Roma, pochi i cattolici nella Capitale: ebrei e protestanti in aumento
Diminuiscono a Roma i fedeli al Papa, con le migrazioni e le influenze dei popoli del mondo oggi i romani non più in maggioranza cattolici
Roma è sempre meno cattolica: ospita sempre più fedeli di altre religioni. In Italia oltre ai cattolici ci sono musulmani, protestanti, ebrei, buddisti, induisti ma c’è anche un 15% di agnostici. Quali sono le differenze del cattolicesimo con le altre confessioni e vanno crescendo o esaurendosi?
Una volta passeggiando per Roma vedevi solo preti e suore. Anche dei frati, ma soprattutto erano le vesti talari dei giovani iscritti al seminario che notavi per strada. Vesti di fogge e colori diversi, di cui pochi conoscono il significato. Da qualche anno invece dobbiamo fare i conti con una proliferazione delle presenze religiose.
Più Roma diventa multietnica e più crescono le differenze tra istituzioni religiose ufficiale e spontanee. Sono aumentate le chiese protestanti, i ritrovi di culto di altre confessioni, le moschee, tra cui la più grande Moschea d’Italia, ai Parioli, sotto Monte Antenne. L’edificio venne disegnato dall’architetto Paolo Portoghesi ed ha un afflusso di circa 40.000 fedeli in caso di eventi particolari.
C’erano solo cattolici ed ebrei, ora i credenti sono divisi fra tante confessioni
La religione Cattolica è la più diffusa in Italia, dov’è presente fin dal IV secolo. In base alla nostra Costituzione, articolo 3, in Italia viene garantita l’uguaglianza degli individui a prescindere dalla religione seguita.
Anche se il principio di indipendenza fra Stato e Chiesa fosse già presente nell’articolo 7 della carta costituzionale fin dall’inizio, non si è arrivati alla piena laicità dello Stato se non con la revisione dei Patti Lateranensi nel 1984. Quindi possiamo dire che quella Cattolica è una delle religioni presenti sul territorio italiano e certamente quella più diffusa ma non è l’unica.
Secondo le indagini Doxa nel 2019 in Italia il 66,7 % della popolazione si dichiarava cattolica. C’era un 10,1% di credenti ma senza una religione precisa e un 15,3% di atei o agnostici. Rispetto alle ricerche passate c’è una progressiva diminuzione dei fedeli cattolici mentre cresce la presenza di altre confessioni religiose. Nel 2020 gli ortodossi da noi erano poco più di 1,8 milioni. In genere sono immigrati dall’est europeo come Rumeni, Moldavi e adesso Ucraini. Ci sono circa 600.000 protestanti. Tra questi 100mila Testimoni di Geova, 28.000 mormoni, 20mila avventisti. Solo 41.000 sarebbero gli ebrei.
Non sono tanto sicuro delle convinzioni religiose di molti fedeli
Le percentuali di prima vanno prese con molti dubbi perché anche se l’aderenza a una fede non dovrebbe essere un dato volubile in effetti non sono così sicuro di quello che un cristiano possa dire nel definire la sua fede religiosa. Cosa effettivamente ne sappia, della religione cui dice di appartenere e di come egli stesso la viva e la pratichi.
Ascoltando certi pareri alla radio e alla tv si capisce benissimo che quello che gli italiani sanno della religione cattolica e delle sacre scritture al massimo risale al catechismo che frequentarono da piccoli o a quello che ascoltarono nell’ora di religione, cioè praticamente niente. Figuriamoci poi cosa possano sapere delle altre confessioni. Più o meno vale lo stesso anche per i fedeli di altre fedi, quando non siano delle comunità chiuse e settarie che praticano la conversione in maniera sistematica, come i Testimoni di Geova.
Le tre confessioni religiose in un proliferare di riti, congregazioni e sette
L’immigrazione dal Medio Oriente e dal Nord Africa ha innalzato il numero di musulmani, oggi sono circa 2,2 milioni. I buddisti 332.000, gli induisti 210 mila, i sikh 20.000, i bahá í 4.000. Più altri 97mila seguaci di altre religioni orientali. Per i rimanenti non vale la pena soffermarsi anche perché si tratta di comunità di fedeli molto frammentate e di scarsa consistenza numerica, in taluni casi ascrivibili più al rango di sette.
