo che neanche a Lagos o nella peggiore periferia di Caracas, come reciterebbe una pubblicità, si possa trovare qualcosa di così terribile. Dormono buttati su vecchi cartoni o materassi sporchi, macchiati di orina e infeltriti, coperti come possono, circondati dai pochi averi che conservano, nel timore di essere derubati o ammazzati per sottrarre loro i frutti delle elemosine.
In un caso, uno dei cancelli che impedisce l’accesso ai sotterranei, è chiuso da una catenella con lucchetto, ma non è del Comune, è di uno di questi poveracci, che ha eletto quel tugurio a casa propria. Così loro sentono quei marciapiedi e quei parcheggi, casa loro. Con tanto di fornellino per fare da mangiare e di angolo per defecare, con una vecchia e sgangherata poltroncina per passare in relax le ore del pomeriggio. Non è degno di Roma questo spettacolo.
Il Paradosso delle stazioni: a Ostiense passeggeri e clochard si conoscono perché si incontrano ogni giorno
Tutti i muri sono pieni di scritte: sulle banchine, sui corridoi, sui bagni, anche i vagoni sono coperti da scritte colorate incomprensibili. I controlli durante tutto il giorno sembrano funzionare abbastanza bene ma quando cala l’oscurità la situazione cambia e la stazione si trasforma in un luogo pericoloso: “la sera il sottopasso si spopola e molti senzatetto vengono a dormire. Telecamere ce ne sono ma per sicurezza – conferma una ragazza – preferisco non dover prendere il treno dopo le sette di sera“.
Ormai i passeggeri riconoscono i clochard della stazione: “Quasi tutte le mattine – racconta una pensionata – ai binari 12 e 13 c’è un ragazzo che dorme su una panchina e parla da solo, oppure un altro signore sulla sedia a rotelle che chiede l’elemosina, lo vedo quasi sempre all’entrata principale”.
Tutto è fuori servizio, momentaneamente, da anni
Dei quattro tapis- roulant interni alla Stazione ne funziona uno soltanto. Quello che conduce verso la fermata Piramide della metro linea B, è fuori uso da almeno due anni. Alcuni passeggeri a memoria non ricordano l’ultima volta che l’hanno visto in funzione.
L’accesso alla metropolitana non sempre è sorvegliato, tanto che non è così raro che molte persone accedano alla fermata, o alla Roma Lido, scavalcando il tornello. Il gabbiotto dell’Atac, nonostante che all’interno ci sia un monitor acceso, è sovente deserto, mentre delle due biglietterie automatiche ne funziona una soltanto. Un foglietto di carta appiccicato con lo scotch riporta scritto con una biro “Fuori servizio, out of order”.
Fuori c’è un altro gabbiotto fatiscente. Serviva per ospitare il guardiano del parcheggio. Ora è sigillato, tempo fa vi trovarono un tossico morto per overdose. C’è una puzza insopportabile, forse lo usavano come gabinetto. Non si capisce perché non venga rimosso del tutto.
Degrado: le promesse vuote di Bertolaso e lo stato delle stazioni come Ostiense
Ogni tanto qualcuno viene a pulire. Una ramazzata per portare via tutto il sudiciume accumulato in anni di abbandono. Ma ora sarebbe il caso di passarci di nuovo. In genere la pulizia rende meno insicuro il passaggio nella stazione e al di fuori, dove rischi di calpestare siringhe, vetri, feci o condom, sparsi nel piazzale e sui marciapiedi.
Qualche anno fa Guido Bertolaso, candidato sindaco per il centrodestra, promise che aveva la formula per eliminare il degrado a Roma. Non solo per ridare sicurezza, viabilità, pulizia, decoro e accoglienza e anche edilizia per i meno abbienti. Prima delle elezioni si sa che si fanno promesse eclatanti, poi però la realtà di governo è tutt’altra cosa. Di fatto non ci ha mai reso edotti di quale fosse questa formula magica e così ce ne ha privati, forse perché non lo abbiamo eletto.
Più controlli, più pulizia, ma anche aggiustare ciò che non funziona da anni
Non credo si possano fare miracoli ma certamente per combattere il degrado, non dico tanto, ma almeno di queste tre stazioni, ci vorrebbe un impegno a fondo dell’Ama e del Comune.
Intervenire almeno una volta ogni due mesi, alternandole, e portare via tutta l’immondizia accumulata e pericolosa che vi si trova. Non so come e se si possano spostare i senza tetto, se le strutture di accoglienza di Sant’Egidio e della Caritas o altre consentano di costruire strutture adeguate per accogliere questa gente, che vive nel rischio continuo di malattie, incidenti e aggressioni.
Sarebbe il caso di aggiustare le strutture già fatiscenti degli spazi interni. Presumo sia un problema di costi e di personale. Non oso dare suggerimenti ma è evidente che non si possono tenere delle Stazioni Ferroviarie come queste in quello stato di abbandono.
Se non fosse possibile avere una maggiore presenza di forze di Polizia di pattuglia e nei presidi nelle stazioni, almeno ipotizzare il coinvolgimento di forze aggiuntive, magari con un agente e due ausiliari, per poter coadiuvare la Polizia e mantenere la capacità di svolgere le funzioni di fermo e di controllo. Dotare di telecamere di servizio tutti gli impianti e le aree esterne, con una sala di controllo o di registrazione, per avere la documentazione di chi ha commesso reati di danneggiamento o di aggressione. Questo per l’aspetto repressivo.
Strutture mobili e gestire gli spazi con artisti di strada
Non credo che uno spazio urbano possa essere mantenuto in sicurezza solo con il controllo e la repressione. Occorre far vivere queste realtà, renderle aree partecipate, con spettacoli, mostre, eventi, attività che consentano una presenza costante di cittadini. Mi viene da pensare alle scuole circensi, ai tanti artisti di strada, che potrebbero trovare spazi dove esibirsi. Quando hanno messo un pianoforte negli aeroporti quegli spazi sono diventati più umani. Quando hanno organizzato dei flash mob, in spazi aperti o chiusi, i cittadini erano sorpresi e contenti.
Negli accessi alla metro di Parigi o in alcune piazze del centro di Barcellona, il comune ha scritturato artisti e musicisti che hanno reso più fruibili quegli spazi e quindi più controllati e puliti. Ma si potrebbe anche rendere disponibile parte di quegli spazi per forma autogestite di performances, non solo canora. A Londra, da sempre, c’è Hyde Park Corner, dove chiunque può salire su uno sgabello e parlare al pubblico.
Se un luogo è vissuto e gestito la piccola criminalità non c’entra, se ne tiene lontana. Al ladruncolo serve la folla ma nel caos, nel vuoto della gestione organizzata. Com’è adesso la metropolitana o come sono le stazioni e i piazzali antistanti.
Se questi luoghi fossero pieni di negozi, bancarelle, attività ludiche, l’emarginato non potrebbe restarvi e il ladruncolo si sentirebbe insicuro. Personalmente sono contrario alle ronde dei privati, ai fiancheggiatori della Polizia o alle squadre di quartiere. Sono fenomeni doppiamente pericolosi. Ci vuole più partecipazione, più presenza, più iniziative, con il coinvolgimento dei cittadini, per far tornare queste stazioni delle porte di accesso degne di una Capitale.