Roma, smantellata la “banda dello spurgo”: liquami, truffe e minacce per un business milionario
La banda criminale operava attraverso una ditta pubblicizzata online, apparentemente dedicata agli spurghi e alle riparazioni fognarie
Una rete criminale radicata e ben organizzata è stata sgominata dalla Polizia di Frontiera di Fiumicino dopo un’indagine lunga e dettagliata coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma. Dodici persone sono state arrestate con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di estorsioni e truffe aggravate, mentre un tredicesimo soggetto è attivamente ricercato. La banda utilizzava un’attività di spurghi come copertura per un complesso sistema di raggiri che ha colpito centinaia di cittadini, soprattutto anziani e persone vulnerabili, in tutta Roma e provincia.
Il modus operandi della banda dello spurgo: liquami come arma
La banda criminale operava attraverso una ditta pubblicizzata online, apparentemente dedicata agli spurghi e alle riparazioni fognarie. Una volta contattati per un intervento urgente, gli operai, con un piano premeditato, ostruivano volontariamente le tubature, causando una massiccia fuoriuscita di liquami. Questa mossa obbligava le vittime a richiedere ulteriori interventi, i cui costi venivano calcolati in modo arbitrario, spesso raggiungendo migliaia di euro.
Le vittime, trovandosi in situazioni surreali e nauseanti, venivano costrette a pagare somme spropositate per riparazioni che, in realtà, erano frutto di danni intenzionali. In caso di rifiuto, la banda non esitava a ricorrere a minacce e intimidazioni fisiche, grazie a un gruppo di operai scelti appositamente per il loro passato criminale.
Chi colpivano: dai ristoratori agli anziani
Le vittime includevano una vasta gamma di cittadini, dai ristoratori ai professionisti, passando per ecclesiastici e, soprattutto, anziani. L’organizzazione sfruttava la vulnerabilità di chi, trovandosi improvvisamente di fronte a un’emergenza fognaria, non aveva né le competenze tecniche né il tempo per valutare le richieste della banda.
Un business milionario
Secondo gli investigatori, il volume d’affari della banda superava il milione di euro all’anno. I proventi venivano spartiti tra i membri del sodalizio, mentre gli indagati vivevano nel lusso, possedendo beni che includevano gioielli, diamanti, Rolex e auto di grossa cilindrata, del tutto sproporzionati rispetto ai redditi dichiarati.
Le indagini e gli arresti
L’indagine, avviata nel 2022, è partita da segnalazioni e querele di cittadini truffati. Attraverso l’analisi di 30 denunce e l’ausilio delle banche dati delle forze dell’ordine, la Polizia è riuscita a ricostruire le operazioni del gruppo, portando alla luce la sistematicità delle truffe.
Il Giudice per le Indagini Preliminari di Roma ha emesso 13 ordinanze di custodia cautelare: 11 indagati sono finiti in carcere, mentre 2 sono stati posti agli arresti domiciliari. Inoltre, il sequestro preventivo ha portato alla confisca di quasi 100.000 euro in contanti, gioielli, diamanti e un’auto di lusso.
Un’organizzazione che puntava a espandersi
Non soddisfatta del controllo sul territorio romano, la banda aveva pianificato di estendere le sue operazioni ad altre città italiane, cercando nuove vittime e ulteriori profitti illeciti. L’arroganza dei membri, che non si fermavano nemmeno davanti a persone anziane o in difficoltà, dimostra la spietatezza del gruppo.
Questo caso rappresenta un monito per i cittadini: dietro servizi apparentemente normali possono nascondersi schemi criminali ben orchestrati. Grazie all’efficace coordinamento tra Polizia e Procura, questa organizzazione è stata fermata, ma le autorità invitano chiunque abbia subito truffe simili a denunciare prontamente.