Roma, San Camillo: medici dimenticano un uomo morto in pronto soccorso
Il comunicato dell’Ospedale riporta: “Medici e infermieri dell’emergenza lavorano senza sosta per salvare vite e gestire tutte le criticità
Personale “sgarbato e noncurante”, ecco quello che viene riportato dall’ospedale San Camillo di Roma. Dai racconti dei pazienti risulta che numerosi sono stati i malati lasciati doloranti per ore in Pronto Soccorso, i quali riportano di aver lasciato l’ospedale perché “meglio morire a casa che qui”.
La testimonianza
Una testimonianza scioccante ci viene fornita da una paziente, che ricoverata per una caduta da motorino, si è ritrova nella barella accanto alla sua un uomo che “neanche a due metri era immobile e dal colorito strano”, in realtà era morto.
La risposta dell’ospedale
Il giorno dopo tale testimonianza, la direzione sanitaria dell’ospedale ha deciso di rispondere con una nota che riporta: “È stato attivato un audit clinico organizzativo per appurare la dinamica dell’accaduto. Dispiace molto se la protagonista della vicenda, abbia vissuto una sgradevole esperienza ormai quasi un mese fa. Dai dati in nostro possesso risulterebbe un lasso di tempo breve tra l’ingresso della signora in Pronto Soccorso e la traslazione della salma di un uomo di 95 anni nell’area dedicata”.
Il comunicato continua affermando: “Medici e infermieri dell’emergenza lavorano senza sosta per salvare vite e gestire tutte le criticità. Il Pronto Soccorso, come noto, è un luogo ad alta complessità e di sofferenza, dove l’impegno del nostro personale è massimo”.
La signora ha dichiarato “sono un po’ spaventata dall’eco mediatico ma anche soddisfatta per aver dato rilievo a una questione che interessa tutti i cittadini e pone in primo piano i diritti dei malati. Sono pronta a incontrare la dottoressa infastidita dalla mia presenza, che alle 8 di mattina, dopo 12 ore di attesa, mi ha mandata a quel paese quando le chiedevo informazioni sulle mie condizioni di salute e avrei da avanzare anche una richiesta ai vertici del San Camillo. Penso di averne diritto: vorrei essere ascoltata nell’ambito dell’audit che dicono di aver aperto, per fornire la mia versione dei fatti e contribuire a chiarire l’accaduto, in modo che situazioni tanto spiacevoli non tornino a verificarsi”.
La notte dell’evento
L’ospedale riporta che vi sono state “inesattezze ed elementi che ledono l’immagine del San Camillo Forlanini”. Inoltre, continua “La signora è arrivata al pronto soccorso dell’ospedale San Camillo dopo essere stata respinta da altri due ospedali. Il triage è avvenuto alle 20.53 e la paziente è stata sottoposta a tampone antigenico rapido, il cui esito è arrivato alle 21.21”.
La nota continua dichiarando “Come risulta dalla documentazione ufficiale: un uomo di 91 anni, deceduto alle ore 6.30 del 24 maggio in area Covid e che, per orario e percorsi (area Covid) non poteva trovarsi accanto alla signora, e un paziente di 95 anniper il quale è documentato l’arresto cardiaco alle ore 20.20e l’esecuzione di manovre rianimatorie fino alle ore 21.00 con constatazione del decesso”.
In conclusione: «Dal momento che la signora non può aver lasciato l’area di pre-triage prima delle ore 21.21 e che l’osservazione elettrocardiografica si è conclusa, in presenza di un operatore sanitario, alle ore 21.29, si può dedurre che la presenza in contemporanea della salma e della signora sia stata limitata pochissimi minuti”.