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Roma, lo strano caso del Teatro dell’Opera: ballerine autorizzate a lasciare lo stabile, ma vengono sanzionate

Il provvedimento preso per malfunzionamento bagni. 22 ballerine beffate da una contestazione disciplinare per abbandono del posto di lavoro

Teatro dell'Opera di Roma

Teatro dell'Opera di Roma

Sta destando clamore una particolare vicenda attorno al Teatro dell’Opera di Roma, risalente a pochi giorni fa: tutto è nato da un malfunzionamento dei bagni all’interno dello stabile, ma i risvolti che ne sono conseguiti hanno del paradossale.

I fatti che hanno coinvolto il Teatro dell’Opera

Poco più di una settimana fa, a causa di un’improvvisa inagibilità dei servizi igienici, le ballerine sono state autorizzate, dall’ispettore presente, a sospendere le prove e a tornare a casa. Un provvedimento che, in un primo momento, sembrava ragionevole e indispensabile in una situazione d’emergenza. Tuttavia, l’episodio ha assunto contorni grotteschi quando, contrariamente a ogni logica, ben ventidue ballerine sono state successivamente colpite da una contestazione disciplinare per abbandono del posto di lavoro senza autorizzazione.

Il tecnico del teatro e rappresentante sindacale, Fulvio Martis, ha espresso incredulità e non ha nascosto lo sconcerto di fronte a una vicenda in cui la regola apparente – ovvero l’uscita autorizzata – è stata totalmente disattesa dalla direzione. Secondo quanto riferito, esistevano evidenti scambi di email nei quali l’ispettore confermava che il problema sarebbe stato risolto il giorno seguente, giustificando così la sospensione delle prove.

Laura Aluisi, che coordina la produzione culturale per la Slc Cgil Roma e Lazio, ha commentato l’episodio con fermezza: “era incontrovertibile che la loro uscita fosse stata consentita dall’ispettore e non fosse una libera iniziativa. Perché la direzione non ha contattato le RSU e gli RLS per capire insieme come risolvere il problema?”

Caso Teatro dell’Opera, il mistero intorno all’ispettore

La critica si concentra sulla gestione autoritaria e paternalistica della direzione del Teatro, che secondo Aluisi si è dimostrata “sorda a qualunque tipo di confronto” con i lavoratori e con i sindacati. L’episodio è interpretato come l’ennesima dimostrazione del pugno di ferro che l’istituzione esercita sulle proprie maestranze, un comportamento che non solo mina il morale degli artisti, ma mette in discussione il rispetto dei loro diritti.

Il caso ha suscitato scalpore non solo per la sanzione ingiustificata, ma anche per il mistero che avvolge la vicenda: l’ispettore, figura chiave nel dare il via libera all’uscita, è scomparso dai riflettori. In una situazione in cui basta un documento – la cronologia degli scambi di email – per chiarire le responsabilità, la direzione ha preferito chiudere la questione, innalzando un muro anche attorno alle contestazioni disciplinari. Un approccio che richiama alla mente, per molti, l’idea di lavoratori “considerati figli di un dio minore”.