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Roma Pride 2025, scelta la madrina dell’evento: sarà Rose Villain

L’inno ufficiale della Grande Parata del 14 giugno sarà “Fuorilegge”, in gara all’ultimo festival di Sanremo

Rose Villain

Rose Villain - Fonte: Instagram - RomaIt.it

C’è qualcosa di profondamente coerente e non casuale nella decisione di affidare a Rose Villain il ruolo di madrina del Roma Pride 2025. La cantante milanese ha accolto “in maniera entusiasta” l’invito del Coordinamento Roma Pride, confermando la sua partecipazione alla Grande Parata del 14 giugno, dove canterà Fuorilegge”, brano scelto come inno ufficiale dell’edizione 2025.

Roma Pride 2025, “Fuorilegge” sarà l’inno della manifestazione

Non si tratta soltanto di una partecipazione scenica o celebrativa. Il legame tra l’artista e la comunità LGBTQIA+ è radicato, pubblico e alimentato da una storia personale e professionale fatta di posizioni chiare, di alleanze costanti e di una narrazione musicale che ha spesso sfidato stereotipi, sessismo e marginalizzazioni.

Nel panorama pop italiano, Rose Villain occupa uno spazio singolare: liriche affilate, estetica raffinata, uno stile narrativo che mescola intimità e denuncia. Il suo successo non è solo commerciale, ma anche culturale. Parla a una generazione disillusa, che non cerca modelli perfetti, ma figure autentiche. È in questo contesto che la sua vicinanza alla comunità queer appare naturale, non costruita né funzionale alla visibilità.

“Fuorilegge” è il brano giusto, al momento giusto. Il titolo è già un manifesto: evoca chi vive ai margini non per scelta ma per imposizione sociale, e richiama la necessità di ridefinire il concetto di “legalità” in un paese in cui ancora oggi esistono lacune normative e culturali nella tutela delle persone LGBTQIA+. È significativo che sia stato scelto come slogan della manifestazione: non un semplice titolo, ma una dichiarazione di rottura e un invito all’azione.

Roma Pride 2025, Rose Villain madrina: ecco perchè

L’annuncio dell’organizzazione è arrivato attraverso una nota ufficiale in cui Mario Colamarino, portavoce del Roma Pride, ha definito Rose “un’alleata che non ha mai nascosto il suo apporto alla comunità LGBTQIA+”. Non è una frase di circostanza. In un’Italia attraversata da un clima culturale sempre più polarizzato, in cui i diritti civili rischiano di essere messi in discussione con facilità allarmante, schierarsi in maniera trasparente ha un peso. Soprattutto per una figura pubblica.

Quella che si profila per giugno, oltre ad essere una festa, sarà come sempre una manifestazione politica a tutti gli effetti. La presenza di Rose alla testa del corteo avrà un valore performativo e comunicativo preciso: una donna, artista, alleata, che si assume la responsabilità di amplificare la voce di chi spesso viene escluso dal discorso pubblico. Lei stessa, nel comunicato diffuso, afferma: “Ogni diritto che non viene concesso, o viene negato, a qualcuno è un diritto che viene negato a chiunque”. È una frase che supera l’empatia e tocca direttamente il principio costituzionale di eguaglianza sostanziale, che ancora fatica a tradursi nella quotidianità per moltissime persone queer in Italia.

La scelta di Rose Villain, dunque, non è solo un’operazione di immagine, ma, in senso più ampio, un segnale culturale. Il Pride non cerca volti di facciata, cerca voci consapevoli, alleanze credibili, testimonianze che possano fare da ponte. E lei, in questo, ha già dimostrato di esserlo – sul palco e fuori.