Roma sotto scacco del nubifragio: allagamenti, disagi e danni al patrimonio storico
Le fermate di Barberini, Repubblica, Termini e Vittorio Emanuele, cruciali per gli spostamenti dei romani, sono rimaste inaccessibili dalle prime ore del mattino
Il violento nubifragio che si è abbattuto su Roma, martedì 3 settembre, ha lasciato una scia di devastazione e disagi ancora visibili il giorno successivo. Più di 60 millimetri di pioggia si sono riversati sulla Capitale in poche ore, l’equivalente di un intero mese di precipitazioni autunnali. Un evento straordinario che ha messo in ginocchio la città, con strade trasformate in fiumi e trasporti pubblici paralizzati. La pioggia incessante e il vento forte hanno causato allagamenti in diverse zone, con alberi caduti e veicoli bloccati dall’acqua.
Nubifragio a Roma: metro chiuse e traffico in tilt
A risentire particolarmente della furia del maltempo è stata la mobilità cittadina. La mattina seguente, le linee della metropolitana A e B risultano fortemente compromesse, con diverse stazioni chiuse al pubblico. Le fermate di Barberini, Repubblica, Termini e Vittorio Emanuele, nodi cruciali per gli spostamenti dei romani, sono rimaste inaccessibili dalle prime ore del mattino. La situazione ha costretto l’azienda dei trasporti locali, ATAC, a predisporre un servizio sostitutivo di autobus tra le fermate di Termini e Flaminio, generando inevitabili ritardi e congestioni nel traffico già sovraccarico della città.
L’ATAC ha comunicato che i tecnici sono stati al lavoro incessantemente dalla notte per tentare di ripristinare le condizioni di sicurezza nelle stazioni invase dall’acqua, in particolare intervenendo sulle superfici e sugli impianti elettrici. «Stiamo completando le operazioni di ripristino nelle stazioni della tratta centrale della linea A», ha dichiarato l’azienda, promettendo aggiornamenti continui sul proprio sito.
Downburst: un fenomeno eccezionale
Il nubifragio è stato causato da un “downburst”, un fenomeno atmosferico che porta a violente raffiche di vento verso il suolo, con conseguente aumento improvviso di piogge e temporali. Questo tipo di evento meteorologico, raro ma estremamente pericoloso, è stato lo stesso che ha causato il naufragio del veliero a Palermo, provocando la morte di sette persone.
Martedì, i forti venti e le precipitazioni hanno colpito diverse aree della città, con danni diffusi a infrastrutture pubbliche e private. Quartieri interi sono rimasti senza corrente elettrica per ore e i centralini dei vigili del fuoco sono stati presi d’assalto dalle chiamate per segnalazioni di emergenza.
Patrimonio storico in pericolo: l’Arco di Costantino danneggiato
Tra le vittime illustri di questo violento fenomeno c’è stato anche uno dei monumenti simbolo di Roma, l’Arco di Costantino. Un fulmine ha colpito l’imponente struttura adiacente al Colosseo, provocando il distacco di alcuni frammenti di pietra. I funzionari del Parco archeologico del Colosseo sono intervenuti tempestivamente per recuperare e mettere in sicurezza i detriti. “Le valutazioni dei danni sono già iniziate e proseguiranno nei prossimi giorni”, ha dichiarato l’ente in una nota ufficiale.
Paradossalmente, proprio due giorni prima del maltempo era stato avviato un cantiere di restauro programmato per il fronte sud dell’Arco. Un episodio che ha quindi accelerato le operazioni di manutenzione, facendo scattare interventi d’urgenza per proteggere ulteriormente il monumento.
Roma non si ferma, ma la normalità è lontana
A oltre 24 ore dall’evento, la città cerca di tornare alla normalità, ma i segni del nubifragio sono ovunque. Le squadre comunali sono al lavoro per ripristinare le strade, sgomberare gli alberi caduti e liberare i tombini ostruiti, ma la portata dei danni richiederà tempo per essere completamente sanata. Le immagini di auto sommerse dall’acqua e dei monumenti storici minacciati dalle forze della natura sono ormai emblematiche di un maltempo che non risparmia neanche una città abituata a sfide millenarie come Roma.
I meteorologi hanno avvertito che eventi simili potrebbero ripetersi con maggiore frequenza, un allarme che solleva importanti riflessioni sulla gestione del territorio e sulla necessità di piani di prevenzione più efficaci.