Roma-Londra, continua il confronto sui servizi pubblici nelle 2 capitali
Roghi, incendi, cassonetti stracolmi, acqua razionata e l’Atac ad un passo dal crac. Ma dov’è la notizia?
Magari l'Atac fosse l'acronimo di Associazione Teologica Amici di Cristo. A quest'ora nostro Signore avrebbe ascoltato le preghiere degli associati e fatto il miracolo, perché di miracolo parlano ormai i romani bestemmiando sotto le pensiline e sotto il miraggio dell'arrivo di un autobus (in fiamme). Se chiudo gli occhi e avvolgo il nastro VHS dei mieri ricordi, scatta il bianco e nero. Nella città eterna correvano gli anni ottanta e solo alcune linee di tram conservavano ancora il bigliettaio, fino a sparire del tutto. Il passaggio dall'uomo alla macchina per me fu un trauma: andavo a scuola col 56, da Piazza Sonnino, la mattina mi sedevo accanto al bigliettaio e questo mi regalava quella sicurezza paterna che ho sempre cercato in un uomo adulto. Poi, come nelle favole, la storia finisce, spengo la luce, mi addormento e quando mi sveglio, salgo sull'autobus con cento lire da inserire in un'orrenda gigantesca macchinetta ingoiamonete. Il bigliettaio si è volatilizzato come l'incenso della lampada di Aladino. Oggi, nel 2017, da quell'esperimento (come fu apparentemente denominata l'eliminazione del bigliettaio) ci troviamo a dover ripianare un deficit di oltre 1 miliardo di Euro? Certo, non e' solo colpa del bigliettaio.
Busta 1, busta 2 o busta 3? Privatizziamo? La parola fa salire i brividi. Qui in Inghilterra c'è stata una liberalizzazione delle linee di trasporto locale nel 1986. Fu il caos assoluto. Oggi il Paese è letteralmente diviso in zone di totale deregolarizzazione, dove il trasporto locale è tutto sulle spalle dei privati (che guadagnano, incassano e se la godono) e il Comune non tira fuori un soldo, altre zone – come Londra – dove il trasporto (carissimo ma efficiente) è tutto in mano alla città di Londra, e altrove dove si trova in buonissima parte sovvenzionato dai Comuni.
In Gran Bretagna tutto viene regolato da domanda e offerta: se il mercato non tira – il privato se ne lava le mani del villaggio con le casette colorate ma staccato dal resto del mondo, e il Comune deve organizzare tutto ri-trasformandosi in pubblico! E io pago. Un sistema dunque liberalizzato in principio, ma in fondo misto, che in buona parte si regge ancora in piedi grazie a Pantalone Comune. Parentesi, qui almeno non abbiamo né Province e Regioni, balzelli inutili, mangiapane a tradimento.
E come tutti sanno, su un autobus inglese si sale e si paga. Se no ciao. Questo accade a Londra come nel più sperduto villaggio delle Highlands scozzesi. E naturalmente prima di salire, si fa la fila. Come d'altronde su tutto. A determinate ore del giorno i pensionati non pagano, qualunque sia la "casta sociale" a cui appartengno. Un poveraccio stracciato e puzzolente o la Regina in persona senza scorta e con la sua corona di diamanti in capo potrebbero salire gratis col proprio "pass". Follie britanniche. E si pensa pure a soluzioni 100% no-cash, uso di tessere prepagate – ma sempre sotto lo sguardo dell'autista-bigliettaio.
E a Roma? Sono sempre affezionato alla mia città, alle folli beghe, alle assurde lamentele e alle storie di ordinaria follia che ascolto o leggo di Roma, una città abbastanza difficile…dove qualcuno sostiene che alle fermate o addirittura sulle vetture potrebbero essere introdotti i tornelli per i passeggeri. (Dove? Tra la Smart in doppia fila, il cassonetto e il divano che si spartiscono il marciapiedi ovvio.). Altri prediligono l'idea di vigili, poliziotti, addirittura vigilantes o "giustizieri" della notte (o del giorno) in borghese che controllino (con armi da fuoco) chi evade di pagare il biglietto.
Nemmeno nel sequel di Blade Runner – Ridley Scott riuscirebbe a pensare a una ficata simile. Perché allora non installare telecamere senza fili su ogni linea, collegate a un cervellone elettronico da Google map che smisti i dati dei non paganti fotografati e inviati alle autorita' preposte? Chi conosce Roma sa che certe soluzioni sono al limiti del ridicolo. Premesso che noi romani non facciamo la fila per un supplì come per un cornetto, perché mai la dovremmo fare per una roba orrenda come salire sull'autobus per andare a lavoro e a volte ascoltando pura una nenja di una nomade? Ma si potrebbe comunque iniziare con piccoli esperimenti.
Per esempio introdurre cooperative che gestiscano dei bigliettai diurni nelle zone centrali di Roma, gestire tratte in modo diverso tramite concessioni a privati – con obbligo a tempo di produrre risultati positivi. Non sarebbe meglio del vuoto attuale? Una cosa è chiara, non si puo' andare avanti in questo modo. Nel frattempo, e queste sono le ultime news che ho letto, ad Agosto, i romani dovranno pure scendere dalla metro A: sono previsti in certe tratte lavori di messa in sicurezza. Ottimo. Questo almeno consolerà la donna bielorussa rimasta incastrata nelle porte della metro a Termini qualche giorno fa. Il suo sacrificio non è rimasto invano. Anzi no, quella era la linea B … per la B non ci sono fondi.