Roma, maestre ed educatrici tornano a far sentire la loro voce
Il futuro dei dipendenti capitolini è appeso al sottile filo del bilancio previsionale. In corso la trattativa
Scade oggi il termine ultimo stabilito dalla delibera di Giunta, per il pagamento del salario accessorio ai dipendenti capitolini, nonché per la riorganizzazione – dicevano – dell'intera macchina amminsitrativa capitolina. Una scadenza che combacia con quella per l'approvazione del bilancio previsionale 2014, dal quale poi dipende il futuro dei dipendenti capitolini. Ma quando si dice salario accessorio, non si parla solo di soldi: si parla anche di qualità, di un servizio da erogare alla cittadinanza. Meno soldi ma più ore di lavoro, un binomio che non promette efficienza.
E' il caso delle maestre ed educatrici d'asilo nido in particolare, che oggi si sono riunite in protesta sotto la sede del I Dipartimento del Comune d Roma in via del Tempio di Giove, dove è in corso una seduta-fiume che vede seduti al tavolo la parte politica e la parte sindacale, per (ri)discutere le condizioni di lavoro dei dipendenti capitolini.
"Sulla stampa gira la notizia che i sindacati abbiano fatto un accordo per le turnazioni, per l'aumento dell'orario di lavoro, ma questo non è vero, perché in questi giorni il vicesindaco Nieri (con delega al Personale, ndr), non è venuto ai nostri tavoli" – fa sapere Catia Mineo, rappresentante sindacale CSA, che spiega – "Dai fondi messi nel bilancio che ci hanno fatto vedere, risulta che la scuola è quella che prenderà meno soldi. E allora oggi la scuola è qui per dire che vuole la qualità e non la produttività come viene da loro intesa". In buona sostanza: "Quando su un bilancio la produttività non viene legata al riconoscimento della professionalità, vuol dire che non è chiaro che qui non si sta trattando con i soldi, ma si sta trattando con la pelle delle persone e delle loro famiglie, non solo sul salario accessorio, ma su un assetto riorganizzativo che non sono affatto in grado di realizzare" – spiega ancora Mineo, la quale, come poi precisa, più volte ha – "chiesto un tavolo che non riguardasse i soldi, ma che riguardasse la qualità del servizio erogato. Invece, oggi, sta passando che sono i sindacati a non voler discutere e a fare delle manipolazioni al tavolo. E invece, proprio l'altra sera, siamo stati ad aspettare 2 ore per farci portare un documento più accettabile, in segno di apertura, ma ci è stato riportato lo stesso documento che prima non avevamo accettato. E questo è un affronto – continua Mineo – un affronto alle maestre, alle educatrici, a tutti i dipendenti, anche quelli che non sono del settore scolastico, agli amministrativi, ai Vigili. Ci hanno detto che era un documento conservativo, ma quando si parla di 3 ore di orario di lavoro aumentato (a contatto con i bambini, ndr), togliendo il lavoro alle precarie perché le supplenti in questo modo vanno a farle le insegnanti di ruolo, questo è un affronto".
Secondo Mineo, quindi, "ci sono varie leggi, da leggere e discutere, ci sono persone che hanno passato il concorso ma stanno a casa e persone che non lo hanno passato ma hanno i requisiti per lavorare: allora bisogna trovare il modo di investire, nella scuola e negli asili nido, nella produttività del valore umano. Mancano 2mila persone in organico, è questo l'unico dato. Oltretutto, anche alcuni avvocati ci dicono che il contratto nazionale non si può modificare così come vorrebbero fare. E la risposta è: 'Siccome a Firenze…'. Ma noi siamo Roma Capitale, non ci importa di Firenze. Noi siamo Roma Capitale, siamo noi a dover insegnare a tutti gli altri come si conducono le trattative".
Insomma, per le maestre e le educatrici – di ruolo e precarie -, e per i dipendenti tutti, non si prospetta nulla di buono. Intanto la trattativa va avanti, in parallelo alla seduta-fiume sul bilancio. Nessun dato è definitivo. Entrambe le sedute, quindi, proseguiranno ad oltranza. I sindacati sembrano manifestare la chiara volontà di non voler cederea nessun accordo peggiorativo delle condizioni di lavoro. Insomma: i sindacati non firmeranno nulla. Il timore, però, da parte dei lavoratori, è che la parte politica possa procedere uniltateralmente. Quale sarà l'esito delle trattative, al momento, non è dato saperlo. Una cosa è certa: Roma è sul 'piede di guerra'.