Roma: nuove regole per frenare l’invasione dei B&B in vista del Giubileo
Il nuovo Regolamento potrebbe introdurre un tetto massimo per gli affitti brevi, destinando non più del 10% degli appartamenti in uno stabile a questo uso
Il Campidoglio punta i riflettori sulla regolamentazione degli affitti brevi e dei B&B, in risposta a un fenomeno che negli ultimi anni ha trasformato il volto di numerosi quartieri della città, soprattutto quelli più centrali e di interesse turistico. Con l’avvicinarsi del Giubileo, il sindaco Roberto Gualtieri ha lanciato un appello al governo affinché vengano concessi ai comuni poteri specifici per arginare il dilagare degli affitti brevi. In attesa di una normativa nazionale, Roma si prepara a varare un nuovo Regolamento comunale, che sarà discusso in Aula il prossimo 12 novembre.
Un nuovo regolamento sugli affitti brevi a Roma per limitare l’iperturismo
Le nuove regole per i B&B e gli affitti brevi mirano a contenere l’iperturismo che minaccia la qualità della vita dei residenti e l’identità di molti quartieri della capitale. I limiti saranno stabiliti in base agli indici di saturazione, la concessione delle licenze e la gestione degli accorpamenti, in modo da mantenere sotto controllo il numero di alloggi dedicati agli affitti brevi. Una strategia che, se approvata, si distinguerà da quella adottata da città come Firenze, dove il divieto per i nuovi B&B è stato annullato dal TAR per motivi tecnici e di competenza.
L’obiettivo del Campidoglio è creare una regolamentazione che rispetti i principi della Regione Lazio — necessità, proporzionalità e non discriminazione — ma che sia efficace nel ridurre l’impatto degli affitti brevi sulle dinamiche residenziali. Yuri Trombetti, consigliere comunale e presidente della commissione Patrimonio, è convinto che la questione non riguardi solo il centro storico, ormai saturo di B&B e strutture ricettive, ma anche altri quartieri come il Pigneto, che negli ultimi anni ha visto una crescita esponenziale di appartamenti destinati ai turisti.
Licenze e indici di saturazione: come cambieranno gli affitti brevi
Il nuovo Regolamento potrebbe introdurre un tetto massimo per gli affitti brevi in determinati edifici, destinando ad esempio non più del 10% degli appartamenti in uno stabile a questo uso. Sebbene il Campidoglio non possa retroattivamente annullare le licenze già concesse, potrebbe fissare una data di scadenza per alcune di esse, riattivandone solo un numero in linea con le nuove disposizioni. Inoltre, saranno riviste le normative sugli accorpamenti, che saranno consentiti solo per usi residenziali, impegnando i proprietari a non trasformare i locali in strutture ricettive.
La sfida del TAR e il precedente di Firenze
L’iniziativa del Campidoglio potrebbe incontrare ostacoli legali, come è successo a Firenze, dove i divieti sui nuovi B&B sono stati annullati dal TAR. Trombetti e il gruppo dem, tuttavia, restano fiduciosi: per quanto riguarda l’apertura di nuovi ristoranti, per esempio, Testaccio è già considerata una “zona satura” e le nuove aperture sono consentite solo in caso di rilevamento di una licenza esistente. La stessa logica potrebbe essere applicata agli affitti brevi e, a detta di Trombetti, questo tipo di regolamentazione potrebbe resistere a eventuali ricorsi.
Autonomia per Roma Capitale e l’appoggio del Consiglio regionale
Un altro nodo da sciogliere riguarda la competenza decisionale: il Consiglio regionale del Lazio, infatti, riveste un ruolo fondamentale nella gestione di questioni di questo genere. Emanuela Droghei, consigliera regionale del Partito Democratico, si è espressa a favore dell’autonomia di Roma, sottolineando come la città debba poter gestire in autonomia la regolamentazione degli affitti brevi. La devoluzione delle competenze, introdotta dalla giunta Zingaretti, permetterebbe infatti al Comune di Roma di prendere decisioni direttamente in base alle proprie necessità, senza interventi esterni.
Droghei ha spiegato che il fenomeno degli affitti brevi non rappresenta solo una minaccia alla qualità della vita nei quartieri, ma rischia di ridurre l’offerta abitativa disponibile per i residenti a favore di un turismo mordi e fuggi, che spesso sfugge al controllo delle normative.