Roma, mostra Klimt. Sgarbi: “Gualtieri è partito bene, affluenza indica volontà di ripartire”
L’indice di visitatori è alle stelle per la mostra esclusiva di Klimt a Palazzo Braschi di Roma
In esclusiva torna a Roma Gustav Klimt con una mostra a lui dedicata dal titolo “Klimt. La Secessione e l’Italia“. L’esposizione prevede la presenza di oltre 200 opere tra dipinti, disegni, manifesti d’epoca e sculture, che rappresentano l’artista austriaco e la sua cerchia. Opere per la prima volta raccolte a Palazzo Braschi – Museo di Roma che in maniera eccezionale sono state prestate dal Belvedere Museum e dalla Klimt Foundation – uno dei più importanti musei a custodire l’eredità dell’artista – fino al 27 marzo 2022.
Klimt, il rapporto con l’Italia
Come ricorda al nostro giornale anche il critico d’arte Vittorio Sgarbi, già le opere come la “Giuditta” custodita a Venezia, la “Danae” ( facente parte di una collezione privata in Austria) a Roma e a Piacenza (dove è il dipinto “Ritratto di Signora”) sono state “testimonianza della fortuna italiana del pittore”.
In maniera del tutto originale, questa mostra dedicata alla “Secessione e l’Italia” vuole far percorre allo spettatore le tappe dell’intera parabola dell’artista viennese, in cui viene individuata la sua importanza nel ruolo di cofondatore della Secessione viennese e indagato il suo rapporto con l’Italia, percorrendo il viaggio tra i suoi successi.
Tra le opere più rinomate c’è la prima versione della Giuditta, la Signora in bianco e Amiche I del 1907.
In via del tutto straordinaria, invece, sono i prestiti de “La sposa” e del “Ritratto di Signora“. Oltre al protagonista assoluto, però, sono presenti altre opere di artisti come Josef Hoffmann, Koloman Moser e Carl Moll, che fanno da cornice alla narrazione della secessione viennese.
Mostra Klimt: il parere di Vittorio Sgarbi
Oltre 30 mila visitatori si sono registrati in due settimane. Questo potrebbe essere considerato un chiaro messaggio da parte della cittadinanza della sua volontà di ripartire. Secondo il critico d’arte e deputato Vittorio Sgarbi, “Roma, dopo la Raggi in coincidenza con l’ elezione di Gualtieri, ha ripreso l’attività culturale che è fondamentale e necessaria”.
“Una mostra che abbia un così alto indice di affluenze” tra italiani, stranieri e romani, “indica una tendenza legata alla volontà di ripartire dopo il periodo di chiusura”.
Per quanto riguarda la promozione della cultura e dell’arte, il contesto italiano dipende dalla città a cui si fa riferimento. Nello specifico caso di Roma “Gualtieri è partito bene”, sottolinea Sgarbi.
Il Covid non deve essere un fattore limitante, “io personalmente non ho mai considerato il Covid – afferma il critico d’arte – ma ho tenuto sempre aperti i musei che presiedo”. Il segreto sta nel fatto di garantire un prolungamento delle mostre. “Invece di fare le mostre da tre mesi, ho scelto di farle da otto. Chi ha sospeso le attività come è successo a Parigi certamente ha fatto un cattivo servizio”, sostiene Sgarbi.
Nonostante la pandemia e l’attuale aumento dei contagi i risultati ci sono. Tuttavia, “bisognava essere pronti e non perdere un minuto consentendo e dando la possibilità di riaccendere agli spazi pubblici”, sottolinea l’onorevole.
“Il governo non doveva chiudere né i musei né i teatri in quanto luoghi sicurissimi”, continua il critico d’arte e saggista. Sarebbe bastata una maggiore organizzazione e strategia. Alcune attività, per interi mesi rimaste chiuse, una volta cambiate le restrizioni si sono ritrovate a “mani vuote” poiché non erano preparate.
Tuttavia, c’è stato anche chi ha continuato le attività all’interno e una volta concessa l’apertura era preparato. “Questa fase – conclude Vittorio Sgarbi – fortunatamente è ormai superata data la riapertura” delle attività culturali, ma comunque ancora si vivono i disagi e la crisi causate dalle chiusure improvvise.