Roma. Raggi-De Vito, dalla guerra alla pace. Voglia di ricandidarsi del sindaco
I saluti istituzionali erano affidati inizialmente al sindaco di Roma, solo in seguito sono stati demandati al presidente dell’Assemblea Capitolina
E' successo il 17 febbraio. Alla riunione della fondazione "Onda" dove è stato presentato il manifesto per "uscire dall'ombra della depressione", i saluti istituzionali erano affidati inizialmente al sindaco di Roma Virginia Raggi, solo in seguito sono stati demandati al presidente dell'Assemblea Capitolina Marcello De Vito.
Eppure non sono lontani i giorni dell'arresto del presidente del Consiglio Comunale, quando la prima cittadina dichiarò urbi et orbi: "Vedere che chi doveva giocare in squadra con te gioca con l'avversario fa male", e: “È noto a tutti che lui e Roberta Lombardi non mi amavano molto", infine: "Io e De Vito avevamo solo un rapporto d'Aula”.
Cacciato dal Movimento dal capo politico Luigi Di Maio, subito dopo l'arresto per l'inchiesta sullo stadio della Roma, bollato come una pecora nera, una mela marcia, ecco De Vito recuperare il credito perduto, tornare in auge, essere utile alla causa, sostituire persino il sindaco nelle uscite ufficiali. Tutto scorre, tutto passa, recita il famoso aforisma attribuito ad Eraclito. Tra i due sboccia un "amore" nuovo di zecca.
L'improvviso mutamento di opinione del Movimento è ancora più lampante quando si pensa che la Raggi ha anche firmato la richiesta di costituzione di parte civile nel processo che vede imputato il presidente dell'Assemblea Capitolina con l'accusa di corruzione, nell'ambito di un filone dell'inchiesta sul nuovo Stadio della Roma, processo che si celebrerà nei prossimi mesi. Così mentre la mano destra del sindaco ipotizza un danno economico per il Comune, per tutta la città di Roma, la mano sinistra lo incarica di sostituirla in occasioni ufficiali.
E' la quiete dopo la tempesta? E' pace fatta tra i due? Forse sì, forse. Oppure è uno stratagemma che mira a ricompattare l'ala romana del M5S in vista della "rincorsa" al Campidoglio. E chissà che il nome di De Vito non appaia nella lista civica di Virginia Raggi con la quale il sindaco arrischierà di aggirare la regola del secondo mandato.