Roma. Tredicine, intercettazioni: Ho cacciato l’assessore al Commercio
Dalle intercettazioni emerge anche un giro di mazzette pagate in cambio dell’ottenimento delle postazioni migliori
L'inchiesta della Procura di Roma relativa agli illeciti legati ai permessi amministrativi concessi per le attività di ambulantato, sta confermando l'influenza dei Tredicine, in particolare di Alfiero Tredicine, nelle decisioni riguardanti la regolazione del commercio ambulante all'interno del Centro storico della Capitale.
Quaranta indagati accusati di associazione a delinquere finalizzata all'induzione illecita a dare o promettere utilità e al falso, per avere pilotato le assegnazioni dei posteggi in cambio di mazzette – riporta "Il Messaggero". Tra gli indagati, i due fratelli Tredicine sindacalisti, un dirigente comunale – direttore dell'Ufficio Rotazioni dell' VIII dipartimento e il suo braccio destro.
Il funzionario comunale indirizzava le autorizzazioni rilasciate dal Campidoglio per le occupazioni di postazioni per i commercianti ambulanti. Secondo il pm Antonio Clemente si era costituito un vero e proprio sodalizio criminoso tra quattro persone: i due fratelli Tredicine sindacalisti, il presidente nazionale di un' organizzazione sindacale, la Fivag (Federazione italiana venditori ambulanti e giornalai) Cisl, e il dirigente comunale.
Per la Procura i tre sindacalisti si rivolgevano al direttore dell'Ufficio Rotazioni per ottenere le autorizzazioni e per ricevere informazioni “sensibili”, poi si facevano pagare dagli iscritti dei sindacati di cui erano dirigenti per veicolare i singoli permessi.
"Ve faccio neri, Meloni l'ho fatto caccià l'altro anno, st'anno ve faccio caccià, compresi gli amministrativi", così Alfiero Tredicine, in una intercettazione ambientale, si rivolgeva al funzionario capitolino per persuaderlo di considerare un suo progetto sul commercio ambulante all'interno del Centro storico; "se questi decidono una cosa sbagliata che facciamo?", prosegue Tredicine che pretende che i suoi mezzi vengano autorizzati.
Dalle intercettazioni emerge anche un giro di mazzette pagate in cambio dell'ottenimento delle postazioni migliori, e la presenza di funzionari che chiudono un occhio sulle anomalie.
Adriano Meloni, ex assessore al Commercio di Roma Capitale, ha dichiarato al quotidiano "Il Messaggero": "Con me Alfiero Tredicine non ci ha nemmeno provato. Avevo esplicitamente vietato che entrassero in assessorato (i Tredicine), perché non erano i benvenuti". Si è vantato di avermi fatto cacciare? "Avrà voluto fare il gradasso", replica l'ex assessore.
"Parlai con il pubblico ministero Paolo Ielo sul fatto che c'erano cose strane che giravano nell'ambulantato. Non si capiva per quale ragione c'erano delle bancarelle nei posti in cui non dovevano esserci", continua Meloni.
Se ne ho mai parlato con Virginia Raggi? "Il sindaco quando ci parlavo io, era allineata con me, diceva che i marciapiedi erano spazi dove marciare con i piedi poi c'è stato il Regolamento del commercio su area pubblica di Andrea Coia", quello che attraverso il criterio di anzianità, consentì ai Tredicine di piazzare molti posti nella fiera della festa della Befana a piazza Navona.
"La sindaca era contraria all'inizio ma poi il testo è stato votato lo stesso. Lei ha creduto ad Andrea che non sarebbe successo niente di grave, poi è successo quello che è successo, ora immagino si sarà pentita", spiega l'ex assessore al Commercio.
"Il M5s era contrario alla Bolkestein, il presidente della commissione Commercio Andrea Coia ha favorito tantissimo con le sue azioni questi personaggi, che io reputo dannosi per Roma – afferma ancora Meloni, che conclude – se fossi stato il sindaco l'avrei rimosso dal suo incarico, soprattutto per la presenza di bancarelle in Centro".