Roma, vedova di Cerciello Rega aggredita mentre pregava sul luogo dell’omicidio del marito
A che punto è il processo? Quali gli interrogativi ancora da risolvere?
La vedova del vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega, Rosa Maria Esilio, è stata aggredita verbalmente ieri pomeriggio in via Pietro Cossa dove, la notte del 25 luglio 2019, il marito è stato pugnalato a morte durante un controllo a due giovani americani oggi imputati nel processo in corte d’assise a Roma.
63enne aggredisce la vedova di Mario Cerciello Rega
Un uomo di 63 anni le si sarebbe avvicinato insultandola nel suo momento di raccoglimento, davanti la foto del militare morto e i fiori posti a suo ricordo prendendo la bandiera italiana e portandola via. Sul posto sono arrivati i carabinieri che, dopo il racconto e la descrizione della vedova Cerciello Rega, hanno fermato l’aggressore identificandolo. Si tratta di un senzatetto, e non si conoscono, al momento, i motivi del gesto, anche se è da escludere sia riconducibile alla memoria del vicebrigadiere ucciso.
Il fatto è accaduto il giorno prima dell’ultima udienza prima della sentenza nel processo in corte d’assise a Roma per l’omicidio del vicebrigadiere che si terrà il prossimo 5 maggio. Oggi Procura, collegi difensivi e avvocati di parte civile si sono giocate le ultime carte nelle repliche. Una udienza fiume a cui hanno partecipato entrambi i genitori dell’imputato Finnegan Lee Elder e il padre e lo zio di Gabriel Natale Hjorth. I due imputati erano presenti in aula scortati dagli agenti della Penitenziaria. Presenti anche i parenti del vicebrigadiere Cerciello e il suo collega, Andrea Varriale che nel processo è parte lesa.
A che punto sono le indagini?
Sia la procura, che le difese degli imputati, al termine della fase dibattimentale, hanno avanzato ciascuna le proprie richieste: ergastolo per entrambi da parte del pm Maria Sabina Calabretta; assoluzione piena per Natale Hjorth difeso dagli avvocati Francesco Petrelli e Fabio Alonzi; assoluzione per legittima difesa per Lee Elder difeso dagli avvocati Renato Borzone e Roberto Capra. “L’ergastolo – ha detto il pm Calabretta nel corso della replica alle arringhe della difesa – non è un trofeo da esibire ma una sentenza giusta”. Il pm, così come gli avvocati di parte civile, hanno puntato molto sul coinvolgimento pieno di Natale nell’omicidio del vicebrigadiere.
I due ragazzi erano a Roma in vacanza e la sera tra il 24 e il 25 agosto 2019, hanno cercato di comprare droga a Trastevere, finendo per essere truffati da alcuni spacciatori e dal mediatore Sergio Brugiatelli al quale Natale ha portato via la borsa per chiedergli indietro i soldi. Brugiatelli è parte civile nel processo. I due sono scappati instaurando un contatto con il mediatore per la restituzione della borsa in cambio di soldi e droga. Ma Brugiatelli aveva chiamato i carabinieri e la pattuglia in borghese composta da Andrea Varriale e Mario Cerciello Rega, si sarebbe dovuta occupare di gestire il “cavallo di ritorno”. L’appuntamento è stato dato in via Pietro Cossa nel quartiere Prati.
Gli interrogativi che ancora non sono stati risolti
Intervennero per proteggere un informatore? Si identificarono come forze dell’ordine? Mostrarono i tesserini? Chi aggredì prima chi? È su questi punti che le parti si sono scontrate nel dibattimento, ma alla fine, Mario Cerciello Rega, in servizio senza arma così come disarmato era il collega Varriale, è rimasto sull’asfalto ferito a morte da 11 coltellate inferte da Elder che, invece, era uscito portandosi dietro un pugnale lungo 24 centimetri. “Mario era un colosso di 115 chili, se avesse voluto fare del male a Elder adesso staremmo celebrando un altro processo”. Lo ha detto oggi l’avvocato Massimo Ferrandino nel corso della replica.
Ferrandino, legale della vedova Rosa Maria ha detto che “Elder esce dall’albergo con il coltello pronto all’uso. E nella tasca della felpa”, ha detto riferendosi alle dichiarazioni di Natale che ha sostenuto di non sapere che l’amico fosse armato “non lo ha visto chi non lo voleva vedere. È verosimile – continua – che non avesse neanche chiusa la clip che assicurava il coltello al fodero. Certamente tutto questo non fa propendere per la legittima difesa”.
“L’evento finale è frutto di una condotta concorrente” tra i due imputati: “Lee Elder che diceva di non voler uscire ma poi esce armato. Natale Hjorth che, anche se non ha accoltellato, sapeva che il suo amico era armato. I due marciano di comune accordo verso un risultato concordato, ed ognuno fa propria la condotta dell’altro. Un accordo totale, il concorso è totale nel momento in cui i due escono armati”.
E’ in sintesi la replica dell’avvocato Franco Coppi. Il legale della famiglia Cerciello Rega ha voluto sottolineare la piena responsabilità di entrambi gli imputati.
“Natale Hjorth – ha proseguito – è il vero stratega dell’operazione, che architetta la serata e la porta dove poi è finita anche perché è l’unico dei due che parla italiano. In punta di diritto, nello stabilire le posizioni dei due americani, non si può parlare di legittima difesa – ha sottolineato Coppi – comunque siano andate le cose, dobbiamo tener presente che tra i tanti requisiti di legge per riconoscerla c’è quella dell’offesa ingiusta. Cosa che non è nel caso di via Cossu perché i carabinieri erano in servizio”. Il 5 maggio, la corte d’assise si riunirà nella camera di consiglio nell’aula bunker di Rebibbia. Si preannuncia una lunga attesa.