Roma, Teatro Lo Spazio, in scena PFF, Piano Forte Forte di V. Infuso
Premiato al Jazzit Fest di Feltre, lo spettacolo nasce dalla profonda esigenza artistica di Valentina Cidda di raccontare la Vita attraverso una personale relazione con il pianoforte
Mercoledì prossimo, 27 dicembre, al Teatro Lo Spazio, a Roma, alle 20.30 andrà in scena PFF, lo spettacolo teatrale scritto e diretto da Valentino Infuso, con Valentina Cidda Maldesi, attrice, pianista, performer unica, autrice delle musiche dello spettacolo, suonate da lei, dal vivo.
PFF (Piano Forte Forte) è stato premiato l’estate scorsa, alla sua presentazione, al Jazzit Fest di Feltre (vincitore del premio della giuria nella sezione corti teatrali) ed è andato in scena al Festival Mercantia di Certaldo, a Lucignano ed a Sorrento. Ma nella data del 27 dicembre sarà arricchito da una parte totalmente inedita.
PFF è un soffio capace di far vibrare le viscere, un sospiro, una risata che trascina lontano, un rantolo, uno sfogo, un sorriso, un peto, un lamento, un sollievo; è racconto di donna, il racconto di un essere umano, è la storia di una vita o di tante vite.
PFF è una favola oscura, tenera, ironica, spietata, sanguigna. Una favola che prende vita in parole, musiche e movimento.
In scena una donna e un pianoforte ma, dall'invisibile, personaggi evocati e plasmati con note, parole, gesti e silenzi. Un'opera in cui corpo, parola e musica, composta appositamente ed eseguita dal vivo dall’attrice e performer stessa, vanno a creare una tela fisica e narrativa dalle innumerevoli sfumature.
La musica del pianoforte è il filo teso di un racconto fatto di ombre evanescenti tra memorie e fantasie, è un sussurro sagace che accompagna; il corpo è il canto sottile che insinua un grido silente frammentato, è la voce vorace di un monito segreto.
PFF è una fiaba diversamente reale, è un sogno lucido reso vivo con sudore, con grazia e ancora sudore.
L’idea di questa favola nasce dalla profonda esigenza artistica di Valentina Cidda di raccontare la Vita attraverso una personale relazione con il pianoforte, una relazione viscerale con lo strumento difficile da spiegare.
La geniale scrittura e la regia non lineare di Valentino Infuso hanno dato forma e vita a questa idea, resa vera, universalmente ed emotivamente coinvolgente.
PFF è uno spettacolo teatrale, un assolo per corpo femminile e pianoforte, un concerto, una favola nera, un racconto alchemico, uno sberleffo di ironia e amara comicità.
Tre sonate, tre atti, come altrettante fasi dell'esistenza tese a una possibile trasformazione di stato, prove da superare verso un processo di guarigione.
INTERVISTA INEDITA AL REGISTA, VALENTINO INFUSO:
D – Alla sua presentazione, al festival di Feltre, lo spettacolo ha ricevuto il premio della giuria con questa motivazione: “Abbiamo voluto premiare l’originalità. Il primo premio a chi ha saputo coniugare con grande sensibilità artistica parole, musiche e movimento”. Ti riconosci in tale descrizione resa dai giudici?
R – Il premio si riferisce alla versione più corta dello spettacolo, solo la prima di tre sonate. Sicuramente, ciò che ha colpito di più è proprio questa commistione tra parole, musiche e movimento. E’ una caratteristica lampante di questo lavoro, molto fisico, sul corpo e anche sul pianoforte che Valentina utilizza in tanti modi: ci sale su, lo suona sdraiata, lo fa diventare tante cose. L’aspetto performativo “fisico” è tosto e colpisce.
D – Quali temi hai voluto affrontare?
R – E’ un viaggio dell’essere umano, fra le tre fasi di trasformazione dell’individuo. Nella prima sonata si vanno ad installare i “germi” dell’inferno successivo, rappresentato nella seconda sonata, mentre la terza è una guarigione.
D – Dalla prima rappresentazione dello spettacolo sono passati circa sei mesi; in questo tempo lo hai visto evolvere, crescere e magari andare in qualche direzione inaspettata? O è esattamente come lo avevi immaginato?
R – All’inizio non avevo immaginato assolutamente nulla. Quando Valentina (Cidda, ndr) mi ha proposto di fare un lavoro al pianoforte trattando certe tematiche e problematiche non sapevo dove saremmo andati a parare. Dopo due settimane, avevamo già portato in scena la prima sonata, proprio a Feltre, dunque in tempi record. Il mese scorso abbiamo presentato a Sorrento la prima parte della seconda sonata, ed ora presentiamo anche la seconda parte completa. Quindi lo sviluppo è progressivo con la scrittura, lo spettacolo sta emergendo man mano, si sta quasi scrivendo da solo. Anche io mi sorprendo della trama che viene fuori. Parte di questa seconda sonata è un concerto rock, uno spettacolo nello spettacolo.
D – Qual è stato il commento che più ti ha colpito, tra quelli che hai potuto sentire o leggere finora?
R – Poiché lo spettacolo tratta dello sviluppo alchemico dell’essere umano, e l’interprete è una donna, il mondo del femminile è abbastanza evidente. Ebbene quello che mi viene detto spesso e che ritengo il complimento più bello è: non sembra che sia stato scritto da un uomo. Per me è la prova di un’empatia drammaturgica.
D – Cosa vorresti evidenziare dello spettacolo, che non sia già emerso in questa intervista?
R – La straordinaria capacità espressiva di Valentina, sia da attrice sia da pianista. E’ difficile trovare nella stessa persona un livello così alto in entrambe le discipline. Questo è uno spettacolo che potrei fare solo con lei. Le musiche sono originali, composte da Valentina ed eseguite dal vivo.
Teatro Lo Spazio, via Locri 42/44, a 100 mt da Metro San Giovanni, Roma.