Roma, inchiesta stazioni: Tiburtina, la Cattedrale tra i rifiuti
L’inchiesta sulle stazioni di Roma ci porta alla Stazione Tiburtina, che vive di degrado, sporcizia, cattivi odori e abbandono
L’inchiesta sulle stazioni di Roma, ci porta oggi alla Stazione Tiburtina; uno scalo che vive in un contesto di degrado, sporcizia, cattivi odori e abbandono che non è accettabile per Roma. Non basterà sorvegliare e ripulire dai rifiuti le strade attorno all’importante snodo di comunicazione, occorre rendere l’intera area fruibile e sicura per cittadini e turisti in transito.
Roma, inchiesta stazioni: Tiburtina, storie da far west
Giovedì 24 agosto, spari alla Stazione Tiburtina. Immaginate i passeggeri che transitano per i locali dell’importante snodo ferroviario verso le 8 del mattino. Il rumore degli spari gela loro il sangue, non si rendono conto di ciò che sta accadendo e vedono attorno un fuggi fuggi generale. Un uomo ha esploso un colpo in aria, poi si saprà che era a salve, ma intanto è un colpo di pistola. Era un tentativo di rapina nella galleria commerciale della stazione.
L’Italpol sventa una rapina con un’arma giocattolo
Tra i passeggeri della stazione Tiburtina un uomo estrae una pistola giocattolo e apre il fuoco. Prontamente intervengono le forze di sorveglianza private e lo fermano.
Ha uno zaino, che poi si scopre contenere tre pugnali, una balestra e un’ascia. Dai video postati su Youtube si vede il tipo, un 60 enne, muoversi con la pistola in mano mentre le persone scappano in tutte le direzioni.
Antonio Del Greco, direttore tecnico di Italpol, sostiene che “La Tiburtina è una stazione vigilata, oltre che dalle forze dell’ordine anche da altri istituti di vigilanza, nel caso specifico da Italpol. I servizi si svolgono sia nella parte delle banchine sia nei lati commerciali su più piani.”
Tanta paura ma nessun ferito tra i passanti. “L’uomo è stato bloccato grazie all’intervento tempestivo delle guardie che assicurano il regolare andamento della stazione – sottolinea il direttore tecnico di Italpol secondo il quale – la sicurezza privata è determinante: un servizio del genere non può essere effettuato dalle forze dell’ordine perché sarebbe troppo dispendioso a livello numerico. A loro spetta il coordinamento delle forze private“.
La stazione che racconta l’unità della Penisola
Di fatto è la seconda stazione di Roma per importanza, con 500 treni al giorno e 150.000 transiti quotidiani e circa 55 milioni di passeggeri all’anno. Venne inaugurata dal presidente Giorgio Napolitano il 28 novembre 2011, dopo 4 anni di lavori.
È una stazione che serve tanto il traffico regionale che quello internazionale ad alta velocità, essendo sulla linea Salerno-Milano e potendo, in tal modo, scavalcare la fermata a Termini di eventuali convogli che collegano rapidamente Nord e Sud del paese.
Nell’Atrio Nomentano, un ampio salone, come una piazza, che favorisce l’incontro tra i fruitori della struttura, c’è un’enorme lastra commemorativa dedicata a Camillo Benso Conte di Cavour, realizzata per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, un enorme libro aperto che racconta come si è giunti all’unificazione del Paese.
Pochi lo sanno a Roma ma quando venne inaugurata nel 2011, la Stazione venne dedicata proprio a Camillo Benso di Cavour e dovrebbe quindi chiamarsi col suo nome. Ce li vedete voi i romani a chiamare Cavour la Stazione Tiburtina?
Nel 1921 si chiamava Portonaccio e accolse il Milite ignoto
Per molti è ancora la stazione di Portonaccio, tra i quartieri Nomentano, Pietralata, e Tiburtino. La nominarono Roma Tiburtina nel 1923, per sostituire la vecchia struttura con tanti tristi ricordi.
Fu proprio in quella stazione che nel 1921, arrivò la salma del Milite Ignoto, proveniente da Aquileia. Sempre da qui vennero deportati gli ebrei romani rastrellati nel ghetto come ricorda una lapide posta nel 2004.
Alla fine del XIX secolo venne ampliata e negli anni trenta ristrutturata dall’architetto Angiolo Mazzoni, che si era già dedicato al rinnovamento della Stazione Termini.
Dal punto di vista architettonico uno dei grandi pregi di questa struttura è il grande parallelepipedo di vetro lungo 350 metri, che sovrasta i 18 binari e unisce i quartieri di Pietralata e Nomentano da sempre divisi dal tracciato ferroviario.
Oggi è una bellissima struttura con un’estensione di 35.000 mq che contiene uffici, sale di attesa, postazioni internet, ristoranti, bar, tavole calde, ampi spazi dedicati alle esposizioni. Ma fuori?
