Roma: Saxa Rubra, restituiti al pubblico due gioielli romani
Riaperte al pubblico le tombe di Fadilla e dei Nasoni, resteranno aperte una domenica al mese
La Soprintendenza Speciale ha riaperto e restituito al pubblico due piccoli gioielli romani dimenticati, la tomba di Fadilla e quella dei Nasoni; l'occasione è stata quella delle giornate del Patrimonio, lo scorso settembre. Zona Saxa Rubra, in latino “pietre rosse”, le stesse di cui era composta la collinetta tufacea che in antichità correva parallelamente alla via consolare e nella quale i romani avevano scavato tombe rupestri ad uso familiare, siamo infatti all’ottavo chilometro della via Flaminia.
Tra queste il piccolo mausoleo intitolato a Fadilla, quasi certamente una nobildonna appartenente alla famiglia degli Antonini oppure una schiava, scoperto nel 1923 ma poi subito richiuso, nei pressi della fattoria appartenente ai Casali Molinaro, la tomba è scavata nel tufo e si presenta in un unico ambiente con soffitto a volta e presenta un mosaico a motivi geometrici in eccellente stato di conservazione, sovrastato da una volta decorata con riquadri che racchiudono pavoni, caprioli, genietti alati portatori di fiaccole, ghirlande di fiori. Gli archeologi scoprirono alcuni reperti che lasciarono intendere che nel luogo poteva sorgere una villa ma non è noto se la tomba fosse in qualche modo collegata alla residenza.
Lungo tre pareti si apre si apre un arcosolio, tipico delle sepolture romane l'arcosolio era costituito da un sarcofago o da una tomba chiusa da lastre di marmo o in muratura ed inserita in una nicchia sormontata da un arco a tutto sesto, in genere scavata nel tufo della parete; nella tomba di Fadilla ognuno contenente una coppia di sepolture poste sotto il piano della pavimentazione; una iscrizione sul muro ci fa conoscere il nome della donna, appunto Fadilla in quanto riporta il suo nome, posta da parte del marito.
Ma la vera sorpresa, a livello pittorico, giunge con la visita della più grande tomba dei Nasoni, un gioiello a due passi da Corso Francia, la cui scoperta si deve ai lavori per il Giubileo del 1674 durante l’ampliamento della Via Flaminia ma subì poi gravissimi danneggiamenti a causa delle attività estrattive condotte tra la fine dell’800 e i primi del 900. La tomba risale al II secolo d.C. e fu scavata all’interno di un blocco di tufo dove venne realizzata una grande camera rettangolare con una nicchia sul fondo e tre nicchie per ogni lato; una iscrizione riportata all’interno ne attribuisce la proprietà a Nasonius Ambrosius.
Di dimensioni più grandi rispetto alla tomba di Fadilla, atto a ospitare più di 20 defunti, il sepolcro è caratterizzato da affreschi di altissima qualità, con un ciclo dedicato alla mitologia, dove compare il Pegaso alato, Epido e la Sfinge, una scena di Giudizio (forse di Paride), fino a quella che sembrerebbe una raffigurazione del cavallo di Troia. Pitture raffinate queste, tanto che nel corso dei secoli subì una spoliazione; alcuni degli affreschi si trovano oggi al British Museum ed altri in case cardinalizie romane.
Entrambe le tombe saranno rese fruibili al pubblico e resteranno aperte una domenica al mese.