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Roma, morto il 24enne colpito dalla guardia giurata. Legittima difesa o eccesso di reazione?

Il dibattito tra chi ritiene che la guardia giurata abbia agito per proteggere sé e i propri vicini e chi, invece, condanna l’uso eccessivo della forza, è già acceso

Controlli dei Carabinieri

La tentata rapina in un appartamento sulla via Cassia, nella zona nord della Capitale, si è conclusa con una morte violenta. Il rapinatore, un cittadino romeno di 24 anni, è deceduto nelle scorse ore in ospedale, dove era stato trasportato in condizioni disperate dopo essere stato raggiunto da un proiettile alla testa, sparato da una guardia giurata. L’episodio, avvenuto nella serata di ieri, ha acceso i riflettori sul confine tra legittima difesa e uso sproporzionato della forza. Ora, la posizione del vigilante si complica: la sua iscrizione nel registro degli indagati si aggrava, passando da eccesso colposo di legittima difesa a omicidio.

La dinamica dello scontro

L’allarme è scattato poco dopo le 19:00, quando la guardia giurata, Antonio Micarelli, stava rientrando a casa. Secondo le prime ricostruzioni, l’uomo avrebbe udito rumori sospetti provenire da un appartamento vicino e, insospettito, si sarebbe avvicinato per verificare. Qui la scoperta: alcuni malviventi stavano mettendo a segno un furto. Ne sarebbe nata una colluttazione che si è protratta fino al cortile condominiale, dove il rapinatore è stato trovato riverso a terra, colpito alla testa.

Dalle prime analisi balistiche, il vigilante avrebbe esploso dieci colpi di pistola nel tentativo di fermare i ladri, alcuni dei quali sono riusciti a dileguarsi. Determinante sarà ora il lavoro degli investigatori per chiarire se il colpo mortale sia stato esploso mentre il rapinatore era ancora una minaccia o se si sia trattato di un eccesso di difesa.

Le indagini: videosorveglianza e testimonianze

I carabinieri, coordinati dalla Procura di Roma, stanno esaminando le immagini delle telecamere di sorveglianza posizionate nei pressi dell’abitazione. Gli investigatori vogliono accertare con precisione il susseguirsi degli eventi, stabilendo la dinamica degli spari e il comportamento della vittima nei secondi cruciali prima del colpo fatale.

Parallelamente, è stata raccolta la testimonianza del security manager della Ferrari Group, società di sicurezza per la quale lavora Micarelli. “Quando ieri sera abbiamo saputo la notizia siamo rimasti scioccati” ha dichiarato. “Antonio è una persona di fiducia, lavora con noi da molti anni. Mai ha avuto problemi, mai è capitato un episodio simile. Confido nel lavoro degli inquirenti”.

L’inquadramento giuridico: legittima difesa o eccesso di reazione?

Il nodo centrale dell’inchiesta sarà stabilire se la reazione del vigilante sia stata proporzionata alla minaccia o se sia andata oltre i limiti della legittima difesa. La normativa italiana prevede che l’uso delle armi sia giustificato solo in caso di pericolo attuale e grave per la propria o altrui incolumità. Tuttavia, i dieci colpi esplosi fanno ipotizzare una possibile sproporzione tra offesa e difesa.

Se emergesse che il rapinatore non rappresentava più una minaccia al momento dello sparo mortale, il vigilante potrebbe rischiare una condanna per omicidio volontario o preterintenzionale, con pene che vanno dai 10 ai 24 anni di reclusione.

Le reazioni nel quartiere e l’impatto sulla sicurezza

L’episodio ha colpito profondamente i residenti, da tempo alle prese con una crescente ondata di furti negli appartamenti. Il dibattito tra chi ritiene che la guardia giurata abbia agito per proteggere sé e i propri vicini e chi, invece, condanna l’uso eccessivo della forza, è già acceso.