In Italia sono presenti varie confessioni religiose. Le elencherò una ad una, scordarmene diverse, di proposito, per motivi quantitativi, come gli Hare Krisna o qualche sparuta pattuglia del credo dei protestanti. Un termine che esprime una inclinazione che avrebbe dovuto attecchire molto meglio da noi, spesso bastian contrari per istinto più che per convinzione. Invece la presenza del Papa Re e la forza del cattolicesimo in Italia è stata un muro contro questa ondata che ha squassato il mondo cristiano nei paesi anglosassoni.
La comunità ebraica e la storia di Roma, intrecciate da secoli
La presenza ebraica è attestata a Roma fin dal II secolo a.C., al tempo dell’ambasceria di Gerusalemme, inviata in età repubblicana da Giuda Maccabeo nell’Urbe per cercare un’alleanza in funzione antiellenistica e prosegue con alterne vicende fino a oggi senza soluzione di continuità. Per ebrei e cristiani il Dio è lo stesso e niente potrebbe giustificare le guerre di religione che li hanno divisi nella storia.
I Cristiani riconoscono in Gesù il Messia venuto tra gli uomini per annunciare il Regno dei Cieli e morto in croce per mondare l’umanità intera dai suoi peccati. Per gli Ebrei invece Gesù fu un semplice profeta, e attendono ancora l’arrivo del vero Messia, che verrà sulla Terra per salvare il popolo Ebraico e inaugurare una nuova era di pace, armonia e felicità, dove gli uomini giusti potranno prosperare per l’eternità. Dal momento che non riconoscono l’importanza della passione della morte di Gesù, per gli Ebrei il simbolo della croce non ha un particolare valore religioso.
A parte questo, la presenza degli ebrei a Roma è stata spesso oggetto di imposizioni, restrizioni e umiliazioni che si sono succedute nei secoli, chiudendo la comunità ebraica nel cosiddetto Ghetto o Serraglio degli ebrei fin dal 1577. Bisogna arrivare al novecento per assistere alla crescita sociale ed economica della comunità ebraica romana, a parte la parentesi nazifascista, le deportazioni e gli eccidi che hanno segnato le pagine più brutte della storia delle vessazioni razziste, contro una comunità di cittadini italiani.
Sunniti difensori della tradizione e Sciiti con a capo un Imam
La religione islamica conta da noi oltre due milioni di seguaci, per lo più sunniti. Gli sciiti sono una variante all’interno del movimento sunnita, dal quale si distaccano in merito alla presenza e al ruolo della gerarchia religiosa e si trovano prevalentemente in Iran, in Iraq, in percentuali ridotte in Azerbaigian, nel Bahrein, nello Yemen, nel Libano e nel Kuwait. Quasi tutto il resto del mondo arabo segue la sunnah (la tradizione).
L’Islam infatti non è strutturato gerarchicamente, con patriarchi o capi come per la chiesa cattolica: essi riconoscono come autorità religiosa unicamente la comunità dei fedeli. Gli sciiti, staccatisi in seguito alla morte di Maometto, credono nell’importanza di identificare il patriarca della loro comunità identificandolo come successore di Maometto stesso.
In particolare, alla morte del profeta, hanno identificato il successore in Alì, cugino e genero di Maometto. La parola “sciiti” deriva proprio da “Shiat Alì”, “la fazione di Alì” il primo Imam. Per i musulmani l’islam non è una ulteriore rivelazione rispetto a cristianesimo e giudaismo ma la definitiva proposta della volontà divina all’umanità. Nel Vangelo e nella Torah vi sono delle verità distorte, dovute al tempo passato e alla malizia degli uomini. Maometto è quindi il Sigillo dei Profeti e con la sua scomparsa è terminato il ciclo dei profeti, tra i quali anche Gesù.
