Roma. Pm10 etc: troppe polveri sottili nella metro, ma l’azienda nega
La questione è venuta fuori in ottobre. E oggi provano a cavalcarla i Radicali, promotori del Referendum anti Atac
“Mentre il dibattito, in occasione del referendum sul trasporto pubblico locale, non sa fare di meglio che speculare sul falso problema della preminenza del pubblico sul privato, il bollettino su Atac registra l'ennesimo procedimento penale dovuto all'eccesso di polveri sottili, che nei tunnel della metro mette a rischio la vita di lavoratori e passeggeri”.
Il comunicato è opera dei Radicali di Roma. E a firmarlo, in particolare, sono il segretario Simone Sapienza e Francesco Mingiardi, membro della direzione. Ovviamente, arrivando da loro, sa parecchio di strumentalizzazione politica, visto che proprio loro sono stati i capifila del recente referendum su Atac. Con cui si voleva spianare la strada all’ingresso sistematico delle imprese private nel trasporto pubblico romano, ma che non ha manco sfiorato il quorum, peraltro limitato a un terzo degli aventi diritto. E che quindi è andato a finire, diciamo così, su un binario morto.
Tuttavia, la questione dell’inquinamento da polveri sottili è davvero allarmante ed è giusto che a essere sul piede di guerra siano innanzitutto i dipendenti dell’azienda. A cominciare da quelli che sono impegnati ogni giorno nel servizio sulle metropolitane e, in particolare, sulla linea B. Che essendo la più antica è anche, notoriamente, non solo la più arretrata sul piano tecnologico ma anche quella più malmessa. Come si vede al colpo d’occhio: invece che nel pieno degli anni Duemila sembra di essere rimasti nel secolo scorso. E abbastanza indietro, per di più.
Troppe Pm10 nella Metro? Atac dice di no
Il problema, in breve, è questo. C’è uno scontro sulle rilevazioni dei dati. Secondo i sindacati, nelle gallerie della metro le concentrazioni di Pm10 e affini sono molto elevate, e quindi pericolose per chi ci transita. Da un lato i viaggiatori, più o meno abituali, e dall’altro i lavoratori che fanno su e giù tutto il giorno. Secondo l’azienda, che ha commissionato uno studio all’Università di Tor Vergata, e più in particolare ai tecnici del dipartimento di Biomedicina, i valori sono nella norma. Nel dubbio, la Procura si dà da fare e apre un fascicolo d’inchiesta, in cui si ipotizza la violazione della legge sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.
I tempi della magistratura, solitamente, sono tutt’altro che brevi. Quelli delle agitazioni sindacali, ossia degli scioperi, possono non esserlo affatto.
Secondo Andrea Arzilli, che sta seguendo assiduamente la vicenda sul Corriere della Sera, si sarebbe già “pronti a fermare la metropolitana”. Il che però, oltre a essere l’ennesimo ‘calcio in faccia’ agli utenti, manderebbe un pessimo segnale di discordia all’interno dell’azienda. Dando nuovo slancio, o nuovi pretesti, a chi non vede l’ora di mettere il business nelle mani dei privati.