Intorno alla stazione, roulotte e camper dei reietti, gli ultimi della società
Nel parcheggio appoggiato alle mura del Verano sono parcheggiate una ventina di roulotte e camper dove vivono come in un campeggio degli stranieri (albanesi e rumeni per lo più) che sono perennemente in cerca di un lavoro. L’ambiente è degradato dalla sporcizia accumulata dagli stessi abitanti del posto, che evidentemente usano l’area esterna per i loro bisogni.
Attraversando la via Tiburtina, che in questa zona si suddivide in un intreccio di corsie multiple, alcune sopraelevate e altre interrate, si riesce ad andare verso la stazione. Attraversando un tunnel asfaltato, ma chiuso al traffico, lo si scopre occupato da una decina di senza tetto coi loro materassi, bagni, fornellini. In pratica vivono nel tunnel. Almeno loro vedono una luce alla fine del tunnel ma poco prima, purtroppo la triste realtà è una rampa chiusa, con delle scale, che è diventata il bidone dell’immondizia del posto.
Tra la stazione dei bus e quella dei taxi tutto è degrado
Prima della stazione ferroviaria c’è quella degli autobus, dove apparentemente tutto funziona e sembra sotto controllo, ma di fronte il degrado urbano è notevole.
Una stazione dei taxi, indicata da una scritta omonima, apposta proprio sull’angolo di una struttura chiusa, i cui lavori dovevano essere completati, secondo il cartello, nel novembre 2022 e invece è un ricettacolo di immondizia.
Il bagno appena fuori della stazione dei bus è chiuso e la gente piscia sulla costruzione stessa. Notare che la Stazione Tiburtina ha dei comodi e bellissimi bagni ma un po’ la pigrizia mentale, un po’ la volontà di comportarsi in maniera degradata, come l’ambiente in cui si vuole vivere, fa si che si preferisca orinare all’aperto. Insomma prima della Stazione degrado a volontà.
Il degrado è funzionale alla conquista di un territorio
Vorrei sottolineare che il degrado dipende da diversi fattori, tra i quali certamente c’è il ritardo delle Amministrazioni Comunali, l’incuria, l’indifferenza ma al primo posto come responsabilità del degrado metterei quei cittadini (italiani o stranieri) che usufruiscono degli stessi spazi urbani.
Che siano o meno indigenti, più o meno responsabili, più o meno emarginati, sono loro stessi che creano il degrado, sono uno dei fattori e forse il più grave, perché in quel contesto di abbandono, sporcizia e schifo forse si sentono più protetti. A nessuno piace camminare tra cacche, orina, vetri rotti, cibi avanzati, animali morti, mobili abbandonati. Se è possibile evitarlo il cittadino non passa per quelle zone, preferisce altri tragitti.
Così, giorno dopo giorno, l’area degradata resta in mano alla comunità degli emarginati e si creano due mondi, uno dei passi perduti e uno della vita urbana quotidiana. Il secondo diventa il terreno di caccia dei predatori che escono dal primo, per attaccare le loro prede. Dobbiamo interrompere questo circolo vizioso. Impedire che le aree degradate lo siano sempre di più e diventino un fortino inaccessibile e pericoloso.
Nei dintorni della stazione Tiburtina, a cavallo con la tangenziale di Roma, ci sono baracche , abusivismo e criminalità. Tanto degrado sia per responsabilità delle istituzioni che per quella dei cittadini, una situazione esplosiva dove ogni giorno succede qualcosa di grave. Non si capisce come aiutare chi vuole essere aiutato e come impedire, a chi per scelta non vuole esserlo, di delinquere e rappresentare un rischio e un pericolo per la società e per sé stesso.
Recuperare le aree degradate con il senso civico
Le aree degradate si recuperano con la sorveglianza, con la dissuasione verso emarginati, tossici e piccoli delinquenti, ma soprattutto con l’occupazione degli spazi, un tempo abbandonati, da strutture aperte e coinvolgenti, per la comunità che ci vive.
Lo sport e lo spettacolo sono le armi che meglio di ogni altra funzionano in tal senso ma non bastano le realizzazioni degli arredi, occorre la partecipazione di tutti. A Napoli nella piazza antistante la Stazione Garibaldi il Comune ha realizzato degli spazi fruibili per spettacoli e campi di basket gratuiti, recintati e fruibili dai ragazzi che lì stazionano.
A Milano, nei giardini limitrofi alla Stazione Centrale c’è più sorveglianza delle Forze dell’Ordine e spazi dedicati alle famiglie e ai ragazzi che si esibiscono con lo skateboard. Sono due piccole idee ma che vanno nella direzione giusta.
A Roma ci sono gruppi artistici e musicali, associazioni sportive, vanno chiamate a raccolta. Affidando loro dei luoghi da gestire, aperti al pubblico, specie i più giovani, per impegnarli nelle attività sociali più coinvolgenti. Hanno bisogno di strutture coperte, spazi puliti e sicuri, assistenza, finanziamenti, pubblici e privati. Non si tratta solo di dipingere le panchine e i muri bianchi delle periferie, che pure è già un risultato contro il degrado, ma di dare fiducia e spazio a chi ha delle idee.