L’islam non disconosce del tutto il Vecchio e il Nuovo Testamento (Bibbia e Vangelo) ma ne critica la piena veridicità e autenticità. Solo il Corano quindi è la vera e unica affermazione della volontà di Dio, destinata a perdurare fino al Giorno del Giudizio.
La galassia protestante che segue gli ordini umani convinta che siano divini
La Chiesa Protestante si suddivide in tante confessioni di cui fanno parte gli avventisti del settimo giorno, le chiese evangeliche battiste, la chiesa metodista, la valdese, la luterana, la chiesa pentecostale. Tutte sono ferme alle prime enunciazioni dei Concili cristiani. Come quello di Nicea del 325, dove un gruppo di uomini, le autorità della Chiesa di allora, stabilirono i dogmi divini. In particolare concordano con la definizione di Dio uno e trino.
Tra le differenti confessioni i protestanti hanno inoltre alcuni punti chiave in comune: il rifiuto del ruolo dei sacerdoti, dei santi e delle icone. Tra Dio e gli uomini non ci devono essere intermediari, l’unico è Gesù. Rifiutano tutte le forme gerarchiche della chiesa cattolica e quindi della interpretazione della Bibbia che invece ciascun uomo sa interpretare da sé. Ci sono versioni diverse in merito ai sacramenti, alcune riconoscono altre no il battesimo, l’eucarestia, il matrimonio, la confessione.
Il Sermone e quel Dio che viene per punire i peccatori
Le funzioni religiose, che per i cattolici e gli ortodossi sono le messe, per loro sono i culti e la parte centrale è il sermone. Credono nel ritorno di Gesù sulla terra e lo scrivono ovunque, sui muri delle città, sui parabrezza dell’auto, sulle porte delle case. Credono anche in un Gesù punitivo che viene non a portare la parola d’amore ma a punire chi ha commesso peccato. Non concordano col celibato dei preti, con le scelte eremitiche degli ordini e delle congregazioni religiose.
Comune a tutte le confessioni protestanti è invece il fatto che la Bibbia sia la parola di Dio e la nostra condotta l’unica regola della fede. L’uomo è al centro dell’Universo creato da Dio e quando ha pensato di farne a meno s’è macchiato del peggior peccato possibile e merita per questo la sua giusta punizione. Sono quindi confessioni che predicano il pentimento e solo la pratica del bene può permettere all’uomo la salvezza finale.
Per i protestanti compiere del bene e avere successo nella vita terrena significa già guadagnarsi il Paradiso. Per questo l’etica protestante ha favorito la crescita del Capitalismo nei paesi anglosassoni (vedi il famoso testo del sociologo Max Weber), dove il cattolicesimo invece lo ha a lungo contrastato.
Come si spiegano tanti diversi credo di un unico Dio?
Permettetemi una considerazione. Il fatto che tante persone si dividano sui dettagli di un credo religioso, creati dagli uomini stessi, mi lascia personalmente esterrefatto. Che non venga loro il dubbio di aver preso strade tortuose che non portano a niente, non posso pensare che sia possibile.
Cosa frena la capacità di pensare delle persone? È mai possibile che ciascuna delle varie confessioni possa ritenersi l’unica vera interprete della parola di Dio? Non nasce spontaneo il sospetto che forse stiamo esagerando con le versioni e questo Dio lo tiriamo per la giacchetta troppo spesso? Sul sentimento religioso non si può scherzare e lungi dal me farlo. Sto solo ponendo delle domande e mi piacerebbe ascoltare le risposte dei rappresentanti delle varie confessioni cristiane, messi tutti assieme attorno a un tavolo.
Secondo alcuni traduttori nella Bibbia non si parla di Dio
Qualcosa del genere ha tentato Mauro Biglino, uno dei maggiori traduttori della Bibbia per le Edizioni Paoline, poi allontanato per aver dimostrato, con testi e citazioni dotte sue e di altri traduttori dall’ebraico e dal greco antico, che termini come Dio, Paradiso, Onnipotente, Eternità ecc. non ci sono nel testo originale del libro. Insomma la Bibbia non parlerebbe di Dio ma delle guerre tra tribù israelitiche che erano guidate dagli Elohim, figure dotate di poteri superumani, tra cui uno di loro Jahvé venne identificato come “colui che fa essere”, il Creatore. Ma fu un’interpretazione arbitraria, secondo questi traduttori, assolutamente non aderente al significato reale.
