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Roma sotterranea: i laghetti sotto il Celio e il tempio di Claudio

Si cammina, lontani dal frastuono della superficie, come in uno spazio fuori del tempo in un’altra dimensione

Roma sotterranea

Sotto la Basilica dei SS. Giovanni e Paolo, fino quasi al Circo Massimo, c’è un sistema di gallerie che conduce alle antiche cave per l’estrazione del tufo. Col tempo si sono formati due laghetti suggestivi di acqua cristallina, purissima. Si cammina, lontani dal frastuono della superficie, come in uno spazio fuori del tempo in un’altra dimensione.

Roma sotterranea: i laghetti sotto il Celio

Il Celio è uno dei sette colli di Roma antica. Quando l‘imperatore Claudio morì, nel 54d.C. per un piatto di funghi velenosi che gli aveva cucinato la dolce moglie Agrippina Maggiore, vollero onorare l’Imperatore dedicando al Divino Claudio un mastodontico Tempio.

Si trovava più o meno dove adesso passa la via Claudia che da Porta Celimontana scende verso il Colosseo. Ma raggiungeva anche il Clivio di Scauro, dove adesso sorge la Basilica dei SS. Giovanni e Paolo. Da qui si accede aa alcune delle cavità più sorprendenti del sottosuolo di Roma. L’area è stata in parte mappata da Roma Sotterranea tra il 2004 e il 2006 su incarico della Soprintendenza Speciale per i beni Archeologici di Roma e riguarda un sistema di gallerie e di cave ma anche una sala tanto grande da poter contenere l’intero Colosseo.

Due laghetti di acqua cristallina si incontrano nel percorso di gallerie e cave

Molte volte ci siamo trovati a parlare delle aree vuote che si trovano sotto la superficie di Roma, spesso oggetto di incidenti per frane e sprofondamenti dovuti alle infiltrazioni d’acqua e alla pressione che veicoli e palazzi esercitano. Questi sotterranei di cui parliamo non destano particolari preoccupazioni in tal senso, perché si trovano in aree sulle quali non viene esercitata una pressione costante e sono anche molto profonde. Tuttavia rappresentano un aspetto inconsueto del passato della Capitale, che pochi conoscono e che hanno visitato. Ma la cosa che più affascina chi si iscrive alle gite organizzate per la visita guidata in questo labirinto di gallerie, sono due laghetti formatisi col tempo, di acqua purissima, cristallina.

Un percorso dentro la pancia di Roma

Si accede ai sotterranei proprio dal lato occidentale di quello che era il Tempio di Claudio, attraverso una scala che scende dal livello moderno fino al livello dell’antica strada romana.

Si percorrono tunnel, cave e gallerie scavate nella roccia, con pozzi idraulici con pedarole di discesa, che risalgono fino al IV secolo a.C. Sono 16 pozzi usati per portare in superficie il tufo scavato, che si fermano a pochi metri dal suolo e altri di circa 90cm di diametro che arrivano fino al suolo.

Le gallerie permettono di osservare le fondazioni del Convento superiore e di camminare sui coni di riempimento creati da sversamenti di materiale in epoche recenti. Lungo il percorso di circa due chilometri si incontrano volte e stanze con volte che raggiungono gli 8 metri, dove la temperatura è costante intorno ai 10-12 gradi. Come per incanto qui appaiono i due laghetti di acqua azzurra, limpida perché filtrata dalla roccia, dove per incanto il silenzio e l’immagine degli specchi d’acqua ti fanno sentire come proiettato in un altro tempo e in un’altra dimensione. Non si avverte più il rumore del traffico di superficie, c’è solo il gocciolio delle infiltrazioni d’acqua che hanno formato, in 1600 anni, le stalattiti di cristalli cangianti. Queste gocce hanno alimentato i laghetti.

Un’acqua batteriologicamente così pura che si potrebbe bere

L’acqua dei laghetti è stata analizzata è risulta limpida, batteriologicamente purissima. Solo la luce delle torce illumina i due bacini dando un’immagina spettacolare alla caverna naturale. Molto probabilmente l’acqua arriva da una falda superficiale, alimentata anche dalle infiltrazioni della pioggia e purificata dallo strato di tufo. Come sapete questo è lo stesso sistema per cui si formano i laghi naturali sotterranei di acqua minerale. Che poi l’industria imbottiglia e vende a prezzi tutt’altro che contenuti. La dimensione limitata di questi bacini è tale da scongiurare il pericolo che a qualcuno venga in mente di imbottigliare l’Acqua di Roma Antica ammesso che si possa fare. Inoltre, i bacini sono soggetti alle condizioni atmosferiche in superficie e quando si vive un periodo siccitoso la loro dimensione si riduce.

Da qui arriva il tufo delle case e delle strade dell’Impero

Dal punto di vista archeologico fa impressione notare sulle pareti delle fessure scavate appositamente dall’uomo, per poggiarvi le lucerne ad olio. Era il sistema usato dai minatori di duemila anni fa per poter lavorare in questo buio. Da qui si estraeva il tufo che serviva alla costruzione di case. Le scaglie di tufo immerse nella malta davano una specie di cemento, utile anche per le pavimentazioni stradali.

Una pratica che non fu solo di epoca romana antica ma anche medievale. Un tempo era abituale cercare la materia prima nel posto più vicino possibile, oggi diremmo a Km 0. Una pratica che con il tempo abbiamo abbandonato e oggi in Occidente subiamo le conseguenze dello scellerato sistema di avere tutto, sempre, in qualsiasi stagione, da qualsiasi distanza. Sia per i materiali da costruzione che per i prodotti alimentari. Sarà un progresso ma ha creato disastri di cui i nostri nipoti pagheranno le conseguenze

Fu Nerone a distruggere il Tempio di Claudio per la Domus Aurea

Quando venne costruito il Convento dei Padri Passionisti sopra al il podio del Tempio di Claudio, come si usava fare all’epoca, incuranti delle scoperte archeologiche che sarebbero poi giunte più tardi, quei pozzi vennero utilizzati anche come discariche sia di materiali da costruzione che di immondizia. Il monastero è del XII secolo e gli ultimi restauri furono del 1952, perciò nella parte più alta dei cumuli di detriti ci sono i rifiuti più recenti.

La distruzione del tempio di Claudio però non si deve tanto ai romani del medioevo quanto all’Imperatore Nerone che, a seguito dell’incendio che funestò Roma, nel 64 d.C., cambiò l’urbanistica dell’area per realizzare la sua Domus Aurea. Demolì il tempio di Claudio e trasformò il lato orientale del podio, quello che si affaccia sull’odierna via Claudia, in un gigantesco Ninfeo alimentato da una derivazione dell’Acqua Claudia.

Non tutto si sa della reale dimensione dei sotterranei perché l’area cade sotto la giurisdizione vaticana e senza il loro permesso non è possibile svolgere ricerche approfondite per sapere cosa si nasconde di ulteriore nel ventre di Roma.

*Immagini dal sito visiteromasotterranea.it