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Roma. Ossa trovate a Castel Sant’Angelo, arriva la risposta dell’esperto

Reso noto l’esito delle analisi; il ritrovamento durante lavori di manutenzione. Perchè si è pensato ad un collegamento con il caso Orlandi

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Castel Sant 'Angelo - Fonte Instagram @azutaha - Romait.it

Mercoledì 5 marzo, un sopralluogo condotto da un antropologo forense nel cunicolo di Castel Sant’Angelo ha finalmente chiarito il mistero attorno al ritrovamento di frammenti ossei nei sotterranei della storica fortezza romana. Alla presenza dei Carabinieri del Comando di Roma San Pietro e della Direzione del Museo, l’esperto ha confermato che i resti non appartengono a un essere umano, bensì ad animali.

Frammenti ossei trovati a Castel Sant’Angelo, l’esito delle analisi

Le ossa, scoperte casualmente durante lavori di manutenzione in un pozzo situato nell’area delle prigioni, erano state trovate accanto a un piatto in maiolica risalente al XVI-XVII secolo. L’ipotesi più plausibile, secondo gli esperti, è che si tratti di resti di pasti consumati dai detenuti che, nei secoli scorsi, hanno vissuto in condizioni di estrema precarietà in quelle anguste celle sotterranee.

A rendere noto l’esito delle analisi è stato Luca Mercuri, dirigente delegato di Castel Sant’Angelo, che ha ribadito come i frammenti ossei non abbiano alcun collegamento con il caso di Emanuela Orlandi o Mirella Gregori, le due adolescenti scomparse a Roma nel 1983 e mai più ritrovate.

La scoperta delle ossa aveva scatenato un’ondata di ipotesi, rilanciate da chi da anni segue il caso della sparizione di Emanuela Orlandi, cittadina vaticana scomparsa il 22 giugno 1983 dopo una lezione di musica, e di Mirella Gregori, sparita nel nulla il 7 maggio dello stesso anno.

Cosa c’entra il ritrovamento delle ossa con il caso Orlandi?

Ad alimentare il sospetto che i resti potessero essere legati alle due ragazze è stata una denuncia presentata nel giugno del 2023 da Antonio Goglia, ex carabiniere e oggi impiegato comunale in una cittadina campana. Goglia aveva scritto al sostituto procuratore Stefano Luciani, incaricato di riaprire le indagini sul caso Orlandi, sostenendo che nei sotterranei di Castel Sant’Angelo esisterebbe una stanza segreta di circa 20 metri quadrati, nascosta dietro una porta rinforzata, nella quale sarebbero conservati i resti di Emanuela e Mirella.

Un’ipotesi che aveva suscitato clamore, ma che non aveva mai trovato riscontri concreti. Lo stesso Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, aveva definito queste affermazioni “pure follia”, sottolineando l’assenza di qualsiasi prova a supporto di una simile teoria. Ora, l’esito delle analisi forensi sulle ossa ritrovate sembra mettere definitivamente fine a queste speculazioni.

Il ritrovamento dei resti ossei aveva evocato scenari inquietanti legati alla storia stessa di Castel Sant’Angelo, una fortezza carica di misteri e segreti. Costruito come mausoleo per l’imperatore Adriano, divenne nel Medioevo una delle più temute prigioni dello Stato Pontificio.

Carceri di Castel Sant’Angelo, il mistero che aleggia

Nei suoi sotterranei vennero incarcerati e giustiziati numerosi prigionieri illustri, tra cui Giordano Bruno, Benvenuto Cellini e il Conte di Cagliostro. Il ritrovamento di ossa nella zona delle carceri aveva dunque portato qualcuno a ipotizzare la presenza di resti umani legati a un passato di detenzione e torture.

Tuttavia, il sopralluogo forense ha chiarito che le ossa appartengono a resti animali, probabilmente scarti di cibo consumati dai detenuti secoli fa. La presenza del piatto in maiolica, databile tra il XVI e il XVII secolo, conferma l’ipotesi che si tratti di rifiuti alimentari e non di resti umani.