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Roma sotto scacco: traffico, cantieri e visite istituzionali mandano in tilt la Capitale

“Chi lavora con l’auto-racconta Salina- si trova bloccato. È difficile convincere il cliente a salire su un taxi se sa che ci metterà mezz’ora per fare tre chilometri”

Taxi in fila

A Roma basta poco per far esplodere ciò che sotto la superficie è già sul punto di cedere. Una visita ufficiale, una manifestazione di piazza, un sabato con la ZTL aperta. Un evento che in un’altra capitale d’Europa si assorbirebbe con una deviazione ben gestita o una task force di polizia municipale, qui basta a mandare tutto in blocco. E così, dopo mesi di relativa tranquillità invernale, la città è ricaduta nel caos.

I romani se ne sono accorti già all’alba di quel giorno in cui Carlo e Camilla sono arrivati per la visita ufficiale. Strade chiuse, deviazioni improvvise, blocchi che hanno preso in ostaggio interi quartieri durante le ore di punta. Un’interruzione straordinaria in una città che vive un’ordinarietà già al limite, segnata da decine di cantieri giubilari ancora aperti, carreggiate ridotte e flussi di traffico di nuovo ai livelli pre-pandemici.

La città degli ingorghi: quando l’eccezione diventa la regola

Le code non si formano più solo nelle ore classiche del pendolarismo. Le si trova anche a metà mattina, nel primo pomeriggio, la sera tardi. E non parliamo più solo delle solite arterie come via Cristoforo Colombo o la Tangenziale Est. Oggi anche i percorsi secondari — quelli noti solo ai residenti, alle app di navigazione e ai tassisti — si trasformano in imbottigliamenti senza fine.

I cantieri per il Giubileo 2025, che avrebbero dovuto restituire una città rinnovata, sono ancora lì: aperti, disseminati, in perenne attesa del cronoprogramma che slitta. Alcuni quartieri, come Prati e Ostiense, convivono con transenne e sensi unici temporanei da mesi. E in tutto questo, ogni evento — culturale, religioso, istituzionale — diventa un moltiplicatore di caos.

I tassisti, tra doppie file e attese senza clienti

Tra le categorie più esposte a questo scenario, quella dei tassisti è probabilmente una delle più penalizzate. Non solo perché lavorano su strada — e dunque pagano il traffico al minuto — ma perché spesso si trovano bloccati in zone centrali dove i posteggi regolari sono occupati abusivamente da auto private, furgoni di servizio o addirittura bus turistici fuori tempo massimo.

“Ci troviamo a stazionare anche 40 o 45 minuti in seconda fila — racconta Raffaele Salina, segretario nazionale Fast Confsal Taxi — perché non c’è modo di accedere ai posteggi riservati. E intanto il cliente aspetta o, peggio, rinuncia. Dopo anni difficili, speravamo che il Giubileo portasse un rilancio, e invece è il caos a farla da padrone”.

Il traffico è solo una parte del problema. L’altro fronte riguarda il coordinamento con la polizia municipale. “Nei mesi scorsi, con meno traffico, vedevamo facce nuove, giovani vigili ai semafori — continua Salina —. Ora che ce ne sarebbe davvero bisogno, sono scomparsi. Se l’ingorgo è a 100 metri dal punto di presidio, non è più competenza loro”.

ZTL aperta e traffico che esplode: un esperimento mal riuscito

Un altro punto di frizione è l’apertura della Zona a Traffico Limitato il sabato mattina, misura introdotta per facilitare l’accesso ai negozi e sostenere il commercio. Ma i risultati, secondo molti operatori, stanno andando nella direzione opposta. “Si sono creati ingorghi spaventosi in centro — spiega ancora Salina — e chi lavora con l’auto si trova bloccato. È difficile convincere il cliente a salire su un taxi se sa già che ci metterà mezz’ora per fare tre chilometri”.

La sensazione, condivisa da molti lavoratori del trasporto urbano, è quella di uno scollamento profondo tra chi pianifica e chi vive la città ogni giorno. Non si contesta la necessità dei cantieri o la visita di Stato, ma la gestione degli effetti collaterali: la mancanza di coordinamento, l’assenza di piani B, la scarsa elasticità del sistema.

Mobilità pubblica e trasporto “non di linea”: due mondi che non si parlano

Il trasporto pubblico locale e quello “non di linea” — taxi, NCC, car sharing — dovrebbero integrarsi. Ma nella pratica vivono su piani paralleli. Se la metro A si blocca, non c’è nessun meccanismo di rinforzo immediato per i taxi o le corse a chiamata. Se ci sono deviazioni straordinarie, non sempre vengono comunicate per tempo. E quando arrivano i grandi eventi, chi lavora sulla strada spesso scopre le chiusure solo al momento dell’ingorgo.

Molti tassisti, nel frattempo, sono tornati alla turnazione senza riposi per garantire una maggiore copertura. Ma gli sforzi rischiano di essere vanificati. “Non siamo messi nelle condizioni di lavorare bene — dice ancora Salina —. E questo si traduce in un servizio peggiore anche per i cittadini”.

Il termometro del traffico romano misura il malessere di un’intera città

Non è solo una questione di mobilità. È una cartina di tornasole di quanto Roma fatichi a stare al passo con la propria dimensione. Con oltre tre milioni di abitanti, flussi turistici tornati a pieno regime, una macchina amministrativa spesso lenta a reagire, la Capitale si ritrova ogni giorno alle prese con lo stesso dilemma: gestire l’ordinario mentre succede lo straordinario.

Il Giubileo era stato annunciato come l’occasione per restituire efficienza a una città in affanno. Ma per ora, per chi lavora ogni giorno dietro un volante o si muove in superficie tra un cantiere e l’altro, è soprattutto un’ulteriore fonte di disagio. E l’effetto paradossale è che eventi pensati per celebrare Roma la rendono, invece, più complicata da vivere.