Roma misteriosa: la Casa dei Mostri di Palazzo Zuccari
La Casa dei Mostri ha tutta la facciata su via Gregoriana ricca di decorazioni bizzarre. A partire dal portone che si apre dentro un’immensa bocca spalancata
Ubicato tra via Gregoriana e via Sistina, in una stretta strada che discende da piazza Trinità dei Monti verso via Crispi e via Capo le Case, palazzo Zuccari ha un ingresso secondario sulla via Sistina.
Questo palazzo è noto come la Casa dei Mostri perché tutta la facciata su via Gregoriana è ricca di decorazioni bizzarre. A partire dal portone che si apre dentro un’immensa bocca spalancata, con il naso che ne è la chiave di volta, le guance che fanno da cornice e gli occhi con le sopracciglia da timpano, ma che prosegue anche con le finestre che hanno una decorazione similare.
Federico Zuccari famoso artista, originario di Urbino, decise di progettarsi un palazzo degno del suo estro e della sua creatività artistica.
Nel 1590 comprò questo terreno, facente parte dei resti dei giardini di Lucullo e iniziò l’esecuzione di questa enorme dimora d’artista.
Alla sua morte, dopo che dovette rinunciare a parte del progetto a causa del salasso monetario, lasciò la casa agli artisti dell’Accademia di San Luca, di cui ne era direttore.
I suoi eredi lo vendettero e il nuovo compratore costruì un piano superiore. Successivamente l’edificio ebbe numerosi altri proprietari tra cui anche la regina di Polonia, Maria Casimira, che aggiunse un arco di legno e la facciata a portico balconato verso piazza Trinità dei Monti.
Dal settecento riassunse lo spirito per cui era nato divenne prima un centro culturale e poi successivamente una locanda per artisti, particolarmente frequentata dai pittori “nazareni”, una confraternita di pittori tedeschi.
Il palazzo poi diventò la sede di quello che è l‘Istituto De Merode, successivamente trasferito nella salita di San Sebastiano.
Acquistato da Enrichetta Hertz che ne fece nuovamente un centro culturale, fu frequentato anche da Gabriele D’Annunzio che lo citò nel romanzo ”Il Piacere”.
Alla sua morte la Hertz lasciò la collezione di opere d’arte allo Stato italiano che la collocò nel museo di Palazzo Venezia, mentre lasciò in eredità l’edificio allo Stato tedesco che ne fece un centro studi, creando la biblioteca Herztziana, specializzata in storia dell’arte.