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“Roma vista controvento” di Fulvio Abbate

Abbate, palermitano di nascita, è a Roma dal 1983. Testimonial d’eccezione: Carlo Verdone

"Nel romanzo c’è tutto: la Roma sfregiata dalle scritte, delle Indulgenze Plenarie, delle chiese vuote, delle consolari piene di zoccole, la Roma dei delitti senza risposta, dei condoni, dei palazzinari, dei primari, delle primarie, della P2, della P3 e della P38. La Roma delle stanze di Raffaello e delle stanze di Palazzo Grazioli…".
 
Sono poche e suggestive, le righe di presentazione che annunciano l'imminente uscita di "Roma vista controvento". L'ultima fatica di Fulvio Abbate, il personalissimo vademecum della Caput Mundi edito da Bompiani, è atteso per il 19 marzo. Il resto è tutto da scoprire, sapientemente affidato così com'è alla suspense scandita da quei puntini di sospensione, che proiettano la curiosità del lettore sul non detto.
 
Un romanzo dedicato alla Città Eterna. Eppure Fulvio Abbate, classe 1956, è romano dal 1983, anno in cui dalla sua Palermo si trasferisce nella Capitale. L'Abbate scrittore sembra dovere molto alla nuova città, e "Roma vista controvento" è l'ennesima conferma di una carriera che accellera improvvisamente proprio a partire dagli anni del suo trasferimento: dal '90 ad oggi – tra narrativa civile, saggistica e pamphlet – pubblica ben diciassette libri. E non solo.
 
Fulvio Abbate: una personalità eclettica. Scrittore sì, ma anche opinionista, critico d'arte e inventore della televisione web "Teledurutti.it", la "televisione monolocale" ospitata fino al 2003 da un'emittente romana e oggi diventata canale YouTube. Nel 2012 arriva anche il primo riconoscimento internzionale: il Collège de Pataphysique di Parigi lo ha insignito del titolo di Commandeur Exquis de l'Ordre de la Grande Gidouille.
 
Carlo Verdone è l'eccezionale testimonial del romanzo. "Sacralità e profanazione perenne s'inseguono senza tregua in questo giro turistico che Fulvio Abbate compie per il nostro diletto. E tutti noi glie ne siamo veramente grati", si legge in uno stralcio dell'introduzione di "Roma vista controvento", firmata niente di meno che da un romano doc: il regista Carlo Verdone. Così il 'Gallo Cedrone', che a Roma è praticamente un'istituzione, elogia il racconto e conferisce al suo autore un riconoscimento importante. Abbate è riuscito a catturare l'essenza di Roma, da romano. Roma per davvero, nella sua millenaria contraddizione, senza lustrini, senza indulgenza, con la ferocia e la spietatezza di cui solo un amante deluso è capace. Roma nuda, verrebbe da dire ripensando ad un altro grande maestro, un vero romano, il poeta Franco Califano, che riuscì a svelare una dopo l'altra quelle "strade uguali a pelle scura".
 
Roma è vista controvento, perchè controvento o controcorrente si trova il suo autore. "Adesso Roma te la racconto io, altro che folklore veltroniano dei miei colleghi", scrive Abbate, ironico e pungente, su Facebook. Il suo atteggiamento di sfida verso i poteri forti dimostra che, alla viglia dell'uscita di "Roma vista controvento", la polemica con certa intelighezia, da lui definita "P2 della sinistra", è tutt'altro che superata. La critica al monopolio della politica sulla cultura – "mi domando perchè, nelle ultime tre edizioni, Il Premio Strega è sempre stato vinto da Veltroni per interposta persona", si chiedeva l'autore ormai un anno fa (leggi qui la nostra intervista a Fulvio Abbate) – lo ha portato persino ad autocandidarsi per provocazione al prestigioso premio letterario.
 
Il boom con le Quirinarie. Quest'anno, invece, c'è un'altra candidatura che lo a reso popolare: quella alle Quirinarie. Abbate è stato uno dei protagonisti a sorpresa del sondaggio pre-elettorale de Il Fatto Quotidiano. La web consultazione, lanciata per incoronare il successore al Colle preferito dai lettori, lo ha visto partecipare con un programma decisamente originale. Purtroppo però la proposta di "abrogazione immediata di Raffaella Carrà", voluta da Abbate al punto 7, non gli è valsa la nomina.
 
Si potrebbe però riaccendere la speranza. In "Roma vista controvento" lo scrittore dimostra di conoscere davvero bene la città, parola di Carlo Verdone. E' probabile che, qualora venisse indetto un nuovo plebiscito virtuale al termine del mandato di Ignazio Marino, la sua preparazione gli varrà una nuova candidatura, stavolta come sindaco della Capitale. In tal caso, la proposta di far avere ai romani "un sussidio dall’UNESCO per non lavorare" poichè perennemente occupati come "semplici comparse sparse in un luogo storicamente irripetibile", siamo certi, conquisterebbe senza dubbio gli elettori.

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