Attenzione, Mauro Biglino non dice che Dio non esiste, può anche essere vero, non è questo il punto. Dice solo che la Bibbia non ne parla, confrontando il testo con le parole dell’ebraico antico e che forse dovremmo essere più onesti intellettualmente e non tradurre quei termini, come viene imposto da secoli dai teologi cristiani, con parole inventate.
Allora la Bibbia diventa un libro di storia, tra l’altro un libro di crudeltà inaudite, con stupri, omicidi, sacrifici, stragi tra popoli fratelli, tanto da restarne turbati. Al confronto quello che emerse al processo di Norimberga, che condannò i nazisti per la ferocia dimostrata, non sarebbe lontanamente paragonabile alla ferocia della Bibbia.
Adesso non accusate me di blasfemia ma verificate voi stessi le ragioni scientifiche di Biglino sui suoi testi e sui suoi video visibili su Youtube, i suoi confronti con teologi di varie confessioni e le sue citazioni difficilmente contestabili. Se Biglino avesse ragione, tutta la costruzione millenaria su cui si basano molte confessioni religiose verrebbe a cadere. Di fatto non ho ancora letto una risposta circostanziata accettabile alle sue tesi. Per cui resto come voi ad osservare quello che succede.
La Chiesa scientista e l’Esercito della Salvezza, il cristianesimo delle origini
La chiesa scientista o Scienza Cristiana è un movimento religioso metafisico fondato nel 1879 da Mary Baker Eddy negli Stati Uniti d’America. Anche si presta a confusione, non ha niente a che vedere con Scientology, la setta di cui hanno fatto parte attori famosi. La sua missione dichiarata è quella di ripristinare il cristianesimo primitivo ed il suo elemento perduto di guarigione. La chiesa madre ha sede a Boston nel Massachusetts.
L’Esercito della Salvezza, che abbiamo imparato a conoscere in tanti film americani degli anni ’60 è una organizzazione di carità internazionale cristiana strutturata sul modello militare. Fu fondata dal pastore evangelico Booth nel 1865 in Gran Bretagna. La salvezza che perseguono i suoi seguaci consiste nell’avere fede in Gesù Cristo e nella sua opera salvifica. Una tautologia. Stento a trovare un segno di originalità rispetto alle altre confessioni protestanti.
Gli ortodossi divisi dalla politica più che dalle interpretazioni della fede
In origine la Chiesa ortodossa si distacca da quella Cattolica solo a partire dallo scisma d’Oriente del 1054. La Chiesa Cattolica Apostolica Ortodossa, così si definisce, è la seconda più grande al mondo, e conta circa 250 milioni di fedeli. Opera come una comunione di chiese il cui capo non riconosce alcuna autorità religiosa in terra al di sopra di sé. Ciascuna governata dai propri vescovi nei sinodi locali. Non c’è un’autorità dottrinale o governativa centrale analoga al Papa, ma un patriarca ecumenico con sede a Costantinopoli, la Instanbul di adesso, riconosciuto da tutti i vescovi come primus inter pares (primo tra pari) e considerato come il rappresentante e il capo spirituale di tutti i cristiani ortodossi. Come le altre chiese anche la ortodossa ritiene di essere l’unica depositaria della fede cristiana originaria, come tramandata dalla santa tradizione.
Le Chiese ortodosse sono la Greca, la Russa e la Serba, riconosciute dal patriarcato ecumenico di Costantinopoli rispettivamente nel 1850, 988 e nel 1054. Di queste la Russa è numericamente maggiore. Le fonti fondamentali degli insegnamenti della Chiesa ortodossa sono la Bibbia, la sacra Tradizione, gli Scritti degli apostoli e degli apologeti, le decisioni dei Concili canonici, i discorsi posti a base dei grandi scismi del passato, le critiche verso le chiese protestanti e quella cattolica romana.
