Roma. NCC in piazza e pieni di veleno: “M5S peggio degli altri”
Molti i manifestanti e toni esasperati. Nel mirino il Governo, che sarebbe schierato dalla parte dei tassisti
Un guazzabuglio, più che un dissidio. È quello che si trascina da molto tempo, tra gli NCC e i tassisti. I primi, per chi non lo sapesse, sono coloro i quali svolgono servizi di “noleggio con conducente”. I secondi non hanno bisogno di spiegazione.
La differenza fondamentale è che mentre i taxi sono una sorta di supporto al trasporto pubblico, per cui devono sottostare a una lunga serie di vincoli a cominciare da quello tariffario, gli NCC possono contrattare con i clienti le modalità e il prezzo della loro prestazione. Di contro, però, i tassisti hanno la possibilità di muoversi anche al di fuori del territorio in cui è stata emessa la licenza, mentre gli NCC non possono farlo.
Dove sta il problema, allora? Sta nel fatto che ciascuna delle due categorie mal sopporta la coesistenza con l’altra. I tassisti ritengono che gli NCC facciano una concorrenza sleale, visto che non devono attenersi ai loro stessi obblighi; gli NCC vorrebbero essere liberi di svolgere la propria attività spostandosi ovunque gli si chieda di andare.
NCC avvelenati contro il M5S
Ciò che complica al massimo la questione, però, è innanzitutto la mancanza di un quadro normativo inequivocabile. Con un’aggravante enorme: questa mancanza si è trascinata talmente a lungo da moltiplicare le situazioni di fatto. Che per quanto sbagliate in linea di principio, ormai ci sono e non si possono dissolvere solo cambiando le leggi. O applicando quelle esistenti in maniera diversa da ciò che si è fatto finora.
Citiamone giusto un paio, di queste poderose ‘incrostazioni’: sul versante dei tassisti c’è il nodo della compravendita delle licenze, che all’origine erano delle autorizzazioni individuali e venivano concesse dai Comuni in modo sostanzialmente gratuito, ma che in seguito si sono trasformate in proprietà personali da cedere a caro prezzo. Quando si prospetta la liberalizzazione del settore, perciò, i tassisti insorgono: perché quella licenza che a loro è costata tantissimo perderebbe di colpo tutto il proprio valore.
Sul versante degli NCC, invece, il problema è che nell’incertezza normativa il numero degli operatori ha raggiunto cifre ragguardevoli e coltivato la speranza, o l’aspettativa, che certe restrizioni venissero definitivamente superate. Il riferimento, in particolare, è alle modifiche introdotte dal decreto legge 207/2008, tra le quali spicca l’obbligo di rientrare, al termine di ogni servizio di trasporto, presso una rimessa prefissata. Finora si è andati avanti a suon di rinvii, ma adesso pare che il Governo sia orientato ad applicare davvero quelle modifiche.
Secondo gli organizzatori della manifestazione che si è svolta oggi a Roma, in piazza della Repubblica, questo “mette a rischio 200mila posti di lavoro e 80mila imprese per favorire la lobby dei taxi”. I toni della protesta sono altissimi, e finiscono con lo scappare di mano: “Il 70% di noi ha votato il Movimento 5 Stelle perché rappresentavano la novità, il cambiamento. Ora possiamo dire invece che è stato un errore e che sono peggio degli altri. Si sono rimangiati tutte le promesse fatte in campagna elettorale, dalla Tav alla Tap, all’Ilva. L’unica categoria sacrificabile siamo noi”.
Messa così, dalle rimostranze legittime si passa al ricatto elettorale. Che non è proprio il viatico migliore per riscuotere simpatie e comprensione da parte di chi, non essendo parte in causa, osservi la vertenza dall’esterno.