Dov’è la fede nella divisione tra Chiese Ortodosse per la guerra in Ucraina?
Gli ortodossi sono tornati all’onore delle cronache per le gesta del patriarca Kirill o Cirillo, di Mosca e del suo antagonista ucraino Onufrij, ovvero Orest Volodymyrovyč Berezovs’ky, primate della Chiesa Ortodossa Ucraina, che era sottomessa a quella russa fino alla guerra. La cosa è apparentemente complicata ma in realtà molto prosaica. La Chiesa ucraina ha proclamato il 27 maggio 2022 l’indipendenza dal patriarcato di Mosca e le ragioni, a ben vedere, nulla hanno a che fare con Gesù Cristo.
Quella ortodossa ucraina era una delle chiese autonome poste sotto la giurisdizione del Patriarcato di Mosca, cioè della Chiesa ortodossa russa. La Chiesa russa definisce la Chiesa ucraina come una “chiesa auto-governata con diritti di ampia autonomia“. Con lo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina però i due patriarchi si sono trovati su sponde opposte e la politica ha avuto la meglio sulla ortodossia della fede.
Così Cirillo, il metropolita a capo della Chiesa Russa nel 2018 rompe la comunione col Patriarcato di Costantinopoli a seguito del dissidio territoriale con la Chiesa ortodossa ucraina. Sostiene l’invasione russa e si schiera in appoggio al Presidente Putin e contro Papa Francesco e il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I dichiarando: “Stiamo parlando di qualcosa che va oltre le convinzioni politiche, parliamo della salvezza umana. Ci troviamo in una guerra che ha assunto un significato metafisico. Le parate dei gay dimostrano che il peccato è una variabile del comportamento umano. Questa guerra è contro chi sostiene i gay, come il mondo occidentale, e ha cercato di distruggere il Donbass solo perché questa terra oppone un fondamentale rifiuto dei cosiddetti valori da chi rivendica il potere mondiale.” Sento lo stridio delle unghie che si aggrappano allo specchio.
Buddismo, una filosofia di vita più che una fede religiosa
Se visto come filosofia di vita più che come pratica religiosa il Buddismo vive oggi un picco di popolarità, anche in un paese tradizionalmente cattolico come l’Italia.
Il buddismo da noi sarebbe seguito da oltre duecentomila fedeli. Così questa religione sarebbe la terza per penetrazione e numero adepti, dopo Cristianesimo e Islam. Un’importante distinzione va fatta però tra i cosiddetti buddisti etnici, e cioè gli immigrati di Paesi asiatici e non, dove il Buddismo è la religione ufficiale e che, giunti in Italia, continuano a professare la loro fede e gli Italiani convertiti al Buddismo. La differenza non è solo numerica ma si riflette sulla vita della comunità buddista italiana e sulla partecipazione dei singoli a questa.
Mentre in America e più in generale in Occidente l’interesse per il buddismo e le altre religioni e filosofie orientali è più datato, nel nostro Paese solo la ventata hippie degli anni ‘60 e ‘70 dette il via a quella buddista, come una sorta di disciplina di ricongiungimento olistico col tutto, facendosi strada soprattutto nel mondo dello spettacolo per poi allargarsi ad altri ambienti, appunto, più come stile di vita che religione.
Roma fonderà tra loro questi credi nell’interesse del potere
Roma accoglie tutti e tutto e col tempo elimina le differenze e le divergenze. Ci vorranno molti e molti anni ma non credo che tutte queste differenziazioni potranno resistere a lungo nel crogiolo delle fedi che vivono e si incrociano nel magma di Roma.
Già in passato le religioni, proprio a Roma, hanno saputo fondersi, adattare le nuove ritualità ai vecchi eventi. Roma e il suo spirito profondamente materialista e pratico, avranno la meglio su tante identità che si fondano su un passato che, per me, ha ben poco di divino.
Come tutte le religioni, il loro fondamento è soprattutto il controllo della comunità e su questo prima o poi troveranno necessari punti di convergenza con il potere, oppure spariranno.